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~Tsukishima's pov~
Ma perché?
Perché, perché, perché?
Perché non riesco a parlare in modo decente, come una persona normale, a relazionarmi agli altri, a non allontanare qualcuno che tenta invano di scavalcare la barriera che solo con i miei sguardi innalzo davanti a chiunque?
Sono uno stupido. Sono semplicemente patetico.

Mi rendo conto solo quando vedo le lacrime scendere sul volto di Yamaguchi di quello che ho detto. E mi sento uno schifo.
Se solo i miei movimenti non fossero bloccati, se il mio cervello pensasse qualcosa e riuscisse a comandarlo anche al mio corpo, lo abbraccerei. Ma riesco a stento a muovermi e ad avvicinarmi a lui.
Esprimere sentimenti non è il mio forte, e non ne parliamo attraverso gesti. Mi opprime perennemente l'idea di fare qualcosa che vada contro l'immagine che ho dato di me, un'immagine che mi disgusta, ma mi difende al contempo.

Titubante, gli dico: -Mi dispiace...io...non mi sono reso conto di quello che ho detto...se vuoi...-.
Yamaguchi si gira. Incredibilmente, il suo sguardo non sembra arrabbiato, ma comprensivo, quasi dispiaciuto. Si avvicina di più a me, e seppur continuando a piangere (piange per se stesso o per me?), mi abbraccia. Le sue braccia avvolgono il mio corpo, e un'ondata di calore mi travolge. Per un attimo, mi sembra di essere insieme a mio fratello, quando ancora nulla era accaduto, quando solo stare con lui era sinonimo di "casa".
Perché i nostri genitori sono da sempre violenti, e i suoi sorrisi rischiaravano un po' l'oscurità che pervadeva perennemente la nostra casa, attenuavano le urla, gli insulti, le bestemmie.

Non tollero più il peso dei ricordi, e scoppio a piangere anch'io. Avevo promesso che non l'avrei più fatto: non avrei più mostrato le mie emozioni, il vero me a nessuno. Ma non ce l'ho fatta. Sono patetico, lo so, e forse lo ripeto anche troppe volte. Ma non ce l'ho fatta.

Inizialmente lui mi guarda stupito, poi mi stringe più forte: per un attimo mi sento bene; per un attimo la mente si offusca e smetto di pensare.

Piango per un po' di minuti, mi sfogo totalmente: e insieme alle lacrime, mi sembra di aver lasciato cadere sul terreno anche le mie emozioni negative. Almeno per il momento.

Decido di raccontare a Yamaguchi la mia storia, pensando che condividerla con qualcuno possa aiutarmi a farmi stare meglio. Non tralascio alcun dettaglio. Lui ascolta, non pone alcuna domanda. E a me va benissimo così.

Da tempo non trovavo una persona che non mi riempisse solo la testa di problemi, questioni e dubbi, ma si limitasse ad aiutarmi a fronteggiare le urla del mio cuore che, inascoltate, diventavano ogni giorno più assordanti e mi offuscavano la mente, messe a tacere solo dalla musica a tutto volume.

Fix you ~Tsukkiyama~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora