Niccolò's pov.
Ero tanto in ansia quanto sicuro che questa volta sarebbe andata bene, ma ovviamente prima di affidarmi completamente alle mie considerazioni avrei dovuto affrontare appieno l'evenienza. Era un rapporto complicato quello tra me e il contatto umano. Troppe volte mi era capitato in passato di essere stato ferito e quando finalmente me ne sono reso conto, tutte le mie aspettative sugli altri individui sono crollate come le case all'arrivo di un terremoto. Mi faceva male vedere gli altri tutti in sintonia tra di loro e sentirmi costantemente poco adatto in contesti che non mi erano affatto indifferenti. Ma nessuno ci insegna a vivere la vita e forse il bello di questa è racchiuso proprio qui. Nella ricerca del modo perfetto di viverla. Mentre camminavo per le strade calde di Roma la mia mente divagava indistintamente, senza alcun motivo apparente, da un'ideale pre-impostato nella mia testolina all'altro e ne accentuava le parti chiave che lo costituivano. Perciò credo fosse questo uno dei motivi per cui molto spesso mi accingevo a spendere del tempo con me stesso. E per quanto brutto sia da dire, rimango ancora adesso l'unico confidente che ho. Mi capitava spesso di chiedermi se fossi io ad essere così terribilmente ottuso e complesso al punto tale da non volermene accorgere e poi, ogni qual volta cercassi delle risposte più consone, arrivavo sempre alla stessa conclusione. Mi ripetevo che ero fatto così e che niente potesse cambiarmi, che ne avevo passate decisamente troppe per la mia età e che quindi tutte le decisioni, anche le peggiori che stessi adottando, fossero perfette e su misura per me. Senza tenere conto e ammettere che in realtà mi stessero trascinando in un profondo baratro. Dovremmo semplicemente tutti quanti essere più abili nel mentire a noi stessi, perché forse, immaginando intensamente di aver trovato finalmente il nostro posto nella società, staremmo tutti meglio e non ci creeremmo problemi nel convincerci che va tutto bene e che, cosa più importante, ciò che ci rende diversi in realtà è la nostra più preziosa risorsa. Sì lo ammetto, i messaggi che vi sto indirizzando sono quasi un ossimoro, ma deduco che allo stesso tempo compongano la base di ciò che definiamo col termine convivenza umana. Torniamo tuttavia a dove c'eravamo fermati. Iniziare a gettare le basi per una convivenza pacata e non ordinaria con me stesso stava iniziando a diventare quasi piacevole e mi faceva sentire a mio agio, ragion per cui per la prima volta, non era nei miei progetti sabotarmi da solo. Stavo iniziando ad acquisire la piena consapevolezza del fatto che mi stessi recando del bene e per davvero non mi importava degli altri. Non mi importava dei miei genitori che al mio ritorno mi avrebbero di sicuro imprecato contro e non mi importava categoricamente della parte di me che non aspettava altro che sventolare bandiera bianca. Avrei soltanto preferito capire un po' prima, ma purtroppo maturare richiede tempo. Ciononostante, girovagare nella mia testa continuava a non dispiacermi e se c'era una cosa a cui più tenevo e a cui tengo tuttora è il confronto crudo e senza veli con la mia parte più viscerale. Quella più martoriata che non mostro a nessuno e che salta fuori in contesti improponibili. Insomma per farla breve, è abbastanza fuori luogo. Non tutto quello che ho da offrire è buono, anzi delle volte mi distrugge e distrugge gli altri, e capita solo quando sento un gran bisogno di sfogarmi che poi non appago per ripicca.
« Ti vedo abbastanza silenzioso. Sei sicuro che vada tutto bene? »
« Sì, tutto a posto. Potresti evitare di chiedermelo ogni santo minuto? »
« Scusa. Sono soltanto esaltato all'idea che finalmente tu mi abbia dato ascolto. »
« Ma io ti ascolto sempre. »
« Sei veramente un bugiardo di prima categoria. Raramente mi dai retta, perché sei troppo orgoglioso per ammettere che ho ragione. »
« Forse un po' è vero. »
« Io quel forse lo eliminerei. »
Continuammo le nostre insensate discussioni fino a quando non arrivammo a Trastevere che, come vi avevo accennato prima, è la mia parte preferita della città. Ad attenderci poggiato sulla sponda destra del ponte c'era Valerio che fumava. Ci avvicinammo a lui a passo normale e potevo sentire il pavimento incollarmisi ai piedi sempre di più qualora mi mancasse poco a sfiorare meno di un metro di distanza dal suo cespuglio ramato in ordine. Capirete adesso che io ami applicarmi se ho davvero voglia di fare qualcosa, ma il punto è che ci sono una serie di fattori che mi condizionano e mettono a dura prova la mia volontà. Emanuele senza darlo troppo a vedere mi osservava di sottecchi ed io facevo altrettanto come per darmi forza.
« Ciao Vale » disse calorosamente Emanuele.
« Ciao! » gli rispose ovviamente lui.
« Hey. » proferii io timidamente.
« Hey. Te sei il ragazzo di stamattina se non erro. Niccolò, dico bene? » e solo a sentirgli pronunciare il mio nome con quel timbro caldo di voce mi sentii nervoso.
« Dici bene » gli feci un sorriso.
« Ottimo. Allora, che facciamo? »
« Che ne dite se ci facciamo prima un giro qua e poi prendiamo un posto in un bar? » Lele propose.
« Per me è indifferente » Valerio mi guardò.
« Sì, anche per me » deglutii sonoramente.
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SO BADARE A ME STESSO
Teen Fiction© So Badare A Me Stesso In un connubio imperfetto tra arte, introversione e puro sentimentalismo adolescenziale, Niccolò e Valerio si scontrano come le onde fanno con gli scogli rocciosi. Per loro è spaventoso essere adolescenti ed ancor di più lo è...