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~Yamaguchi's pov~
Al messaggio di Tsukishima, leggermente inaspettato, rispondo in modo freddo.
Non mi riconosco nei termini che uso, nei nomi, persino nella punteggiatura concisa e quasi formale.

Riaffondo la testa nei meandri delle pieghe del cuscino, poggiando il cellulare sul comodino, e cerco di riprendere sonno.
Ma chi voglio prendere in giro? Questa sarà una delle mie interminabili notti insonni.
Prendo il pc per guardare una serie tv, ma la vista nel trailer di persone sorridenti e di un ragazzo e una ragazza che si baciano felici mi inorridisce e lo spengo immediatamente.
Provo ad ascoltare la musica, ma le voci dei miei cantanti preferiti mi appaiono stonate all'orecchio e le parole mi provocano un senso incredibile di disgusto.
Sono tutte banalità, l'amore di cui parlano non esiste. Non esiste la "scintilla", quella di cui parla Bokuto. Il suo è un caso a parte. Lui è stato fortunato, tremendamente fortunato.
Ma io...io sono Tadashi.
Tadashi lo stupido.
Tadashi lo sfigato.
Tadashi che si innamora del ragazzo più bello e interessante che conosca e che viene spudoratamente rifiutato.
Tadashi che non comprende i suoi limiti.
Il maledetto Tadashi...
Ma purtroppo si può fuggire da tutto tranne che da se stessi, anche se darei non so quanto per far sì che la mia anima lasciasse il mio corpo, che ne trovasse uno migliore.
Meno magro, con meno lentiggini, magari anche con gli occhi più piccoli...

Penso a tutto ciò, mentre ad un certo punto sento bussare. Piano, regolarmente.
Toc. Toc. Toc.
Ma chi sarà? A quest'ora? L'avrò immaginato...un altro dei miei sogni ad occhi aperti; dei suoni che la mia mente si crea per discostarsi dai suoi pensieri di routine e immaginare qualcosa di più interessante.
Giro la testa sul cuscino, sul lato destro, quello opposto alla porta.
Toc toc toc.
Il suono si fa più insistente. Non l'ho immaginato.
Forse un ramo dell'albero di fronte a casa nostra sta per cadere e sbatte contro la finestra?
Per sicurezza, mi alzo per evitare che questo rumore svegli mia madre. Qualunque cosa l'abbia provocato.

Non mi sistemo neanche i capelli, che hanno assunto sicuramente una forma che non oso neanche immaginare, e sono sicuro di avere delle occhiaie che arrivano fino al mento.
Ho il pigiama tutto storto e ancora leggermente bagnato di lacrime.
Stropicciandomi gli occhi, arrivo alla porta.
Infilo le scarpe, lasciate da me accanto ad essa, e il cappotto, preparandomi ad uscire e a scoprire la causa del rumore.
Spalanco la porta e...

-T-Tsukki?-.
Non ci posso credere. Ma non faccio neanche in tempo a prendere atto della situazione, perché lui, proprio sull'uscio, mi stringe a sé e mi bacia.
Per la sorpresa, come uno stupido, ho l'istinto di scostarmi.
Lui mi guarda triste. Mi accorgo dei suoi occhi rossi e stanchi: deve aver passato una notte terribile come la mia...
Ma allora...
-Tsukki, cosa...-
-Mi dispiace, Tadashi. Non sono riuscito a dirtelo subito come avrei voluto, ma...-
-Tsukki, non sentirti obbligato, non provare pena per me...-
È il cuore, l'istinto a parlare, non pondero affatto ciò che dico, perché se riuscissi assaporerei questo momento come fosse l'ultimo.
-Non è pena ciò che provo per te. È disgusto ciò che provo per me stesso e per la barriera che io stesso ho creato, per la mia insensibilità, per il mio sarcasmo che sfocia troppo spesso in cattiveria-
-Tsukki, non è così...-
-Non sentirti in obbligo di fingere che io non sia una persona orribile. Hai sofferto anche tu per ciò che ho fatto, lo leggo nei tuoi occhi-.
Mi prende le mani.
-Ma ti assicuro che nessuno ha sofferto più di me-.

La mia mente sembra fuoriuscire dallo stato di buio totale in cui era caduta.
D'un tratto penso a quanti problemi si faccia, al tempo che gli è servito per riflettere e comprendere che ricambia ciò che io provo...forse ci tiene davvero, a me.
Chiudo la porta velocemente, forse sbattendola un po' troppo forte.
Ci ritroviamo nuovamente sotto l'unica copertura del cielo stellato.
-Tsukki, per favore-gli stringo le mani-ti avrei mai baciato se pensassi queste cose di te?-
Lui abbassa gli occhi, come un bambino pentito di aver disobbedito ai propri genitori.
La sua fragilità non manca ancora una volta di sorprendermi, e mi rendo conto che essa, adesso, mi sta rendendo forte; devo fargli capire  quanto io tenga a lui.
Gli accarezzo una guancia, e lui alza il capo.
-Vedi semplicemente dei difetti in ciò che ti rende umano. Tu non sei gli scherzi che fai agli altri, le risate sprezzanti, gli sguardi disgustati. Tu sei questo, Tsukki. E solo il fatto di averlo scoperto mi rende la persona più felice al mondo. Solo il semplice fatto di poter vedere la persona meravigliosa che sei-.
Una lacrima scivola sulla sua guancia destra, e luccica come una goccia di rugiada.
Lo bacio di nuovo, gli prendo la mano.
Ci sediamo in una parte appartata del giardino, dietro dei cespugli.

-Tadashi...-
Mi volto verso di lui.
-Ti amo-
-Anch'io, Tsukki-
E queste parole, che mi pronuncia sussurrando, creano in me una sensazione di pace infinita, che mi fa addormentare, con il capo appoggiato alla sua spalla.
Faccio appena in tempo ad avvertire il suo braccio che si avvolge intorno alla mia vita, per tenermi più vicino a sé.

Fix you ~Tsukkiyama~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora