MORBUM MALUM.

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Niccolò's pov.

SETTEMBRE 2018.

Ero da Emanuele. Erano passati parecchi mesi dal viaggio a Londra ed adesso eravamo tornati a Roma. Valerio non l'avevo sentito per tutto quel tempo ed era così che probabilmente avremmo continuato. Fingendo che niente fosse sbocciato tra noi.
« Ho iniziato le mie prime sedute di chemioterapia. »
« È uno schifo, vero? »
« Sì. »
« Perché non vuoi dire di avere il cancro? »
Mi guardò e disse che non era ancora il momento.
« Non lo dici neppure a Valerio? »
« Glielo dirò. Non preoccuparti » mi mise una mano sulla spalla.
Prima di iniziare la terapia lo avevano sottoposto a numerosi accertamenti ed esami ed era risultato che Emanuele fosse ad uno stadio intermedio.
« D'accordo, adesso riposati » gli accarezzai la guancia « Come faremo adesso che inizia la scuola? »
« Come abbiamo fatto ogni anno » fece spallucce « Tu non dovevi partire per la Sicilia? »
« Credo di andarci il prossimo anno. »
« Perché? »
« Be', per la situazione dei miei. »
Stavamo seduti nel suo salotto, eravamo da soli in quel momento. I suoi genitori erano usciti a comprare qualcosa da mangiare ed io avrei cenato da loro.
« Credo che morirò presto, Niccolò. »
Emanuele aveva pianto pochissime volte davanti a me. Stava iniziando a perdere le forze. Era debole e la paura della morte gli si leggeva in faccia.
« Ti faccio una promessa. »
« Niente promesse » mi fece un cenno con la mano « Non puoi promettermi una cosa che non può succedere. »
« Niente promesse » lo accontentai.
« Sto per chiederti una cosa che so che non vorrai fare. Ho bisogno che chiami Valerio. »
Lo guardai.
« Per favore » disse mentre le lacrime continuavano a scendergli lungo le guance ed il mento.
Non mi andava di parlargli. Non lo sentivo da due mesi e non avevo più avuto sue notizie.
« Va bene. Adesso gli chiamo. »
Afferrai il telefono e mi spostai in camera sua dove potevo discutere con Valerio se ce ne fosse stato bisogno.

« Valerio. »
« Però, che faccia tosta. »
« Non ti chiamo perché mi manchi. »
« Bene, meglio così » si schiarì la voce « Cosa vuoi? »
« Emanuele ha bisogno di te. Vorrebbe che venissi a fargli visita a casa sua. »
« Non ci penso nemmeno a venire lì con te. »
« Faresti meglio invece. »
« Soltanto perché me lo chiedi tu? »
« No, perché te lo chiede lui. »
« Digli che se vuole vedermi mi trova al parchetto. »
« Non può. »
« Non può o non vuole? »
« Non può » risposi irritato.
« Be', io non voglio vederti. Non credo che verrò. »
Presi un respiro profondo e cercai di mantenere la calma. Dovevo dimostrare di essere più maturo di lui.
« Emanuele ha il cancro. Adesso mi starai a sentire? Passa a trovarlo. » «
Stai scherzando? »
« Mai stato più serio di così. La strada la conosci e l'indirizzo anche. » riagganciai.
Emanuele si era pian piano addormentato. Volli lasciarlo riposare un po'. Era come avere un corpo spento e poco reattivo accanto. Non ero neanche certo che Valerio sarebbe venuto e mi chiedevo a cosa ci avrebbe portati condividere la stessa stanza. Passai il tempo in attesa che arrivasse leggendo qualche pagina di Bianca Come Il Latte, Rossa Come Il Sangue. « Quel giorno... ho scoperto che le nostre metà non combaciano perfettamente e solo un abbraccio può farci combaciare. Senza la tua presenza il mondo si è svuotato. Mi manca tutto di te: la risata, lo sguardo, i congiuntivi mancanti, gli sms, le chiacchierate... Tutte quelle cose insignificanti che valgono tutto per me, perché sono tue. » Avevo la vaga sensazione che questa frase non fosse su quelle pagine per caso. Qualcosa mi diceva che non era una coincidenza. Speravo che durante quei mesi di assenza ci avesse messo una pietra sopra, ma a quanto sembrava, non era stato così. Suonarono al campanello.
« Chi è? »
« Valerio. »
Ecco che il gusta feste era tornato, pronto con tutta la sua falsa disinvoltura a generare suspense. Volevo parlargli e lo aspettai sull'uscio.
« Vuoi farmi passare oppure... »
« Non c'è un oppure. Preferisco litigare qui che davanti a lui. »
« Inizia tu » inarcò un mezzo sorriso.
« Sempre il solito. »
« Potrei dire lo stesso di te » avanzò.
« Mantieni le distanze » lo ammonii « Non ho dimenticato le cose che mi hai detto ed onestamente le tue scuse non cambiano la situazione. »
« Non mi importa se la cambiano o no. »
« E di cosa ti importa? »
« Mi importa che non mi eviti. »
Lo spinsi d' impulso.
« No, no, continua. Mi diverte » si passò la lingua tra le labbra e sistemò un riccio ribelle.
Qualcosa in lui era cambiata durante quei mesi. Si era circondato di una barriera che lo facesse sembrare apparentemente arrogante e repellente. E più cercava di farsi odiare e più dentro di me si stava smuovendo qualcosa che era stata messa da parte per mesi e settimane intere. Lo sapevo che se avesse continuato, probabilmente avrei ceduto e forse le cose si sarebbero sistemate. Avremmo deposto le armi.
« Adesso mi lasci entrare? »
« No. »
« Allora perché sono qui? »
« Perché Emanuele ha chiesto di te. »
« Ne conviene che io debba entrare. »
Avanzò verso l'uscio e lo spinsi indietro.
« Una volta qualcuno mi ha detto » gli feci cenno di avvicinarsi a me con il suo orecchio e lui lo fece.
« Cosa. Che ti ha detto? »
« Che noi due non sappiamo cosa essere l'uno per l'altro. Che non abbiamo deciso nulla » ripresi le sue parole al parco quel giorno.
« Basta Niccolò, sono stanco. Sul serio » mi disse spostandomi ed io mi rimisi in mezzo.
« Voglio che tu mi dica tutto quello che ti sei tenuto dentro per tutte queste settimane. Sputami in faccia tutte le parole che stai ingoiando. »
« Non sto ingoiando un bel niente. »
« B-u-g-i-a-r-d-o » sussurrai « Sei un ragazzino che si crede più grande di quanto è, ma che in realtà non è in grado di affrontare neppure le sue paure. »
Scosse ancora la testa e questa volta ridacchiò con un filo di amarezza. Avevo beccato il suo punto debole.
« Quindi la questione è questa » concluse.
« Questa è una parte della questione. »
« Prova a dirmi che tu non hai sbagliato. Provaci! »
« Non posso dirlo. Andrebbe contro la mia morale e tu lo sai che mai mi mancherei di rispetto in questo modo. »
« Tu hai un'etica? »
« Non mi importa di quello che credi tu. »
« Strano. Sì, perché quando la mia paura ha parlato per me tu hai mostrato fin troppo attaccamento alle mie parole. »
« Non provare a giustificare ciò che hai detto. »
« Sì, l'ho appena fatto » si avvicinò e mi prese il polso stringendolo come se volesse tenermi fermo.
« Lasciami. »
« No, adesso sei tu che non entri. »
Il profumo di albicocca tornò ad invadermi le narici dopo quelli che m'erano parsi secoli. Impossibile negare che mi era mancato.
« Adesso ti sei calmato? » mi guardò serio « Sappiamo entrambi di non essere le persone che siamo state fino a poco fa. »
« Magari sono cambiato » feci spallucce.
Mi tirò a sé e mi guardò serrando la mascella. Notai che si stesse avvicinando ma allo stesso tempo che non riuscissi per qualche motivo staccarmi dal suo petto.
« Sono sicuro di quel che dico e tu non sei cambiato. Sei sempre uguale » disse.
I nostri nasi erano quasi in tocco ed io istintivamente chiusi gli occhi. Sentivo il nostro respiro intrecciarsi ed il profumo di quei fili di rame farsi sempre più intenso e forte. Le sue labbra sfiorarono le mie ed io rimasi come paralizzato. Con la lingua sfiorò il mio labbro superiore e poi si staccò.
« Vedi? Non sei cambiato » sorrise ed entrò in casa.
Mi aveva fregato, ce l'aveva fatta. L'avevo sfidato ed aveva vinto. Per la prima volta era riuscito a battermi sul mio stesso terreno di gioco. Entrai in casa pure io e lo trovai seduto accanto ad Emanuele che si era svegliato.
« Si può sapere che cosa avete fatto lì fuori? »
« Dovevamo mettere in chiaro un paio di cose » gli rispose lui.
« Capisco. »
Cercò debolmente di sistemarsi sulla poltrona e Valerio lo aiutò.
« Come stai? » gli domandò.
"Tutto bene, te?"
« Potrebbe andare meglio. Mi hanno diagnosticato una leucemia linfatica cronica al terzo stadio. Penso di non farcela. »
Lo strinse forte.
« Domani ti faccio incontrare Ludovica »sorrise lui da dietro la mia testa.
« Vedi? Hai ancora delle opportunità » lo assecondai. Forse da lì a poco sarebbe iniziata una convivenza pacifica con Valerio.

SO BADARE A ME STESSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora