Niccolò's pov.
Emanuele rimase con noi per un'altra ora. Passeggiammo per tutto il parco tra i pini, chiacchierammo di qualunque cosa ci passasse per la testa ed insieme a Valerio ascoltammo un po' di musica indie che mi promisi di imparare ad apprezzare. Era perfetto così. L'ansia da prestazione sembrava svanire dal mio corpo sempre di più. Poi ci salutammo con un piccolo bacio sulla guancia e ci allontanammo. Stavo tenendo la mano a Valerio che me l'aveva presa senza nemmeno averci caso. Era stato un gesto spontaneo. Io non la volli lasciare nemmeno per un secondo, almeno fino a quando non arrivammo alla vespa per dirigerci da lui. Mi mise il casco perché io da incapace quale ero, non ero in grado di farlo. Strinse il cinturino e mi diede un colpo con la mano facendo risuonare le sue pareti. Lo guardai storto e lui rise.
« Mi serviva per collaudare che non fosse troppo largo. Sai in caso di incidenti. »
« Bastava chiedermi di scuotere la testa. »
« Ha più stile dare un colpo secco. »
Saltai sul sellino e mi tenni stretto al suo addome. Valerio piuttosto era sempre prudente e controllato.
« Tieniti forte o rischi di volare nel vento. »
I suoi ricci erano nascosti dal casco nero, le braccia erano tese sul manubrio e lo sguardo concentrato sulla strada. Potevo vedere le sue guance gentili e i suoi lineamenti.
« Perché mi fissi? »
« Non ti sto fissando » continuai.
« Invece sì. » ridacchiò « Ti vedo dallo specchietto, non sei molto furbo. »
Proseguimmo fino a casa sua e non lasciai neanche per un momento i suoi fianchi. Mi piaceva cingerlo.
« Ci hai preso gusto noto. »
« Be', non è più la mia prima volta sul motorino. »
« Ci siamo quasi. »
Quando arrivammo notai che qui le case fossero del tutto differenti soprattutto in aspetto, rispetto a quelle del mio quartiere. Ebbi il tempo di domandarmi se Valerio provenisse da una famiglia agiata ed anche quello per darmi la risposta. E' il figlio di una stilista, mi dissi.
« Benvenuto nella mia umile dimora. »
Una villa media che per lui ed i suoi era già grande me la chiamava umile? Aprì il cancelletto ed entrammo nel giardino che era contornato da piccole siepi che davano a loro volta spazio ad un sentiero di ciottoli bianchi. Da qui si proseguiva verso quello che era l'ingresso della casa. Afferrò le chiavi saldamente, le girò verso destra nella serratura e mi si aprii davanti l'atrio. Un grande salotto contornato da due divani in pelle nera disposti davanti ad una grande tv a schermo piatto. Poi una grande libreria colma di libri di ogni spessore ed infondo alla stanza, accanto ad un tavolo con delle sedie in tinta con i divani, ci stava invece una porta che era incassata nel muro rosso. Cosa nasconderà mai, mi domandai. Sopra i divani, ma senza toccarli in nessun punto, si estendeva una scalinata di scalini trasparenti che portavano dritti al piano di sopra che non era per niente illuminato. Umile dimora forse non era un termine azzeccato.
« Accomodati. »
Mi sedetti su uno dei due divani e rimasi a fissare Valerio impegnato a sfilarsi delle scarpe Nike un po' rovinate. Poi fu il turno della maglia che scomparì dietro una porta che era probabilmente la lavanderia. Il fatto che fosse a petto nudo mi smosse qualcosa nello stomaco. Non so di cosa si trattasse, ma annaspava con tutte le sue forze verso il petto facendomi battere forte il cuore.
« Spogliate, nun te vergognà » disse indaffarato « Vuoi fare prima tu la doccia? »
« Come preferisci. »
« Vai tu, ora ti faccio vedere un po' la casa. Seguimi. »
Si mosse verso le scale ed io lo seguii. Le salimmo e fummo in un battibaleno al piano che più ero curioso di vedere. Anche qui era tutto accogliente. La ringhiera si estendeva ad un certo punto verso sinistra, permettendo a chiunque fosse su di guardare giù. Da qui si dipartivano diverse stanze, alcune chiuse dietro delle porte bianche in legno, altre, come quella di Valerio che invece si mostravano in maniera diretta.
« Qui è dove dormo io. Questo qua è il bagno » aprì la porta « Qua invece abbiamo la cabina armadio » scostò una porta trascinandola verso sinistra « Ti piace? »
« Davvero molto. »
« Vieni nella mia stanza, ti prendo della roba. »
Camminammo verso la stanza e quando ci fummo dentro, accese le luci. La sua era di uno stile semplice ma allo stesso tempo d'effetto. Un grande letto matrimoniale dalle lenzuola grigie con annessi cuscini in tinta, una grande cassettiera in legno di cedro, una scrivania spaziosa con delle fantasie ad intarsio, due enormi armadi di cedro anch'essi e delle mensole colme di fotografie ritraenti Valerio in compagnia di persone differenti e che non conoscevo ancora.
« Prendi pure quello che più ti piace » mi disse.
« Figurati, prenderò solo roba comoda e larga. »
« Prendi questa maglia allora. È una delle più larghe che io possegga e questi pantaloncini da basket. Questi arrivano oltre il ginocchio. » mi fece l'occhiolino.
« Sicuro che non sia un disturbo? »
« Ti sembra che lo sia? » si accigliò.
Uscimmo dalla stanza e mi diressi verso il bagno. Mi spogliai dinnanzi allo specchio enorme, adagiai i vestiti per terra e mi diressi verso la grande vasca in ceramica bianca. Aprii l'acqua. Nel frattempo mi sedetti sul water e guardai il mio riflesso nello specchio. Sembravo così disordinato che mi chiesi con insistenza cosa avesse portato Valerio ad interessarsi a me. Quando la vasca fu piena ci entrai e spensi il getto d'acqua. Qui iniziai ad affondare lentamente con il corpo fino a trovarmi immerso fino al collo. Era davvero comodo stare lì. La temperatura era piacevole e non eccessivamente alta, inoltre il bagnoschiuma profumava di pino. Per un attimo spinsi la testa giù bagnando i miei capelli completamente fino a farli ricadere verso la fronte per poi portarli indietro con l'aiuto di una mano. Massaggiai la mia pelle delicatamente e mi aiutai con una delle tre spugne presenti al bordo della vasca. Mi dedicai alle ciocche che avevo in testa accarezzandole dolcemente con i polpastrelli, fino a quando non divennero schiumose per via dello shampoo. Credo di essere rimasto dentro quella stanza per un tempo stimato tra i venti e i trenta minuti. Valerio non mi disturbò mai, nemmeno per una frazione di secondo. Non so ancora cosa l'avesse spinto ad invitarmi a casa sua o magari si sentiva in colpa per quella svista del bacio. Mi feci forza con le braccia lungo i bordi bagnati e mi alzai, poggiai un piede alla volta fuori su un tappetino morbido e mi coprii con un accappatoio rosso e setoso. Mi asciugai e mi infilai la maglia viola che mi nascose completamente. Fu il turno poi dei pantaloncini e mi accorsi che quello sbadato aveva dimenticato di munirmi di mutande. Pensai che fosse inopportuno recargli fastidio e che magari stesse facendo qualcosa di rilassante, così li infilai lo stesso ed uscii a piedi nudi. I capelli li avevo lasciati bagnati e scombinati, tanto corti com'erano si sarebbero asciugati rapidamente. Il pavimento che si estendeva sotto di me era piacevolmente freddo.
« Valerio » urlai.
« Dimmi pure » rispose dal piano di sotto, così mi avvicinai alla ringhiera e lo guardai.
« Ho finito. Dove posso mettere la mia roba? »
« Poggiala in una sedia in camera mia che adesso salgo. »
Poi mi spostai verso la sua stanza ed iniziai a piegare la mia roba per poggiarla allo schienale e lasciarla lì. In men che non si dica Valerio fu con me a frugare nell'armadio in attesa di decidere cosa indossare dopo il bagno.
« Ti piace quello che indossi? » chiese voltato di spalle.
« Sì, è proprio come piace a me. »
« Mi fa piacere. » disse « Nel frattempo che sto in doccia, se ti va ovviamente, puoi scendere giù ed iniziare ad ascoltare qualcosa. »
Uscii da lì e scesi le scale. Mi diressi poi verso la televisione, l'accesi con il telecomando e mi accomodai sul divano. Mi sdraiai ascoltando Elastic Heart. Nel frattempo che la musica ancheggiava nelle mie orecchie, guardai immancabilmente il soffitto e giustamente anche una parte del soppalco sopra di me. Questo aiutò ad ingannare l'attesa e mi sembrò che Valerio avesse fatto tutto di fretta durante il suo bagno rigenerante quando me lo ritrovai accanto.
« Ascolti anche tu Sia? »
« Sì anche se non è tra i miei artisti preferiti. »
« Capisco » dissi drizzandomi.
« Sono più un tipo da Ariana Grande anche se non mi piace ammetterlo. Devo sembrare molto più figo e prepotente di quanto già io non sia. »
I miei occhi si spostarono dai suoi verdi a quel busto scoperto dalla vita in su. Notai la leggera presenza degli addominali e poi diedi un'occhiata anche ai bicipiti.
« Cosa c'è? » rise buttando la testa di lato.
« N-niente » risposi riprendendomi dallo stato di trance.
La playlist scorse senza troppe complicazioni mentre noi sprecammo interminabili ma piacevoli minuti a parlare di come ci saremmo aspettati che fosse stata la vita perfetta.
« Siamo terribilmente imperfetti » affermai.
« Così imperfetti che ci compattiamo alla perfezione. »
I suoi ricci erano ancora bagnati e profumavano di albicocca, come se fossi immerso in un campo colmo di alberi di questo dolce frutto. Rimanemmo per un po' in silenzio con la musica che ci faceva da sottofondo per coprire i troppi pensieri, poi come d'impeto poggiò la sua testa fredda e umida sulla mia spalla e una delle sue mani calde cadde sulla mia coscia sinistra. Mi sdraiai e gli feci spazio tra le mie gambe, quelle che lui colmò con la sua schiena poggiando poi la testa sul mio petto. Con una mano gli massaggiai dolcemente i capelli morbidissimi e lanosi, mentre lui con i polpastrelli descriveva dei piccoli cerchi sulle mie cosce. Quando tutto sembrava essere diventato monotono e territorio neutro, si eresse, si voltò verso di me e con la prepotenza di una tempesta mi baciò le labbra. Un bacio scandito con consapevolezza e con la tenacia di un ragazzo che non aveva più paura di nascondere i suoi sentimenti così teneri e tormentati. Poi si girò completamente fino a trovarsi con il suo bacino contro il mio, si sostenne con le braccia possenti e si fece avanti verso di me senza abbandonare il tocco della sua bocca contro la mia. Le mie mani si spostarono istintivamente lungo la sua schiena larga e la accarezzarono dolcemente, poi scesero verso i fianchi stretti. Con una mano si spinse sotto la mia maglia ed un brivido mi pervase lungo la colonna vertebrale. Lungo il mio addome iniziò a scandire dei piccoli movimenti circolari ed cominciò a salire verso il petto. Mano a mano le sue labbra iniziarono a scendere verso il collo e qui si interruppero di colpo. Ci avevano interrotti. Mi drizzai e mi ricoprii con la maglia che era alzata verso l'alto.
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SO BADARE A ME STESSO
Teen Fiction© So Badare A Me Stesso In un connubio imperfetto tra arte, introversione e puro sentimentalismo adolescenziale, Niccolò e Valerio si scontrano come le onde fanno con gli scogli rocciosi. Per loro è spaventoso essere adolescenti ed ancor di più lo è...