MORTE VITAM FINIO.

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Valerio's pov.

Sono le quattro e venti del mattino ed io non riesco a dormire pur sapendo che mi aspetta un'altra giornata di scuola da cui, se volessi, potrei essere esonerato da mia madre che non ha fatto altro per tutto il giorno che fissarmi in cerca di un mio sfogo. Se andando lì posso incontrare Niccolò, allora farò questo sforzo. Ma voglio che ne valga la pena e perciò oggi gli chiederò cosa c'è che non va. Intanto la mia stanza è inghiottita da un buio così fitto e prorompente che neanche riesco a guardare il mio tanto amato soffitto. Mi sento calpestato da un enorme senso di vuoto ed apparentemente sembrerebbe quasi sopportabile. Non gli scriverò. Non risponderebbe in ogni caso ed è per questo che credo che sia meglio andare al liceo domani. Per passare insieme a lui almeno quella manciata di ore che mi spettano per diritto. Mi manca tanto quel suo calore e l'unico peso sul petto che posso tollerare è quello della sua testa. Vorrei che mi ascoltasse i battiti e che mi dicesse che senza di lui sembrano vuoti. Invece sono qui come un deficiente a cui hanno rubato la bicicletta ed è rimasto a piedi. Sto senza dire una parola e senza muovermi di un millimetro perché se mai dovessi farlo, accadrebbe soltanto per cercare la sua schiena e per stringerla in un caloroso abbraccio. Ci sono tante cose che vorrei e tu, ragazzino poco impavido e cocciutamente sicuro, sei in cima ad ognuna di queste. Ti arrampichi ogni giorno che passa e sempre di più giungi alla vetta. Non hai paura della tempesta. Non hai paura che un vento gelido ti strappi via perché tu sai infondo che non lo permetterei mai. Mi giocherei i sentimenti e gli ultimi frammenti di cuore se ne valesse la pena fino a quando poi, perdendo, getterei la spugna. Ti temo, tanto, tantissimo. Perché tu hai potere su di me e perché, per la prima volta dopo moltissimo tempo, so che esiste qualcuno che può ferirmi. Forse amare significa proprio questo. Significa abbi paura di me che posso farti del male ma stringimi come se fossi la cosa più cara del mondo. O forse significa altro ma io non lo saprò mai Niccolò, perché tu non me lo vuoi spiegare. Forse odio non avere il controllo e forse avevi ragione quando hai detto che non è bello vivere e pensare solo al presente. Forse dovevo darti ascolto e capire che in realtà non te ne è mai importato. Avrei dovuto leggere tra le righe. È questo che cerchi di farmi capire con questa tua politica di silenzio? Ho il diritto di sapere perché mi tieni alla larga e perché non vuoi che ti tenga la mano mentre piangi per la perdita di un pezzo del tuo puzzle. Ci ho riflettuto ed ho capito che non sono io ad essere un'enigma ma che la complicata parte del cubo che cerco di risolvere, sei tu. Sono ancora raffermo per essere come tu mi vuoi, dico bene? Tu sei un acino di uva matura e dolce mentre io sono ancora un chicco acerbo ed acre. Ecco cosa siamo. L'uno l'inverso dell'altro.  Così fosse, dovremmo smetterla ed essere più realisti. Mettere il nostro benestare al primo posto, dirci che ci amiamo ma che è troppo e raccontarci una bugia per illuderci che è così che doveva andare. Ti stringerei la mano, ti direi dolci parole per evitare di creare più danni di quelli che già creerei e con la delicatezza di un petalo sull'acqua, te lo direi. Sei troppo per me ed io non so reggere la cosa. Tu mi guarderesti con le tue pozze color nocciola ed annuiresti, diresti che ho ragione, mi lasceresti la mano e dopo un abbraccio, ti allontaneresti. Sarei egoista per te? O troppo drammatico? La verità è che non lo so, ma mi frulla così tanto in testa che al momento non ho spazio per altro che non sia chiedermi se ho fatto la cosa giusta. Ti ho dato l'accesso al mio mondo, alla mia vita, ai miei pensieri ed alle mie passioni ma è forse questo che ho sbagliato, ho corso troppo. Chissà. Magari per questo stai prendendo le distanze. Per questo credi che sia meglio evitarmi e stai cercando di farmi fare quello che tu non hai il coraggio di fare. Vuoi che sia io a dirtelo. Vuoi che sia io a sembrare uno stronzo, così non dovrai dire in giro che mi hai lasciato tu. Ma non so se ti accontento. Se non lo facessi continueremmo a soffrire. È passata una settimana da quando Emanuele ci ha lasciati e sembra che l'inferno abbia deciso di ribellarsi riversandosi sulla Terra. Sei stanco, sei sciupato e sembra che il tuo corpo stia per cedere e che tu sia troppo disinteressato per porre rimedio. Non vuoi che metta piede in casa tua. Hai urlato a tua madre quando me l'ha permesso ed ora mi tocca anche vivere in un eterno esilio. Perché non mi vuoi? Cosa c'è che non va in me? Ti ho dato tutto quello che potevo darti. Non è forse abbastanza per te? Mi sento così solo che sarei capace di prendere tutto e partire insieme a mia madre per crearmi un'altra vita, lontano da te e da tutto quanto. Ti odio Niccolò, anche se in realtà so anche io che ti amo tanto da non poterti lasciare andare via. Sei capriccioso, sei arrogante ed egoista ed io continuo a volerti come un tossicodipendente vuole la sua dose giornaliera per non soffrire. Dovrei disintossicarmi, staccare la spina per un po' e limitarmi a guardarti da lontano. Ma per me sei come un magnete. Mi attrai e sei forte, troppo. Vorrei che mi stessi sbagliando, vorrei che non fosse come sembra. Che sei semplicemente troppo sofferente per dirmi che mi ami nonostante tutto quello che è successo in queste settimane. Non ho neanche considerato che tu possa aver trovato qualcuno migliore di me. Che per qualche ragione tu stia aspettando il momento più adatto per dirmelo e scagionarmi da questa condanna. Il mio essere innamorato è diventato una condanna ed un ingiusto scherzo che il destino ha voluto giocarmi per proprio gusto personale. Non credevo di poter essere nelle condizioni di pensare una cosa simile. Nel pensare a questo si sono fatte le sei meno un quarto ed inizio ad intravedere i sole sorgere dietro il viale di casa mia. Non essendo in grado di addormentarmi, mi alzo, mi dirigo in bagno e decido di farmi una doccia calda. Odio il mattino, così come odio la sera. Mi danno tempo per pensare e meno penso, più sono felice e contento di affrontare la giornata.

SO BADARE A ME STESSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora