ABSCONDO DOLOREM.

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Valerio's pov.

Stiamo mangiando. « È squisito signora » sorrido a sua madre che è immersa in un bicchiere di vino. Di rughe non ne ha molte. « Puoi chiamarmi Teresa » aggiunge passandosi la lingua tra le labbra e addentando poi un pezzo di pane. Ha un tono dolce e di riguardo. « D'accordo, Teresa » annuisco e Niccolò mi guarda. Entrambi ci fissiamo. Stiamo cercando di familiarizzare con una situazione tutta nuova. « Come vi siete conosciuti? »domanda Marta imboccando Alessandro che guarda la tv. « Non so se dire che è colpa o merito di Emanuele » rido « Lui e Niccolò stavano prendendo qualcosa al panificio vicino il liceo ed io li ho incontrati per caso. »
« E poi Emanuele ci ha presentati » aggiunge lui aprendosi in un sorriso cauto. Infilzo con la forchetta le patate croccanti cotte al forno. Hanno un gusto leggero di burro e profumano di rosmarino. Avremmo dovuto aggiungere molti dettagli che abbiamo tralasciato. Per esempio che abbiamo cenato insieme al Mc Donald's, che è salito in sella alla vespa per la prima volta con me, ma anche che ci siamo baciati, che ci siamo allontanati, che abbiamo fatto pace, che abbiamo litigato ancora e che adesso stiamo insieme. « Frequenti lo stesso istituto di mio figlio? » Alzo lo sguardo e incontro gli occhi verdi di Teresa. « A partire da quest'anno sì. » Marta mi sorride. È come se lei sapesse qualcosa. Questo spiegherebbe perché così tanto attaccamento a me. Spiegherebbe anche le domande che non risultano invadenti e pure il perché abbia la tendenza ad essere così tanto gentile. Riconosco in lei i ricci soppressi dalla piastra rovente. I suoi capelli non rappresentano quello che in realtà sono. Credo li nasconda perché ingombranti. Il colore simile a quello della madre e diventano più chiari, quasi color miele, quando ci si avvicina in prossimità delle punte. Il viso è delicato. I lineamenti sono leggeri ed il naso è quasi all'insù. I suoi occhi sono molto diversi da quelli di Niccolò e la madre. Sono chiari, di un chiaro così brillante che sembrano una distesa di cielo mattutino. Se non ricordo male anche quelli di Matteo lo sono altrettanto. E se Mendel non mi tradisce sul più bello, sarà interessante spiegarvi quanto siano rari gli occhi di Marta. Niccolò li ha del colore delle nocciole ed è per questo che deduco che è da suo padre che li ha ereditati. Di conseguenza vi  dico che l'unione tra castani e verdi genera quasi raramente occhi azzurri. C'è una probabilità pari al diciannove percento per essere più specifici.
« A vederti da occhi esterni direi che sei più grande dell'età che hai. È bizzarro a dirsi. Non sbaglio mai » farfuglia Teresa.
« L'ho detto anche io quando ci siamo visti la prima volta » si volta verso di lei Niccolò ed io con la mente regredisco. Ci troviamo a Trastevere, io, lui ed Emanuele. Mi ritrovo da solo con il ragazzo un po' strano dai capelli castani. Cerca l'amico con lo sguardo, si volta verso di me, fa spallucce e sorride. Continuiamo il giro come se niente fosse e ci ritroviamo su uno dei tavoli del Mc con vista sul corso affollato di gente. Lui scrive e mangia le patatine fritte reggendole con i polpastrelli dell'indice e del pollice. Io giocherello con il numeretto e quando arriva il vassoio, divoro tutto con voracità e passione. Il ragazzo strano non è più molto strano. Mi piace. Lo riporto a casa in vespa, lui trema per il disagio, ci salutiamo e ci becchiamo la sera nella piazzetta sotto casa sua.  E tutto ci riporta a quel primo bacio incerto.

Niccolò's pov.

La cena sembrò non essere poi così dura da affrontare. Capimmo entrambi che se non avessimo lasciato sfuggire nulla dalle nostre bocche, la situazione poteva continuare ad essere piana. « Viaggi spesso? » domandò mia madre. « Un tempo. Adesso preferisco starmene qui ed avere un po' di indipendenza » rispose lui.
« Abiti da solo? » si aggiunse marta.
« Per favore. Potreste risultare invadenti! »
Mi guardarono tutti e Valerio mi fece cenno che era tutto a posto. Se la sarebbe cavata. Infondo per lui mia madre e mia sorella non erano avversarie temibili e si era già trovato a confronto con persone  curiose. Me lo aveva confidato quando venni a sapere chi fosse sua madre per il resto del mondo. La famosissima e ricca stilista francese con il record più alto di vendite negli ultimi sette anni. « Sì, abito da solo. Mia madre è spesso fuori per lavoro ed io mi gestisco qui. »
Sembrava una sfida a chi prima mettesse in imbarazzo l'altro e per qualche strano motivo mi piaceva. Adoravo il modo in cui quasi si scontrassero. Se non altro lui dava a vedere di avere una forte personalità, cosa che gli avrebbe assicurato un posto nel cuore di mia madre.
« E non ti infastidisce? Vivere in solitudine? »
« No, mi piace. Mi piace il silenzio. »
« Bene, non ho altre domande. È chiaro che sei un ragazzo con la testa sulle spalle » gli sorrise mia madre.
Persino masticare mi faceva dolere la faccia e tutta quella tensione, di fame addosso, me n'aveva messa. Aspettai che la cena si concludesse per chiudermi un po' in camera con Valerio. Marta e mia madre non vennero a disturbarci. Erano impegnate a sparecchiare e a lavare i piatti e le posate. Ed io, nonostante avessi dolore, non potei non volere quelle labbra morbide che non potevo più aspettare di baciare. « Come ti senti? »
« Potrei stare meglio. » Lo guardai e sfiorai il suo naso con la punta del mio.
« Non voglio che tu ti faccia male. »
« Che cosa ti piace di me? » Lo sorpresi con questa domanda. « Cioè insomma, c'è di meglio sul mercato. Non sei d'accordo? »
« Hai presente quando da piccolo ti piaceva un giocattolo? Del tipo che lo desideravi tantissimo e facevi i capricci perché te lo comprassero? » mi domandò ed io annuii poco convinto. Non capivo dove volesse andare a parare. « Bene. Quando arrivavi al negozio dei giocattoli eri sempre circondato di altri costosissimi balocchi e ciononostante non ti importava di loro. Tu volevi sempre e soltanto quello per cui avevi tanto lottato » mi guardò dritto negli occhi e sorrise « Con te è così Niccolò. Non potrei mai, neppure volendolo, allontanarmi da te. Perché tu sei veramente speciale. »
« Speciale. »
« Perciò rilassati, d'accordo? » chiese senza aspettarsi risposta e con le labbra mi sfiorò. Piano piano iniziò a scandire piccoli baci umidi e caldi in prossimità del mento e verso il pomo d'Adamo. Poi delicato con la mano mi tenne la testa rivolta verso il soffitto e continuò a scendere in prossimità del petto scostando l'ingombrante felpa grigia. L'ultima settimana di settembre non era mai stata così calda. O almeno, pareva esserlo se si stava a contatto con Valerio. Sapeva sempre come farmi diventare un tizzone ardente e più volevo spegnermi, più mi alimentava. Era diventato la mia dose giornaliera di felicità. Una delle droghe più pericolose che ci sia in circolazione, perché contrario della cocaina o dell'anfetamina questa non si spaccia. Non scegli volontariamente di assumerla ed il tuo corpo la assimila soltanto se attorno a te c'è un perfetto equilibrio tra una cosa brutta ed un'altra. « Devi rilassarti, hai bisogno di riposo. »
« Vuoi restare da me? » gli domandai e lui scosse la testa. C'era da aspettarselo. « Non è la cosa migliore. Insomma, tuo fratello potrebbe ritornare ed io voglio evitare casini. »
« Non importa, rimani » lo pregai.
« Dico sul serio, ci vediamo domani. »
Serrai la mascella e repressi un urlo.
« Va bene » feci un mezzo sorriso. Volevo che lui rimanesse ma allo stesso tempo mi infastidiva sapere di suscitargli compassione. Sembrava irradiare per la stanza un calore mite ma non eccessivo. Valerio portava il sole anche di notte ed io la notte anche con il sole. Ecco perché funzionava. È tutto frutto di uno stupido equilibrio. « Rimango finché non ti addormenti » si lasciò scivolare accanto a me e mi strinse in un abbraccio.

SO BADARE A ME STESSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora