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~Tsukishima's pov~
Avvolto da queste nuove sensazioni, a cui neanche riesco a dare un nome, mi sembra do vivere, davvero, per la prima volta.
Riemergono in me passioni che avevo abbandonato, accantonate in un angolo polveroso del mio cervello e del mio cuore: vedo come spartiti che si riempiono di note, accordi, suoni mai prima d'ora esplorati.

Sapevo suonare il pianoforte, mi destreggiavo con la chitarra: poi ho perso la voglia di fare tutto ciò che semplicemente non mi venisse imposto, non fosse per me un dovere, come lo studio.
Ora, invito Tadashi a suonare con me: sa poco e niente di musica; le sue dita tremanti sulla tastiera della chitarra, la sua posizione scorretta, i suoni striduli, creano in me una tenerezza unica. È come se vedessi un me ancora bambino, come se mi fosse offerta un'occasione per correggere tutti gli errori di battitura della mia storia: senza tornare indietro, senza rimuginare su ciò che è stato.
Vivendo, assaporando semplicemente il presente.

Stringo Yamaguchi a me e con dolcezza posiziono le sue dita correttamente sui tasti, per eseguire qualche primo, semplice accordo.
Mi sembra così piccolo e innocente quando gioisce, come un bambino che si affaccia al mondo, delle prime note intonate che le sue uniche mani e uno strumento sono in grado di creare.
Poi mi guarda implorante, porgendoti la chitarra; intuisco che voglia che suoni qualcosa, magari che canti anche.

In una giornata particolarmente triste scrissi una canzone su quanto la vita riservi solo bivi o incroci  a chi percorre la sua strada, e scegliere il percorso giusto è quasi impossibile. Non la terminai mai con un lieto fine.
Ma ora, mentre la canto accompagnandola con le note languide della chitarra, con un sorriso in volto, narro di una strada sterrata un po' difficile da percorrere, ma che alla fine conduce ad una radura meravigliosa, con margherite stillanti rugiada e papaveri in fiore, un fresco odore di erba appena tagliata, un sole sul punto di tramontate che squarcia il cielo esattamente al centro, e che si intravede tra due alberi gemelli.

Al termine della canzone, Tadashi mi abbraccia e io comprendo che non devo aspettare che qualcosa mi porti via generando un cambiamento radicale nella mia esistenza.
È passato troppo tempo.
Devo far pace col passato.
Devo far pace con mio fratello.

Appena rientriamo in soggiorno, lo vedo guardare la televisione con sguardo perso: il suo principale, forse unico, passatempo. Non vuole dimostrarlo, indossa sempre quei suoi sorrisi tanto caldi quanto falsi, ma io noto subito i suoi occhi stanchi, la mandibola contratta, le occhiaie profonde.
Quando ci vede, spegne la tv.
Gli vado incontro, lo guardo un attimo.
Poi lo stringo in un abbraccio, inizialmente freddo : ma quando avverto sulla sua pelle e i suoi vestiti lo stesso odore, di vaniglia, di quando, esausto, dopo essermi allenato con lui mi abbandonavo, raggomitolandomi, sul suo ventre, mi lascio andare completamente.
Nonostante inizialmente stupito, Akiteru ricambia il gesto.
Con il mento nell'incavo del suo collo e la voce soffocata per via della stretta delle corde vocali, gli chiedo scusa, scusa per aver pensato sempre prima al mio disagio e non aver provato un minimo di empatia; non aver tentato di fare il primo passo, superare ciò che era stato.
Lui si limita ad accarezzarmi il capo.

Fix you ~Tsukkiyama~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora