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~Yamaguchi's pov~

Li vedo tornare, dopo quella passeggiata che mi è sembrata infinita, e avverto insieme al loro arrivo una sensazione di cambiamento che mi rende irrequieto: vedo Tsukishima diverso, è come se il suo volto, da ghiacciato che era, si fosse leggermente...sciolto.
Fanno appena in tempo a salutarci che i coach ci invitano a tornare nelle nostre camere, perché, come ho modo di accorgermi solo ora, la mezzanotte è già passata da un pezzo e l'indomani ci avrebbero atteso l'ultima partita e un lungo viaggio di ritorno per noi del Karasuno.
Tsukishima e Kuroo si salutano con un sorriso, poi Tsukishima mi raggiunge.

Arrivati in camera, e dopo esserci preparati per la notte, ci stendiamo entrambi sul letto. Io non ho alcuna voglia di dormire: voglio chiarire questa situazione. Ma prima che io possa porgli una domanda, Tsukishima mi dice:-Yamaguchi, posso dirti una cosa?-. Io lo guardo abbastanza stupito, e annuisco. -Io e Kuroo...ecco...stiamo insieme-. Appena pronunciate queste parole si ammutolisce e arrossisce, girandosi di lato.
Ma lo noto a stento: il mondo diventa tutt'a un tratto sfocato e le lacrime iniziano a inondarmi gli occhi.
Lo sapevo, l'avevo già capito, perché ci sono rimasto così male? Beh, perché quando la realtà ti sbatte in faccia quanto tu sia stupido, quanto non sappia cogliere alcun attimo, quanto tu sia inferiore anche alla persona che più disprezzi...
Ma non posso piangere davanti a lui, non saprei giustificarmi, e forse lo farei soffrire inutilmente, anche se credo che non gli importerebbe più di tanto.

Mi limito a non rispondere, pervaso da rabbia e dolore. Tsukishima forse si aspettava un qualche mio commento perché mi guarda con un'espressione di stupore stampata in volto, poi, vedendo che non accenno a rispondere, mi chiede:-Sei stanco? Spengo la luce?-. Io faccio cenno di sì, con la testa rivolta dal lato opposto per non fargli notare le lacrime che ormai mi rigano il volto.

Aspetto un po', e quando lui si addormenta prendo il telefono e le cuffie e mi siedo su una sedia in terrazza, a fissare la luna e il paesaggio notturno. Non riuscivo a dormire, ma mi aspettavo anche questo. Non m'importa di passare una notte insonne se magari può aiutarmi a schiarirmi le idee.

Faccio partire una tra le mie canzoni preferite: Selfish, di Madison Beer.

Boy, you're such a lost cause
now your name is crossed off
How you gonna fix this?
You can't even fix yourself

Per quante volte l'ho ascoltata, so a memoria le parole e mi rendo conto di quanto esse rappresentino Tsukishima. Lui non ha saputo aggiustarsi, ma anzi solo autodistruggersi attraverso l'autolesionismo. E chi l'ha aiutato nel momento del bisogno? Io. Ma a lui è importato ben poco: si è aggrappato al primo ragazzo che si è fatto avanti con lui, sono certo, senza neppure riflettere. Senza pensare che chi ti ama non è chi ti fa stare solo bene per qualche minuto, ma chi ripara la tua anima pezzo per pezzo per farti stare bene per il resto della tua vita.

Baby, who you tryna run from?
Me or all your problems?
You know you will never solve 'em
You don't even know yourself

Tsukishima non pensa che a se stesso. E forse è giusto che pensi a come rendere la sua esistenza almeno leggermente migliore, che faccia qualcosa, dopo ciò che ha passato.
Ma non ragiona, si lascia ingannare. Mi ha deluso, lo credevo intelligente e invece si è lasciato abbindolare dal primo stronzo che ha trovato: cosa gli avrà detto? Gli avrà fatto complimenti falsi come le sue risate, magari si saranno seduti al chiaro di luna vicino al laghetto...e poi si saranno baciati, e Tsukishima, avvolto da una sensazione a lui del tutto nuova, non avrà pensato più a nulla.
Proprio lui, che tanto appariva difficile da scalfire.

Ritorno al letto mentre la canzone, nelle sue ultime parole, dà voce al mio inconscio ancora una volta.

Shouldn't love you, but I couldn't help it
Had a feeling that you never felt it
I always knew that you were too damn selfish.

Fix you ~Tsukkiyama~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora