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~Tsukishima's pov~
Durante il tragitto verso il centro io e Yamaguchi parliamo del più e del meno, quasi come se il nostro litigio non fosse mai avvenuto.
A un certo punto lui tira in ballo un argomento che, ammetto, avrei voluto evitare; mi chiede:-Tsukki, come va con...insomma, i tuoi polsi...-.
Capisco immediatamente cosa voglia intendere: insomma, essendoci conosciuti a causa di questo, è ovvio che voglia saperlo.
Mi chiede come vada con i tagli, se pratichi ancora autolesionismo.
Io allora mi limito a mostrargli entrambi i polsi, sui quali le ferite preesistenti stanno ormai quasi del tutto rimarginandosi.
Le sue labbra sottili si piegano in un sorriso: noto solo ora, sotto le luci della luna e dei lampioni del centro e il neon delle insegne dei negozi, quanto esso sia bello. È sincero, e dolce, e puro. Come lui.
Lui che si dà sempre colpe. Lui che non sa che, anche se abbiamo litigato, ha mostrato di tenerci a me. Lui che inconsapevolmente ha reso i miei polsi di nuovo lisci, e ora, quasi come se si fingesse inconsapevole, mi chiede come vada, se mi tagli ancora.
Lui, così sincero e innocente al contempo, che quando accade qualcosa di buono, tutto pensa tranne che sia lui il responsabile.

Sorrido tra me e me.
Yamaguchi mi chiede se possiamo andare in un negozio di strumenti musicali, perché ha bisogno di una nuova chitarra.
-Perché, suoni?-gli chiedo io, curioso.
-Beh, sì-arrossisce impercettibilmente-ho iniziato oggi, ma la chitarra che ho usato era di mia madre ed è troppo piccola e vecchia. Sai, è buffo, ma in questi mesi ho molta più ispirazione, e tante nuove idee, anche per scrivere canzoni...così ho deciso di iniziare il corso-
-Anch'io mi sento così, sai? Penso che sia giunta l'ora che io riacquisti pratica al pianoforte...-
-Suonavi il pianoforte?-mi chiede, senza nascondere la sua emozione. I suoi occhi mi guardano, e sono ancora più grandi e sfavillanti. È dolcissimo.
-Sì, ma ho smesso in prima media, quando...-
-Sì, ho capito, per la questione di tuo fratello...-
-Già-.
È passato poco tempo, ma è incredibile come conosca ogni pezzo di me, anche il più piccolo.

Entrati nel negozio, gli consiglio una chitarra semplice e un po' vintage, che lui sembra adorare.
Così, rendendoci conto che è abbastanza tardi, ci avviamo verso il pub più vicino.
Sono contento di stare solo con lui, senza le urla degli altri membri del Karasuno e il nervosismo ad esse associate che in me si scatena. Mi rendo conto di quanto io sia diverso, al di fuori del liceo: forse, azzarderei, più naturale e sincero.
E anche Yamaguchi sembra accorgersene, perché parla di se stesso con più facilità.
Mi racconta di quanto la sua vita gli sembrasse priva di ogni scopo, ma come da un po' tutto fosse cambiato.
Anche in me qualcosa è cambiato, ma non saprei identificare quando.
So solo che, in questo momento, sono me stesso.
E sono felice.

Pagato il conto, ci accorgiamo che sono le 23, ma Yamaguchi mi propone di andarci a sedere un po' nell'erba, al parco, ad osservare le stelle.
Io accetto: non ho ancora voglia di tornare a casa e non voglio che termini questa serenità di cui ora sono pervaso.

Il parco è molto buio, solo qualche lampione ci indica la strada per il punto più alto, in cui il cielo si vede meglio.
Yamaguchi prende dal suo zaino due teli, e mi invita a stendermi su uno di essi.
Io lo ringrazio, sorridendo.
Oggi la luna è piena, ed è bellissima. Intorno ad essa, almeno un milione di stelle, che, essendo al buio, sembrano essere più lucenti che quando le osservo di sfuggita in mezzo al traffico cittadino.
Per un attimo, mi sento sospeso in un'altra dimensione.
Poi Yamaguchi si volta verso di me.
Mi guarda per un po', evidentemente, prima che io possa accorgermene.
Quando mi volto, sembra anche lui quasi estemporaneo: il suo volto che appare latteo nella quasi oscurità, i suoi occhi il cui verde però si nota, le sue lentiggini.
Non gli ho mai detto di quanto siano belle, e, con gli occhi ancora incantati dalle costellazioni in cielo, mi sembra di rivederle sulle sue guance e sul suo collo.

Non gli ho mai detto neanche di quanto sia bello, di quanto dovrebbe smetterla di preoccuparsi del futuro, perché lui rende la mia vita migliore, e non voglio pensare a un domani in cui dovremo prendere strade diverse, o in cui semplicemente ci stancheremo l'uno dell'altro.
Ma forse è egoista.
Forse di tutto ciò mi sto accorgendo solo ora anch'io, per la prima volta.
Mi sento stupido ad averlo fatto soffrire, ma soprattutto ad essermi messo con Kuroo, per quanto poco io sia stato con lui.
Kuroo non mi faceva sentire così.
La felicità racchiusa in un complimento falso, in un bacio fuggevole e improvviso, non vale quella racchiusa in ogni sguardo, in ogni sorriso, in ogni parte del corpo e della mente, in ogni momento.
Quella che provoca solo un'unica persona, in me, ho modo di comprendere qui, sotto questo infinito soffitto celeste.
Yamaguchi.

La sua voce mi riporta alla realtà, d'improvviso: -Tsukki?-.

Fix you ~Tsukkiyama~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora