AB ALTO.

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Niccolò's pov.

Il cibo lì non era male. Eravamo in un ristorante italiano e perciò non mi dispiacque. Dopo il volo mi ci voleva qualcosa da mangiare. Nonostante il menù fosse vario, decisi comunque di non strafare. Avevo Emanuele accanto e Teseus, Brandon e Giuditta di fronte.
« Nic » Emanuele mi fece cenno con la mano « Nic. »
« Eh? Cosa? » mi voltai verso di lui.
« Dicevo che Valerio vuole parlare ancora con te. »
« Io non voglio. »
« Non è stato carino oggi » mi rimproverò.
« Non gli credo. »
« Lui non piange. »
« A me non importa » sorseggiai un po' d'acqua.
« Ha detto a sua madre di voi due. »
« Quindi è stata un'idea di Felicia. »
« Sì, immagino. »
« Merda! »
« Cristo santo » bisbigliò guardando lo schermo.
« Cosa c'è? »
« Sta piangendo, di nuovo. »
« Valerio? »
« No, la tizia seduta al tavolo lì infondo. E chi sennò? »
Mi passò il telefono e mi fece leggere il messaggio che gli aveva appena mandato.
« Me ne pento. Ed avere la consapevolezza che lui mi stia odiando mi fa stare peggio di quanto già non stia. Dico sul serio. Puoi almeno chiedergli di scrivermi? Voglio soltanto dirgli alcune cose  che vorrei che sapesse. E scusami per tutto questo. Io non avrei mai voluto metterti in mezzo. »
« Scrivigli Nic, per favore. »
« Me lo chiedi tu il favore? »
« Valerio ne ha bisogno » disse serio.
Afferrai il mio telefono con le mani tremanti ed iniziai a scrivere lentamente. Dovevo pensare. Dopotutto non volevo sembrargli scontroso.
Messaggio a Valerio:
« Sono qui. »
Messaggio da Valerio:
« Eccoti. Vorrei che mi perdonassi per le cose che ti ho detto al parco. Sei una delle poche persone con cui sono stato meglio ultimamente. Sei stato una piccola certezza, Niccolò. »
Si fermò come se fosse in attesa di sapere se fossi ancora lì a leggere i suoi messaggi ed io lo assecondai.
Messaggio a Valerio:
« Continua. »
Messaggio da Valerio:
« Non penso davvero quello che ti ho detto. È uscito tutto troppo velocemente dalla mia bocca e non sono stato io a parlare. Era la mia paura. Ho paura di ciò che la nostra storia potrebbe comportare e se ti succedesse qualcosa a causa mia, non me lo perdonerei mai. »
Mi sentivo come in bilico al centro tra due piatti della bilancia e consapevole che potessi aggrapparmi ad uno solo di loro. L'uno differente dell'altro.
Messaggio da Valerio:
« Non hai nulla da dirmi? »
Messaggio a Valerio:
« Avevo promesso di ascoltarti, non di risponderti. »
Emanuele mi diede un colpo sulle spalle ed io mi voltai a guardarlo infastidito.
« Ao! » gridai.
« Ma sei diventato matto? »
« Cosa. »
« Ti sembra modo di rispondere? »
« Ho detto la verità. »
Messaggio da Valerio:
« Quindi finisce qui? »
Non avrei voluto rispondere di sì soltanto perché avrebbe fatto tanto male a lui quanto a me. Ma allo stesso tempo volevo che si allontanasse il più possibile e perciò non potevo fare altro.
Messaggio a Valerio:
« Sì. »
Emanuele mi guardò deluso.
« Dovevo", gli dissi piano.

Brandon ci fissava. Io lo guardai e sconfitto dalla rabbia gli domandai: « Si può sapere perché mi fissi? » Lui sorrise e mi rispose che gli ricordavo una persona. Restai zitto.
« Credo che anche a te manchi qualcuno. »
« No, non è vero. »
« Oh sì che lo è. Conosco quel tono. »
« Quale tono? »
« Quello che hai adesso. »
« Non ho nessun tono. »
Sbuffai e lui inarcò un mezzo sorriso.
« Cos'è quel sorriso? »
« Sei permaloso » commentò.
« Non credi di star esagerando un po'? » si aggiunse Emanuele senza che nessuno l'avesse coinvolto.
Brandon lo guardò e scosse la testa.
« Calmati cuginetto, sto solo scherzando. »
I suoi occhi mi stavano addosso e mi scrutavano tranquillamente senza nemmeno aver chiesto il permesso di farlo. Erano vispi e furbi ma non abbastanza da essere pari a quelli di Valerio. Quel verde era troppo difficile da dimenticare. Ci stavo provando ma non ottenevo alcun risultato, era solo fatica sprecata. I camerieri ci portarono da mangiare. Non capivo per quale motivo si ostinassero ad essere rivali nonostante il loro legame di sangue. Qualcosa mi diceva che ci fossero stati dei trascorsi turbolenti. Essendo io una persona poco invadente, non l'ho mai chiesto ad Emanuele. Nel pomeriggio ci dirigemmo a fare un giro lungo diverse tappe di Londra. Valerio sembrava essere così distante dalla mia mente che quando ritornò ad essere protagonista dei miei pensieri, la botta fu pari ad martellata dietro la nuca. Nel mentre ne approfittammo per fare un giro sul London Eye che visto da giù era in grado di far paura. La coda per salirci durò più o meno un quarto d'ora.
« Ti piace? » domandò Brandon.
« È bellissimo, sì. »
Lui sorrise con me e condividemmo un po' della mia emozione. Forse serve a questo costruire nuovi legami con nuove persone. Emanuele stava incollato alla vetrata e si godeva tutto immerso nel suo silenzio. Era soltanto troppo orgoglioso per ammettere a suo cugino che gli piacesse tanto. Gli altri erano divisi in altre cabine. Con noi poteva entrare tranquillamente un quarto membro, ma avevano già formato le coppie e quindi ci adeguammo. Proprio quando eravamo a metà del giro cominciò a piovere.
« Non abbiamo l'ombrello » realizzai.
« Non preoccuparti. Non farà nulla un po' di pioggia. Ormai ci siamo abituati » rispose Brandon.
Mi domandai se Felicia avesse iniziato ad odiarmi per il modo in cui avevo trattato Valerio. Che cosa stava facendo lui in mia assenza? Ma capii che non volevo avere veramente delle risposte.

SO BADARE A ME STESSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora