6

3K 225 71
                                    

~Yamaguchi's pov~
Dopo l'allenamento ci riuniamo tutti e ci salutiamo. Io e Tsukki siamo gli ultimi ad uscire, così prendo coraggio e gli chiedo: -Da che parte si trova casa tua?-. Lui mi guarda un po' scocciato, come se avesse intuito il perché di quella domanda, e mi risponde: -Di là-, indicandomi una strada che svolta a destra e prosegue per un bel po' fino alla periferia della cittadina. -Anche la mia, è solo un po' più avanti!- rispondo entusiasta -possiamo tornare insieme...tu non prendi l'autobus, vero?-.
Tsukishima alza gli occhi al cielo e mi risponde di no.

Purtroppo non considero una cosa assai semplice: Kei odia parlare, odia sentire la voce degli altri, ma ama isolarsi nel mondo della musica, e fino ad ora l'ho visto sempre con le cuffie al collo o alle orecchie. Forse è solo perché vuole mettere a tacere i suoi pensieri, quelli che tanto lo tormentano, anche se non vuole farlo capire: ma parlare con qualcuno non porterebbe allo stesso obiettivo? Desumo che non ci sia abituato, e mi dispiace perché, con molta probabilità, sono l'unica persona con cui sia entrato leggermente in confidenza.
Devo riuscire a farlo sentire meglio: specialmente perché è quel genere di persona che nasconde dentro di sé emozioni inimmaginabili, e quelle che io riesco a percepire da qualche sguardo o occhiata ne costituiscono solo una piccolissima parte.

-Tsukki...-lo chiamo.
Lui, con le cuffie alle orecchie, inizialmente non riesce a percepire la mia voce, così, dopo averlo chiamato due o tre volte, accelero e gli blocco il passaggio.
Con la solita noncuranza prende il telefono e interrompe la riproduzione della sua playlist, poi mi chiede cosa io voglia, anticipando che gli va di ascoltare la musica e non di chiacchierare.

-Ascolti sempre la musica...non hai mai provato a parlare con qualcuno?-
-La gente mi annoia, non ha nulla da raccontare o è estremamente egoista-mi risponde.
-Come fai a saperlo? Mi conosci?-
-No. Ma...-
-Se hai conosciuto solo persone che si sono approfittate di te, mi dispiace. O forse hai incontrato gente che amava parlare solo e unicamente di se stessa? Io non sono una persona interessante, però mi piace ascoltare gli altri. E tu...-
-Io?-
Arrossisco un po': -Tu mi sembri una persona che ha tanto da raccontare...-.

Kei non è stupido: forse è l'aggettivo che meno gli si addice. Fin da quando l'ho incontrato, e ha compreso che non sarebbe stata l'ultima volta, avrà pensato che avrebbe dovuto prima o poi raccontare cosa l'avesse spinto a compiere un gesto così estremo come quello dell'autolesionismo.
Arrossisce lievemente anche lui (è ancora più bello quando lo fa) e sospira: -Perché mi devo sentire in obbligo di parlare di me a uno sconosciuto?-
Non so come rispondere, ma questa domanda mi fa sentire terribilmente a disagio: e se io fossi interessato a Tsukishima, a conoscere la sua storia, i suoi sentimenti nascosti, solo perché la mia vita mi annoia e non mi soddisfa? Forse voglio utilizzare la vita di un altro come mezzo per rendere migliore la mia? Ma cosa ci sarebbe di male se ciò potesse far stare meglio una persona a cui inizio ad affezionarmi?
Queste domande mi assalgono improvvisamente, tutte insieme, mi affollano il cervello e le sento scorrere in ogni parte del mio corpo, come attraverso i vasi sanguigni, e creano in me un'esplosione di emozioni: mi innervosisco, perché non mi so dare risposte; mi arrabbio, perché Tsukishima non sembra comprendermi, quando invece io mi sforzo così tanto per farlo con lui; mi intristisco perché, riflettendoci, ho paura che io mi stia innamorando (sì, innamorando, è l'unica cosa che mi appare chiara in questo vortice di sensazioni) ma di una persona di cui non sono degno, perché non riuscirei a distoglierlo da se stesso; per coinvolgerlo in nuove esperienze, interessarlo, dovrei mostrarmi per ciò che non sono, fingere di aver vissuto a pieno: e sarebbe una maschera troppo fragile e pesante da indossare.

Non riesco proprio a capire cosa sia giusto fare. Quello che balbetto, dopo non so quanto tempo dopo la risposta di Tsukishima (mi sono sembrate ore ma sarà passato forse solo qualche secondo, almeno spero) è solo: -Scusa, Tsukki...-, per poi correre via, con le lacrime agli occhi.

Fix you ~Tsukkiyama~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora