BENE ESSE PHYSICA.

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Valerio's pov.

Fuori diluvia. È accertato ormai che ci sia un temporale e le nuvole scure come l'asfalto si muovono rapidamente seguendo i venti. Me ne sto fuori da quella maledetta stanza d'attesa. Ho mollato Niccolò in preda a sua madre perché l'ha trascurata per troppo tempo a causa mia. Non so di cosa stiano parlando. Ascolto soltanto, per la prima volta in assoluto nella mia vita, della musica. Non voglio entrare negli affari suoi. È troppo distrutto per ricomporlo ed oggi temo proprio che mi toccherà stare da solo e lasciargli i suoi spazi. Sono proprio sicuro che lo lascerò in pace. Ma ho davvero necessità che lui mi stia accanto. Vorrei davvero creare qualcosa per cui valga la pena dire Mi Hai Migliorato La Vita e sono più che certo che siamo vicini a questo. Il Valerio di qualche mese fa non esiste più adesso e non sono più in grado di arrabbiarmi con chiunque per qualunque futile motivo. E se questo non è merito suo, non so di chi altri possa esserlo. So soltanto che voglio sprofondare tra le sue braccia e dirgli che andrà tutto per il meglio. Non dovrei dargli false speranze, ma ritengo che sia l'unica cosa razionale che io possa fare al momento. Sento l'aria fredda toccarmi la pelle che diventa sempre più ruvida sotto la giacca sporca di sangue. Ho i ricci talmente in disordine che sembra che me li abbiano scombinati. Ed in realtà sono così ingarbugliati perché sono nervoso. Sembrano aumentare di volume quando sono in preda all'esasperazione. Rigiro le dita ossute mentre tengo lo sguardo basso. La punta del mio naso è completamente stordita dalla bassa temperatura. Ludovica è rimasta dentro insieme a Lea e al padre di Emanuele ed insieme stanno discutendo di qualunque argomento li aiuti a conoscersi a vicenda. La voglia di tirare fuori una sigaretta dal pacchetto si sta invaghendo di me, ma non mi appagherebbe, lo so già. Tutte intorno arrivano un sacco di ambulanze lampeggianti con quelle sirene  fastidiose e la gente viene portata oltre le mura dietro di me, in preda a qualunque sorta di male. Il più grave che ho visto finora è stato un tizio uscito da un incidente stradale. Un ragazzino come me e te che aveva sperimentato il dolore. Ho sentito dire i medici che è stata una fortuna che avesse il casco, perché se non fosse stato così questa notte i suoi genitori l'avrebbero perso.

Messaggio da Niccolò:
« Cosa diamine ci fai fuori? »
Mi volto verso le porte scorrevoli e lo vedo con lo sguardo fisso su di me mentre ha gli occhi gonfi di lacrime e le braccia serrate. Sua madre sta parlando con Lea poco prima di essere interrotta da un medico che la guida dietro quella porta che avevamo solo potuto osservare da fuori.
Messaggio a Niccolò:
« Voglio lasciarti un po' di intimità. »
Messaggio da Niccolò:
« Io ti vorrei qui vicino. »
Messaggio a Niccolò:
« C'è tua madre, non posso. »
Messaggio da Niccolò:
« Mia madre è andata via. »
Messaggio a Niccolò:
« Potrebbe ritornare. »
Messaggio da Niccolò:
« Sembri più sospetto se mi eviti dopo avermi abbracciato. Lei t'ha visto. » Non ha tutti i torti in effetti. Sembrerebbe abbastanza strano questo mio atteggiamento. Ritorno dentro. « Ci sono novità? »
« È quasi stabile, ma ha perso molto sangue. » Guardo Lea che accenna ad un sorriso debole e le sorrido per ricambiare, prima di sedermi accanto a lei tenendola per mano.
« Credi che lo vedremo? »
« Ci sono buone probabilità » me la stringe.
« Se la caverà. Lui è forte » interviene Niccolò con la voce fioca.
« Valerio » mi sussurra piano Lea ed io la guardo « Sei un bravo ragazzo. Prenditi cura di Niccolò per adesso, non preoccuparti di me. Ho Ludovica. » Mi accarezza le nocche ed io poco sicuro annuisco spostandomi verso di lui. Gli giaccio accanto.
« Non allontanarti più » gli scende una lacrima che asciuga velocemente « Per favore, non lo fare. »  La sua mano trema e così anche le sue spalle che copro dandogli la giacca. « Sono qui, non vado via. » 
« Non ce la faccio più. » Mi sposto davanti a lui inginocchiandomi e poggiando la testa sulle sue ginocchia. « Ascoltami bene Nic. Non posso prometterti che non soffrirà per causa tua, ma lo farà a prescindere da tutto perché questa situazione non è facile. »
« Non voglio che Emanuele se ne vada così. »
« Nemmeno io. Con tutto me stesso. » Sento la sua mano fredda sfiorarmi la nuca ed un brivido scorrermi lungo l'arco della schiena. Hai bisogno di riscaldarti Niccolò, tu non stai bene. « So che sembra irragionevole » gli accarezzo lentamente le dita della mano e stringendola alla mia gli dico « Credo che tu abbia bisogno di una doccia calda e di staccare la spina per un po'. Ti farà stare meglio. »  Scuote la testa in segno di disapprovazione. « Capisco perfettamente come ti senti. Ma siamo entrambi sporchi di sangue Niccolò e questo ci farà stare peggio. Ti porto a casa, fai una doccia e ti riporto qui » ritiro le labbra indentro.
« E tu? Rimarrai sporco? »
« Puoi venire da me se ti va. Ho i vestiti. »
« E come lo spiego a mia madre? »
« Esattamente nel modo in cui glielo hai spiegato tutte le altre volte. Sta' tranquillo. »
« E se dovesse morire prima che arrivassi? »
« Temo che non lo vedrebbe nessuno comunque. » Volgo uno sguardo a Lea che tiene la testa tra le mani ed i suoi capelli sono puntati verso il pavimento del pronto soccorso. Ludovica fissa il vuoto come se lo trovasse interessante. Ha gli occhi rossi ed impietriti. Il padre di Emanuele sta accanto a Lea ma non credo che entrambi si stiano facendo forza.
« Nic » mi volto di nuovo verso di lui. « Andiamo. »  Ci avviamo verso Lea, suo marito e Ludovica e li avvisiamo che ci assenteremo per il tempo di una doccia viste le condizioni. E non mi importa, perché a Niccolò serve. Usciamo poi attraverso la porta scorrevole e ci dirigiamo verso la vespa che è tutta bagnata. Asciugo un po' il seggiolino con la manica della giacca e metto il casco a Niccolò. La mia felpa gli ricade dolcemente sulle spalle mentre le maniche sono più lunghe di quanto dovrebbero e gli coprono totalmente le mani. « Sali » gli intimo dandogli prima un abbraccio. Si siede sulla vespa ed io temo che si lasci andare durante il tragitto. Ha smesso di piovere ormai e spero che non riprenda fino a quando non saremo ritornati qui. Le nuvole sono scure e poco illuminate dalla luna questa sera ed ogni tanto, in lontananza in un tempo irregolare, si vedono dei lampi squarciare la sera ispida e fredda.
« Reggiti. Spezzami pure le costole se ti va. »
« Non voglio farti del male. »
« Allora stringimi che ho paura di volare via. »
« Ti amo, Valerio. » Il suo primo ti amo, così dolcemente pronunciato, così inaspettatamente inaspettato che un brivido mi trapassa dal primo all'ultimo riccio capriccioso. « Anche io, Niccolò » gli rispondo prima di mettere in moto.

SO BADARE A ME STESSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora