PAVOS.

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Niccolò's pov.

Nel tardo pomeriggio Emanuele mi chiamò. Singhiozzava dall'altra parte del telefono quasi mancando dei respiri. Vieni da me e calmami, disse.
« Vado da Emanuele. Ci sentiamo stasera per fare un giro. »
« Vuoi che t'accompagni? »
« Sta' tranquillo, mi farà bene fare due passi. »
« Ti direi che va bene, se non fosse che non sono davvero due passi. »
Lo guardai e risi. C'aveva ragione. « Dai su, t'accompagno. » Salì in camera, afferrò un pantalone al buio e mi diede un bacio sulla fronte prima di afferrare le chiavi e varcare l'uscio. « Devo restituirti la felpa e poi devo anche prendere la mia roba. Non mi sembra il caso di lasciarla qui. »
Si voltò verso di me e portò una mano sulla maniglia. « Non preoccuparti dei vestiti. Puoi prenderli quando vuoi, perché tanto mia madre non ritornerà prima di un mese. »
Tenni tra le mani il casco e risi pensando alla prima volta che mi aveva accompagnato.
« Ti faccio ridere? » domandò scombinandomi i capelli.
« Pensavo alla prima volta che sono salito a fare un giro con te. Te lo ricordi? »
« Come dimenticarlo! Eri spaventato che potessimo perderci. »
« Non è vero! » lo ammonii.
« Oh sì che lo è. Metti il casco e andiamo. »
Gli feci cenno che non ci riuscissi e mi aiutò Poi mi sistemai dietro di lui afferrandolo per i fianchi.
« Ti piacciono » notò e mise in moto.
« Sarebbe strano se non fosse così dopo aver fatto l'amore »  urlai per contrastare il borbottio della marmitta fumante.
Partì ed il freddo trapassò la sua felpa enorme pungendo delicatamente la mia pelle pallida. Roma era ritornata ad essere più caotica. Adesso alla miriade di turisti si erano aggiunti uomini che correvano in tutte le direzioni per accaparrarsi un taxi, mamme con i bambini discoli ed anche comitive scalmanate di ragazzi. I lampioni illuminavano le strade con una luce calda e tenue. Lo slalom tra la coda di macchine era diventato la specialità di Valerio che manteneva lo sguardo diritto. Sentivo il telefono vibrarmi in tasca. Era Ludovica.
« Pronto, Nic? »
« Ciao Ludo! Dimmi tutto. »
« Come sta Emanuele? »
« Sto andando a trovarlo adesso. E se ti va, puoi venire con noi. »
« Davvero? »
« Certo, sono con Valerio. Ti aspettiamo. »
« D'accordo, cerco di fare il prima che posso. » Credevo che una sorpresa del genere avrebbe fatto piacere ad Emanuele, nonostante la grandezza della situazione. Era ancora interessato a lei dopotutto. Si era anche persa strada facendo e quindi Valerio dovette darle istruzioni.
« Scusatemi, sono davvero imbranata » disse con i capelli scombinati ed il fiatone.
Feci loro cenno di seguirmi ed andammo a suonare al campanello. « Chi è? »
« Niccolò. » Salimmo le scale velocemente ed io fui il primo ad entrare nell'appartamento. C'era lui che stava seduto su quella che era ormai la sua poltrona ed aveva perso molti capelli. « Ciao Manu. »
« Ciao Nic » salutò prima che entrassero Valerio e Ludovica. Lui la guardò sorpreso ed inarcò un sorriso debole.
« C-ciao Ludovica. »
« Ciao Emanuele » le si avvicinò lei e gli diede un bacio tenero e leggero sulla guancia segnata dai lividi.
« Allora, come stai? » domandò Valerio stando poggiato al muro a braccia conserte.
Mi inginocchiai davanti a lui e gli presi la mano. « Ce la fai ad alzarti? »
« Sì, credo » disse con voce tremante.
« Vieni con me al bagno. Io porto la sedia. »
« Che vuoi fare? » mi fermò Valerio sussurrando.
« Non preoccuparti. »
Ludovica ci guardava silenziosamente e non staccava gli occhi di dosso da Emanuele che mi guardava confuso.
« Hai un rasoio i capelli? «
« È questo che vuoi fare? Non se ne parla. »
« Tu ce l'hai? »
« Dovrebbe essere in quel cassetto. »
Finalmente la trovai e premetti il pulsante per verificare che funzionasse ancora. « Niccolò, per favore. Preferisco perderli gradualmente piuttosto che rasarli » mi fece un cenno con la mano ed io serrai la mascella. Iniziai a premere contro i miei che cominciarono a cadere al pavimento.
« Oh ma che fai! Fermo! » urlò lui.
« Se la tua paura è quella di essere deriso perché sarai senza capelli, allora la affronteremo insieme. Se si prenderanno gioco di te, lo faranno con me. »
« Non devi fare niente per me. »
Sapeva quanto  tenessi ai miei capelli e non voleva che me ne pentissi. « Allora, te la senti? » Poi annuì. Sotto di noi si estese un tappeto di ciocche brune.
« Va tutto bene » lo abbracciai.
I lividi ormai gli ricoprivano gran parte del corpo. Erano violacei sul collo, verdastri sulla faccia e neri lungo le braccia e le nocche delle mani. Sembrava che lo avessero picchiato in branco e che fossero intenzionati a lasciarlo morto. E più lo stringevo a me e più temevo che potesse rompersi. Ormai che aveva il cancro non potevo porre un fermo. Non potevo guarirlo o migliorare il suo modo di percepire le cose. Ma una cosa che potevo fare era dimostrargli che ci sarei stato.

Valerio's pov.

Ma quanto ci mette? Nel frattempo sto con Ludovica che siede sul divano ed ogni tanto mi guarda cercando di attaccare bottone.
« Come mai non sei con gli altri? »
« Non si sono organizzati per uscire » fece spallucce.
« Che strano. Ho un messaggio di Serena che afferma il contrario. Quindi che ne dici se mi racconti del vero motivo per cui sei qui? »
« Be', mi andava. »
« Ti andava. »
« Sì esatto. È un mio compagno di classe. »
Ludovica è una bella ragazza, non molto più bassa di me, magra e dal portamento singolare. Se mia madre la vedesse, potrebbe anche considerare l'idea di aggiungerla alla sua collezione di modelle parigine. Porta i capelli all'altezza delle spalle, forse poco più lunghi. Ha le lentiggini sul naso, gli occhi verdi e due labbra rosee. Si capisce da lontano che pratica pallavolo. Ha le mani ruvide per i colpi che riceve in partita.
« Al parco, tu non eri così » mi guarda « Sembravi per Niccolò un fratello maggiore che volesse proteggerlo. »
Sei furba e curiosa, Ludovica.
« Ha passato tanti brutti momenti, gli serve che qualcuno gli faccia capire di non essere da solo. »
« Sicuro che si tratti soltanto di questo? » il suo tono di voce cambia  radicalmente e muta in uno più curioso e provocatorio.
« Che altro dovrebbe esserci? » faccio spallucce mantenendo un profilo basso e calmo. Vuole smascherarmi.
« Oh, hai capito di che parlo. Non credo che tu sia così stupido da non arrivarci, Valerio. »
« Mh, non saprei » assottiglio gli occhi.
« Peccato. Vorrà dire che ti ho sopravvalutato. »
Crede di potermi persuadere così.
« Quando sei con lui » aggiunge ancora stavolta guardando verso il televisore « Il tuo sguardo cambia in maniera netta. Ti brillano gli occhi. »
Rimango in silenzio. Maledettissimi occhi!
« Sei strano e sai perché? Perché sei stato così soltanto in una sola occasione e sai meglio di me di cosa sto parlando » si volta e arriccia il naso.
« Sofia è acqua passata. »
« Io non ho mai fatto il suo nome » fa spallucce « So cosa hai passato. »
« Tu come sai di quel che ho passato? »
« Dimentichi che ho un fratello maggiore, Sam. Lo so perché era molto preoccupato per te e passava intere ore chiuso in camera a parlare con Serena. » Non la conosco ancora così bene da potermi già fidare di lei. E se questa cosa si riversasse sul presente ed avesse delle più che ovvie conseguenze? La mia famiglia ha rischiato molto per tutto questo, soprattutto mia madre a cui ho rischiato di mandare a monte la carriera. Non posso permettere che succeda di nuovo.

Niccolò's pov.

Bussarono alla porta. « Arriviamo! »
« Non per mettervi fretta, ma qui stiamo aspettando da mezz'ora e Valerio inizia a diventare fastidioso » biascicò Ludovica.
Aprii la porta e me la ritrovai davanti.
« Che succede? » le domandai.
Rimase zitta e guardò la mia testa spoglia di tutti quei capelli che avevo prima di varcare la porta.
« I-i tuoi capelli » disse ed io la fermai con un cenno della mano.
« A questo pensiamo dopo. Che cosa ha fatto? Perché  sta poggiato al muro? »
« Nulla. Adesso uscite da qui? »
« Devi usare il bagno? »
Lei arrossì e mi diede un colpetto sulla spalla. « No! Ovvio che no! »
Emanuele da dietro di me si fece spazio e la sua figura divenne visibile a lei che cercava di non guardargli la pelata.
« Ciao, di nuovo » le disse con un poco elegante cenno della mano.
« Ciao a te » gli sorrise lei prima di farmi un cenno con gli occhi per farmi capire che fosse il caso di uscire da lì.
« Devo pulire tutto quel casino che c'è sul pavimento. Ho almeno il tempo di poterlo fare o è così urgente? »
« Fa' presto. » Mi voltai verso Emanuele. « Dove trovo l'aspirapolvere? »
« Dentro quell'armadio lì. » Una volta finito, posai tutto quanto e sistemai ciò che era in disordine. Poi mi rivolsi verso lui e lo aiutai a tenersi in piedi.  In salotto lo aiutai ad accomodarsi sulla sua poltrona ed io mi affiancai a Ludovica.
« I vostri capelli » disse Valerio sorpreso.
« Li abbiamo rasati. Emanuele non sarà l'unico ad esserne senza. »
Nel dolore, si poteva anche trovare un pizzico di gioia se si era affiancati da dei compagni adatti. Ludovica si era dimostrata tutto il contrario di quanto ci si potesse aspettare. « Dobbiamo soltanto farci l'abitudine. La fortuna è che siamo in due, così non ci sentiremo soli. »
Mi fece un occhiolino debole e ricambiai.
« Stasera sei solo? »
« No, mia madre torna. Mio padre invece fa gli straordinari e lo troverò a casa domani mattina. »
« D'accordo. »
« Grazie, per tutto quanto. A tutti voi. »

SO BADARE A ME STESSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora