Niccolò's pov.
Me ne stavo raggomitolato nel mio posto in aereo vicino al finestrino, con accanto Emanuele ed un'altra signora che non conoscevamo. Ci stavamo preparando per il decollo. Qualcuno stava ancora sistemando i bagagli negli appositi spazi, altri invece stavano mettendo la cintura di sicurezza ed altri ancora, come me, stavano rassettando le idee prima di partire. Erano le sei e mezza e l'aereo era investito dal silenzio. Le hostess stavano spiegando il loro solito protocollo.
« Tutto bene? » era la voce di Emanuele.
« Non ne ho idea » risposi « Buon viaggio Manu. »
« Buon viaggio Nic. »
Indossai le cuffie. Ci muovemmo prima lenti e poi di colpo più veloci fin quando, con delicatezza, iniziammo ad abbandonare il contatto con il suolo circostante. Stavamo iniziando ad alzarci di quota sempre di più e mano a mano tutto ciò che ci sembrava grande iniziò a farsi più piccolo. Poi divenne un pallino minuscolo. Il cielo fuori dal finestrino stava iniziando ad assumere le tonalità dello Zaffiro celeste. Stavo vedendo l'alba nascere in mezzo alle nuvole ed era una delle cose più belle a cui avessi avuto l'onore di assistere in vita mia. Le nubi facevano spazio all'aereo che arrogante le attraversava. Emanuele nel frattempo stava iniziando a dare segni di cedimento. Il stato di allerta cominciò a scarseggiare e i suoi occhi a chiudersi lentamente. Quando il sonno prevalse sull'essere vigile, la testa gli cadde dritta sulla mia spalla. I suoi capelli erano diversi da quelli di Valerio. Parevano essere più composti e più setosi. I ricci color rame invece tendevano ad essere un po' più crespi ma decisamente più profumati. L'odore d'albicocca. Avrei dovuto ascoltarlo e dargli l'opportunità di spiegare, proprio come mi aveva suggerito Marta quella notte? Il mio ego smisurato però non ne ha voluto saperne nulla. Il sole era sorto lentamente. Si era fatto spazio tra tutte quelle nuvole ed adesso era di fronte a me ad illuminarmi parzialmente la faccia. Controllai l'ora dal cellulare ed era già un'ora che stavamo in viaggio. Emanuele sobbalzò quando percepimmo un po' di turbolenza ed io ridacchiai divertito.
« Siamo arrivati? »
« Direi di sì. »
« Viaggiato bene? »
« Sì. È stato emozionante essere il tuo cuscino. »
« Signori passeggeri, è il comandante Tommaso di Alitalia che vi parla. Vi si ringrazia per averci scelto come vostra compagnia di viaggio e vi auguriamo una buona permanenza a Londra. »
I portelloni vennero aperti e la gente cominciò a riversarsi per tutto il lungo corridoio centrale.
« Guarda che tempaccio fuori » mi disse Emanuele indicando fuori dal finestrino.
Non aveva tutti i torti, stava per venire a piovere. Nel momento in cui riuscimmo a prendere le nostre cose, ci dirigemmo fuori ed aspettammo di incontrarci con i suoi genitori.
« Eccoci, andiamo? Ci aspettano. »
« Chi ci aspetta? » domandò Emanuele.
« Gli zii » gli rispose sua madre.
Ci incamminammo trascinando i nostri trolley e quando fummo dentro l'aeroporto mi osservai un po' intorno. Era davvero bellissimo, anche se non sono certo che fosse più grande di quello di Fiumicino. Rimanemmo lì a malapena per cinque minuti e poi uscimmo di nuovo superando i controlli. All'uscita i suoi si unirono ai loro parenti e caricarono la nostra roba sull'auto che era praticamente abbastanza spaziosa per ospitarci tutti.
« Abbiamo un ospite » constatò un uomo sulla trentina con la barba non molto folta ed i capelli scuri come il carbone.
« Piacere, Niccolò » gli tesi la mano prima che partissimo verso la casa in cui dovevamo abitare.
« Nice to meet you Niccolò, io sono Patrizio ma puoi chiamarmi Patrick come fanno tutti. »
Il fatto che parlasse un inglese con una pronuncia da far invidia mi emozionava. Era strano vedere un italiano ci riuscisse. Non riuscivo a capire perché Emanuele fosse così convinto che i suoi parenti fossero snervanti e fastidiosi. Suo zio Patrick mi piaceva. La casa era veramente bella e lo stile che avevano scelto era veramente di gran classe. Dentro incontrai chi non avevo ancora conosciuto. Emma la moglie di Patrick, Brandon, Teseus che era il fidanzato della sorella di Brandon e Giuditta. Brandon era la sua copia al maschile. Alto poco più di me, capelli neri, ricci come quelli di Emanuele ed i lineamenti leggeri.
« Vieni, ti faccio fare un giro della casa » mi disse.
La sua voce era bassa e roca. Emanuele ci seguì nonostante conoscesse la casa e rimase in silenzio accanto a me.
« Questo è il nostro salotto » si guardò intorno camminandoci dentro.
La stanza era abbastanza grande da poter ospitare una squadra di calcio. Arredata con stile e provvista di un ottimo abbinamento di colori per ciò che riguardava le pareti. Il pavimento era interamente in parquet e in più parti coperto dai divani e dalle poltrone poste davanti un grande televisore. Ci spostammo poi in un'altra stanza ed esclamò: « Questa invece è la cucina, una delle mie stanze preferite! »
Graziosa anche questa. Tanto spaziosa e dotata di un sacco di comfort. La cosa che più mi accattivava era il piano cottura rustico. Vi risparmio il tour delle altre stanze perché vi annoierei a morte con la descrizione di tutti i dettagli che sono riuscito a studiare. Emma era veramente graziosa. Patrick era alto, un po' panciuto. Gli occhi del colore delle nocciole e dal carattere stravagante. Mi piaceva la sua compagnia. Valerio continuava ad abitare un po' tra le persone che incontravo. Mi pareva di vederlo in Brandon o in alcuni tratti di Emanuele e questa cosa iniziava un po' a preoccuparmi.
« Andiamo a sistemare la roba in camera » mi tirò con sé Emanuele ed io dovetti seguirlo d'obbligo « Ti stai facendo abbindolare da loro. »
« Oh dai, non sono male. »Salimmo le scale verso il piano di sopra e ci dirigemmo in camera. Il tetto era interamente di legno massiccio dalle chiare tonalità. Il letto era un grande matrimoniale. Gli armadi erano tre, ognuno di diverse dimensioni. Ciascuno adibito ad un capo d' abbigliamento specifico. Il mio preferito era quello dei cappotti. La finestra dava dritta sul giardino, come faceva esattamente quella di Valerio.
« Ti piace? » domandò.
« Un sacco, è veramente bella. »
« Non farci l'abitudine. »
Sistemammo le nostre valigie accanto agli armadi e poi tornammo giù dove si discuteva di politica tra gli adulti. Noi ci accomodammo tra Brandon, sua sorella e Teseus. Stavano anche loro in silenzio ad ascoltare con aria svogliata. Emanuele scriveva al cellulare.
« Si può sapere con chi parli? »
« Nessuno » disse bugiardo.
« Non ti credo » mi avvicinai.
Stava mantenendo una conversazione con Valerio. I messaggi erano pieni di parole, lettere e congiunzioni.
« Vorrei soltanto non averlo conosciuto. Non starei così. Non sarei così amareggiato e probabilmente mi starei divertendo con tutti gli altri al parco! Sono stanco. Guarda in che condizioni mi sono ridotto. »
Spostai lo sguardo di nuovo su Emanuele che fece spallucce e continuai a leggere curioso di vedere che cosa avesse da dire.
« Ho messo da parte l'orgoglio. Questa mattina sono venuto per fargli capire che mi sono reso conto dell'errore e lui nonostante tutto mi ha lasciato senza dirmi una parola. »
Deglutii.
« Ieri da ubriaco ho quasi ammesso a tutti di essere bisessuale, capisci la gravità della cosa? Rischiavo di dirlo senza troppi problemi e questa cosa mi ha spaventato a morte. Cosa mi sta succedendo? »
Emanuele continuava a guardarmi fisso aspettando una qualunque mia reazione a ciò che stessi leggendo ed io non gliela diedi.
Emanuele gli aveva risposto.
« Valerio, io non credo che tu abbia sbagliato a dare spazio a ciò che senti. Lui non farebbe mai qualcosa per ferirti e non ti tradirebbe dicendolo in giro. Col tempo gli passerà. «
Gli passai il telefono e mi guardò con l'aria di chi vuole chiederti qualcosa ma è intimorito.
« Ne parliamo dopo, con un po' di intimità. »
« D'accordo » rispose.
Avremmo mangiato tutti fuori in un ristorante vicino.
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SO BADARE A ME STESSO
Teen Fiction© So Badare A Me Stesso In un connubio imperfetto tra arte, introversione e puro sentimentalismo adolescenziale, Niccolò e Valerio si scontrano come le onde fanno con gli scogli rocciosi. Per loro è spaventoso essere adolescenti ed ancor di più lo è...