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~Yamaguchi's pov~
Tsukki è strano, oggi. Sembra pensieroso ma sereno al contempo, e non riesco a interpretare questo suo comportamento.

Quando ci stendiamo sull'erba un po' umida, osservo per un po' le stelle e il cielo, che oggi è bellissimo. Poi mi volto verso Tsukishima, che è ancora perso nei suoi pensieri: quanto vorrei trovarmi nella sua mente, a volte.
Capire cosa ne pensa di me; i suoi atteggiamenti sono sempre così ambigui e la mancanza in lui dell'espressione concreta dei sentimenti certo non aiuta.
Quell'abbraccio che ci siamo dati poco dopo esserci conosciuti, quando Kei si è aperto con me...mi rimarrà sempre nel cuore, ma mi appare al contempo così lontano, quasi come se fossero passati non pochi giorni bensì diversi mesi.
Ad un certo punto, anche lui si volta, e per un po' ci guardiamo, poi lui torna a voltare lo sguardo verso il cielo, con occhi quasi vacui.

Io non ne posso più.
Non ne posso più di farmi pena, di disprezzarmi per il mio poco coraggio.
Quelle uniche volte che paio mostrarlo, come quando ho litigato con Tsukishima, mi fanno presto pentire delle cose che dico.
E se mi pentissi anche di ciò che ora sto pensando di fare? Sarebbe ben diverso, a uno sbaglio del genere non si riparerebbe...distruggerebbe la nostra amicizia, annienterebbe in un attimo tutto...eppure quell'attimo, quell'attimo sogno di viverlo da troppo tempo. Non riesco più ad attendere quelle due parole, che spero, mi illudo, possano provenire dalle sue bellissime labbra, che possano farmi capire che ci tiene a me, sì, ma nel modo in cui io tengo a lui.
Avrei voluto che fosse stato come aveva detto Sugawara, che il litigio gli avesse chiarito i miei sentimenti, sarebbe stato tutto più semplice.

Ma Tsukishima non è semplice. Dovrei saperlo.
Certo, ormai lo so.
Se mai volesse baciarmi, non lo farebbe, ha capito cosa può succedere se il tuo amore non è ricambiato o lo è, ma a metà.
Ma perché dovrebbe volermi baciare?
Sono un ottimo confidente, questo è vero.
Lo ascolto, gli sono sempre vicino.
Ma non sono abbastanza.
Sono il bullizzato, lo sfigato, il bruttino, o comunque il ragazzino mai notato, insignificante, quello scelto per ultimo nella formazione delle squadre durante le ore di educazione fisica.
Perché io dovrei stare con un ragazzo bello e dalle mille possibilità come lui, talentuoso, bravo a scuola, che, si sa, farà strada, e troverebbe altri mille ragazzi anche migliori di Kuroo, se volesse?
Perché io lo amo.
E non lo amo come Kuroo, che lo ha visto una volta sceso dall'autobus e si è accontentato di conoscere l'apparenza, ciò che vedono e constatano tutti, e ha amato il suo viso perfetto, il suo corpo alto e muscoloso, la sua eleganza.
Io lo amo per tutto, per ciò che è fuori, ma soprattutto per ciò che è dentro, per le sue debolezze, le sue fragilità.
Per la voglia che mi viene di baciarlo e abbracciarlo ogni volta che lo vedo, di saltargli al collo. E non posso spiegare perché tutto questo accada: io semplicemente credo nel destino e nelle anime gemelle, e anche se siamo così diversi e forse impossibili, siamo fatti per stare insieme.

Se credi ciò, mi dico, puoi farcela.
È questo il momento in cui si rischia tutto, in cui si affida solo e unicamente al proprio cuore. In cui ci si trova di fronte a un bivio ma sono le tue azioni, e non la tua scelta, a portarti verso il sentiero più oscuro o quello più illuminato.
E io voglio dimostrare a me stesso e anche a Tsukki di essere cresciuto.

Raccolgo tutto il mio coraggio:
-Tsukki?-
Lui si volta.
Io guardo le sue labbra e vedo con la coda dell'occhio il suo sguardo spaesato.
Mi avvicino lentamente a lui, o forse velocemente.
Non so, davvero: in quel momento tutto scompare ed è come se mi ritrovassi avvolto da una nebbia fitta, con solo io e lui, in una foresta senza fine né inizio.
È questione di un attimo, le mie labbra sfiorano le sue, solo per qualche secondo; giusto in tempo per avvertirne il tocco caldo e la morbidezza quasi vellutata, come di un cuscino, nonché un sapore assopito di burro cacao alle fragole.
Mi allontano e studio la sua espressione, e non posso che rimanerne colpito: sembra spaventato, ma non disgustato.
Passano pochi secondi, o forse diversi minuti (ho perso anche il senso del tempo) prima che il suo volto muti.
Mi pare quasi di scorgere un lieve sorriso in lui, ma forse è solo un illusione.

Si alza senza dire una parola e io lo seguo.
Mi accorgo che stiamo prendendo la strada di casa.

Durante tutto il tragitto continua a non parlare; di tanto in tanto controlla il telefono.
Ecco, ho rovinato tutto, un'altra volta.
Ma questo danno è una lacerazione, irreparabile e triste.
Tanto vale tentare tutto, liberarmi di ogni peso.
-Tsukki, scusami...-provo a parlare -io...non ho resistito. Per me sei...sei un amico, ma...non ce la faccio più a nasconderlo, basta, sarebbe solo stupido. Ti amo, Tsukki. Ti amo tanto. Perché sei bellissimo, ma anche perché vorrei rimettere ogni pezzo del tuo cuore al posto giusto, e al tempo stesso ammirare di ogni tua fragilità e gioirne perché è unica e tua, e l'hai mostrata solo a me. Ed è per questo...per questo che odiavo Kuroo; per questo che arrossisco ogni volta che mi dici qualcosa di dolce, o ti abbraccio, o semplicemente ti vedo-.
Quasi non me ne accorgo, ma inizio a singhiozzare.
Ma lui non dice niente, continua a camminare.
-Se mi odi, dimmelo, ti prego. So che ciò che ho fatto è stato avventato, ma se questo rovinerà la nostra amicizia, fammelo sapere subito. Per favore...Tsukishima?-.
Sembra quasi in un altro mondo.

Ma siamo sotto casa sua.
-Tsukishima, io...-
-Stai zitto, per favore-.
Non mi guarda neanche, ed entra, chiudendomi la porta in faccia.
Ed io rimango solo, per l'ennesima volta.
Solo nel buio della notte, infinito, che si riempie di una dilatata e dispersiva malinconia.
Mi illudo che mi abbia zittito per non far si che il fratello ci sentisse, e non perché si era stufato della mia voce fastidiosa.

Complimenti, Tadashi: sei riuscito ad allontanare l'unico amico che eri riuscito a trovare, anzi, che stavi riuscendo a trovare.
Non hai aspettato neanche che il vostro rapporto si consolidasse, no.
Il tuo cuore è troppo grande e piccolo al contempo, straborda di sentimenti e quando uno di essi fuoriesce non puoi fare a meno che buttarlo fuori da te stesso, limitandoti a osservare impotente le conseguenze.
E l'hai fatto ben due volte con lui. Una volta si è risolta, uno stupido litigio dettato dalla gelosia.
Ma la seconda non sarà così.

Quasi barcollo verso casa mia, e mi sembra di essere osservato, deriso.
Risento la voce ben distinta di ogni bullo che, a partire dalle elementari, mi ha insultato.
Sono tutti dietro di me. Tutti dentro di me.
Mi apre mia madre e cado tra le sue braccia, piangendo, ma non riesco a raccontarle ciò che è successo, anche se di solito lei è l'unica persona con cui riesco a confidarmi.

Le chiedo di lasciarmi da solo, e salgo in cameretta, buttandomi sul cuscino e inumidendolo di lacrime.
Ed è così che cado in una sorta di dormiveglia, che credo continui per un paio d'ore, forse tre, finché non sento il suono di una notifica provenire dal mio telefono.

Fix you ~Tsukkiyama~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora