Capitolo 95 - Legami difficili

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Le uniche luci visibili, ormai, erano quelle delle mura del castello, poste ogni tre metri per illuminare, quanto possibile, il passaggio, probabilmente a Gazza. Era notte fonda e la mia sessione di punizione con la Umbridge era finita: la mia mano pulsava il sangue in maniera irregolare, ricordandomi quanto ancora bruciasse la ferita che mi aveva causato con quella dannata penna.

Una volta dinnanzi la mia sala comune pronunciai la parola d'ordine ed entrai cercando la via per i dormitori, sperando di non svegliare nessuno.
Con mia sorpresa, fu una voce assonnata proveniente dal divano in pelle a richiamare la mia attenzione.
«Dio Potter, finalmente sei tornata»

«Che ci fai ancora sveglio?» domandai allarmata.

«Ti aspettavo» rispose con nonchalance, come se fosse la cosa più naturale e spontanea del mondo, ma per Draco Malfoy, non era certamente un gesto che avrebbe riservato a chiunque.

«Grazie ma non dovevi»

«È stata dura?» domandò facendo riferimento alla punizione.

«Abbiamo ripulito l'aula, è andata meglio del solito» mentii.

Ma il suo sguardo attento e scrutatorio mi fece presto capire che non se la sarebbe bevuta facilmente.
«Fammi vedere la mano» ordinò

Sapevo che conosceva quella cicatrici, per sua fortuna non aveva mai dovuto indossarla, ma l'aveva già vista sulla pelle di molti nella scuola, anche se, probabilmente ero la prima Serpeverde a possederla.

«Draco non-»

«Fammela vedere» ripetè a denti stretti.
Così allungai la mano destra verso la sua, mostrando l'enorme cicatrice che la scalfiva tra l'indice e il pollice; la pelle era raggrinzita, rosata sul contorno e rossiccia tra le lettere, il sangue pisto contornava ogni parola. Con il pollice accarezzò il solco, con fare dolce e leggero, ma la pelle bruciava ancora a tal punto che i miei occhi si riempirono, inevitabilmente, di lacrime.

«Credi che rimarrà per sempre?» balbettai lasciando cadere una lacrima sulla mia guancia.
Draco se ne accorse, la asciugò con il pollice, dopodiché mi prese per le spalle e mi schiacciò contro il suo petto, accarezzandomi i capelli.

«Passerà» sussurrò.
Ma non sarebbe passata facilmente, lo sapeva anche lui.
«Ti fa molto male?»

«No.. cioè si, ma la cosa che mi ha ferito di più è stata l'umiliazione»

«È assurdo trovarmi a pensare che forse ci assomigliamo per davvero» soffiò ridendo.
«Comunque concordo, immagino sia la parte peggiore, lo sarebbe stato anche per me»

Non aggiungemmo altro, mi avvicinò a se cominciando ad accarezzare il mio corpo.
Mentre mi coccolava, un rumore alle nostre spalle ci interruppe: una serpe del secondo era scesa a prendere i libri, così immediatamente si staccò da me, allontanandomi di getto. Non appena il ragazzino tornò in camera, riprese a toccarmi i capelli.

«Ti vergogni eh» insinuai, in tono sarcastico, allontanandomi da lui.

«Andiamo Moon, lo sai no?»
Mentre parlava una civetta planò al centro della sala e come non riconoscerla: Edvige.

Vieni nella sala comune di Grifondoro,
ti devo parlare.
       
                                                                   —Harry

«Dove vai ora?» chiese confuso, quando mi vide alzarmi di scatto.

«Mio fratello deve parlarmi»

«Si ma aspetta-»
«Buonanotte Malfoy» conclusi uscendo dalla sala.

«Oh andiamo Potter, non fare la permalosa» disse in sottofondo, ma ormai, ero fin troppo lontana anche solo per essere sicura di ciò che avesse detto.
Non c'ero effettivamente rimasta male, non doveva certo urlare ai quattro venti la nostra amicizia, però avevo rischiato tanto per lui e il fatto che gli importasse così tanto di non farsi vedere con me, spiegava purtroppo molte cose.

Arrivai tra i Grifoni e notai che, a causa dell'orario, nessuno ormai era più in piedi, tranne Harry che contemplava il camino.

«Volevi vedermi?»

«Si» disse distrattamente «Ho scoperto delle cose che dovresti sapere anche tu»

«Parla»

«Il professor Piton subiva del bullismo da parte di nostro padre»

«Che cosa? È ridicolo!» risposi prontamente, trovando ridicola la sua accusa.

«È così ti sto dicendo, Sirius, Remus e Peter Minus lo spalleggiavano, in quattro contro uno» disse avvilito.

«Ne sei sicuro?»

«Ho letto la sua mente, erano i suoi ricordi, non potrei esserne più certo»
Mi bloccai a pensare, era vero? Infondo io non sapevo nulla di mio padre, però per quel che mi era stato raccontato lo descrivevano come un brav'uomo, casinista certo, ma non cattivo.

«Solo questo?» chiesi fredda

«Si»
«Bene, allora me ne vado»

Feci per alzarmi dal divano, ma la sua voce mi bloccò.
«Moon?»
Mi voltai.

«Buonanotte»

«Notte»
Ci mancava solo lui, anche nel suo caso, non ero proprio arrabbiata ma non tolleravo l'idea che non mi credesse; capivo le circostanze, ma era come se la mia parola per lui non avesse peso, mi vedeva come la solita bambina che non sa scegliersi le giuste compagnie.
Tornai nel dormitorio, pregando Salazar di non farmi incontrare nessuno che volesse scambiare ancora due parole con me, era stata una giornata esaustiva e l'unica cosa che volevo era che concludesse.

Piccola Mezzosangue 3 || Draco Malfoy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora