COMMUTATIŌ.

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Niccolò's pov.

Pranzammo nel frastuono più assoluto, ma era divertente ogni giorno ripetere la stessa routine. Casa-scuola, camera da letto-sala da pranzo, sala da pranzo-camera mia e viceversa. Ironia a parte, quel giorno decisi di avventurarmi verso delle svolte decisive per me ed ero ancora in tempo per tornare indietro pur non vedendone il motivo. Magari perdere quei capelli di troppo mi avrebbe reso un tantino più accettabile agli occhi che non fossero quelli miei o della mia famiglia, pensai. E se avessi due euro per ogni benedetta volta che mi metto in dubbio, probabilmente sarei pure più ricco di Jeff Bezos.
« Prima che me lo dimentichi » intervenni prendendo un pezzo di pane e mettendolo in bocca « Emanuele vorrebbe che andassi con la sua famiglia a Londra per una settimana e, prima che mi facciate la solita ramanzina, si tratterebbe di pagare soltanto il viaggio poiché l'alloggio è dai suoi zii. » Mio padre con l'ultimo pezzetto di mollica che gli era rimasto colse il sugo dal piatto e ne favorì mentre mia madre che era nervosa poiché cercava gli occhi di mio padre che non la raggiunsero mai, rimase in silenzio.
« Be', allora? » squittii.
« Niccolò, sai com'è che funziona. »
« Mamma, se il biglietto aereo non costa molto accingo dai miei risparmi. Non vedo perché dovrei lasciarmi sfuggire questa occasione. Sai perfettamente quanto io desideri viaggiare »
« Figlio mio, non siamo mica io e la mamma che voglio fermare le tue ambizioni. Ma lo capisci che non è possibile e che non dipende da noi? » mi parlò mio padre con un tono che si volge ai bambini
« Sono stanco che mi trattiate come se fossi un bimbo. So benissimo che la situazione è quella che è ma ho già accennato ai miei risparmi. »
« Va bene, adesso calmatevi! » esclamò Marta. Ci voltammo a guardarla. Non capitava così spesso che mia sorella perdesse la pazienza e quindi era un evento parecchio raro. « Punto primo smettetela di guardami così e punto secondo, se Niccolò può accingere ai suoi risparmi io gli lascerei compiere questa esperienza. » La guardai sorridendo e lei imboccando Alessandro a sua volta ricambiò con tanto di occhiolino. Mi voltai poi verso i miei genitori che cercavano di evitare ogni contatto visivo con me credendo di essere immuni. « Che dovrei fare per ricevere risposta? »
« Mangia. La risposta la sai già. » rispose mio padre duro ed io strinsi i pugni sotto il tavolo. « Onestamente mi è passata la fame » parlai con un nodo alla gola. Se c'è qualcosa che mi attrae particolarmente è di sicuro l'argomento viaggi. Qualunque tappa voi scegliate io la conosco e anche se malgrado la situazione io non abbia viaggiato, nessuno mi ha tolto la possibilità di visitare i posti attraverso lo schermo di un computer. Mi sono sempre immaginato con una grande valigia in un aeroporto qualunque e con degli enigmatici compagni di viaggio che come me condividano la passione per il mondo. Purtroppo aldilà della fantasia non tutto è possibile. Quando hai sedici anni e tuo padre fatica a trovare un lavoro, anche il più misero e vedi tutte le tue ambizioni bruciare un po' per volta, è difficile sperare in qualcosa di più grande. Non so spiegarmelo a dire la verità, però provo a darvi i dettagli di tutto quel che provo che magari potete aiutarmi. Supponiamo che siate a scuola al rientro delle vacanze estive e che i vostri compagni di classe si vantino lussuriosamente di quante cose magnifiche abbiamo fatto durante la loro durata. Si ascoltano contenti, commentano e ridono entusiasti ma poi arriva il vostro turno e al vostro Qualche Gita Con I Miei ridano e non per divertimento. Soltanto per il puro piacere di deridervi. Cosa provereste? Forse sareste nella mia stessa condizione e ridereste anche voi senza cognizione di causa per salvare voi stessi dalla menzogna che state vivendo. Ci dicono così spesso che siamo troppo piccoli per provare emozioni più grandi di noi, per amare e per stare male per amore. Magari perché spesso non ricordano che questa nostra fase di transizione, come adorano chiamarla i nostri amici adulti, l'hanno vissuta pure loro e che erano esattamente come noi. Sapete? Credo sia facile parlare quando tutto è stato risolto, quando il male che t'ha afflitto per un po' di anni che sembrano essere durati secoli lo hai sconfitto guardandolo in faccia. È troppo semplice così. Un po' come quando devi sostenere un esame e sei stato a stretto  contatto con la paura di non riuscire e poi una volta superato, rassicuri chi deve ancora approntarsi a svolgerlo dicendogli che è una cosa da niente. Lavorai duramente la scorsa estate per mettere da parte quei credo neppure duecento euro e loro continuarono a impartirmi di usarli per cause più giuste, come se avessi dovuto farlo per appagare loro e non me stesso. Nemmeno il sostegno di Marta bastò quella volta. Nel silenzio mi alzai dalla sedia e sotto gli occhi di tutti mi rintanai nella mia stanza chiudendomi dentro e infilandomi tra le lenzuola. Scivolai tra di esse così delicatamente che neppure mi accorsi di esserne circondato. Le lacrime tenute per orgoglio finalmente scivolarono delicatamente sulle mie guance e si riversarono sul cuscino prosperoso. Piangere da soli fa bene ogni tanto ma in quel pianto stavo urlando silenziosamente. Erano le parole più perfide che avessi mai voluto dire e che non era stato necessario esternare.
Talvolta come tutti sappiamo, la tristezza genera qualcosa di ancora più grande e quasi mai gestibile, la rabbia. E In quegli istanti avrei preso a pugni chiunque mi fosse capitato davanti, senza distinzione di genere e di legame affettivo. Sembrava che come se una volta tentato il miglioramento tornassi al punto di partenza con ostacoli ancora maggiori da superare. Scrissi perciò ad Emanuele in preda alla collera e all'amarezza che mi soffocavano in gola con un enorme groppo e digitai sullo schermo in una maniera troppo rapida per delle semplici mani.

SO BADARE A ME STESSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora