«Portate il signor Potter e la signorina Chang con me, ora glielo faremo vedere a Silente» disse la Umbridge «Tutti loro invece nel mio ufficio, tratteneteli fino al mio arrivo»
In un batter d'occhio arrivarono Percy Weasley, Kingsley e il ministro Caramell che si diressero dritti verso l'ufficio dell'ormai vecchio preside, gli occhi della donna in rosa scintillavano di gloria, fremeva dal desiderio di beccarci, non vedeva assolutamente l'ora. Mentre rimuginavo la sua squadra d'inquisizione si chiuse con noi nel suo strettissimo ufficio tappezza da foto di gatti, Malfoy faceva da guardia fuori la porta e dentro con noi vi erano tutti gli altri scagnozzi della Umbridge.
«Devo andare in bagno» lamentai a Goyle.
«Chissenefrega» mi rispose.
«Te la faccio addosso se non mi fai uscire ora»
Credeva davvero avessi paura di lui? Stupido idiota, come poteva possedere sul serio dei poteri magici?«Malfoy ci ha ordinato di non farvi uscire»
Risi di gusto alla loro affermazione.
«Tiro una bella testata pure a lui se prova a impedirmi di pisciare»«Moon!» mi riprese a bassa voce Hermione.
Non ero mai stata scortese, avevo sempre mantenuto toni soavi ed eleganti in sua presenza, ma in quel momento sentivo esplodere una rabbia indescrivibile in me. Mi sentivo tradita.«Spostati»
Goyle e Tiger si piantarono davanti alla porta per impedirmi di uscire. Di forza li tirai via dalla porta e, malgrado fossero decisamente più robusti rispedir a me, riuscii ad allontanarli e in un piccolo lasso di distrazione, uscii.
«Malfoy, sta scappando!» urlò il più grassottello dei due.
Il biondo non era davanti la porta, bensì seduto su uno dei tavoli a scrivere chissà che di pergamena. Appena si accorse del richiamo, si alzò per venire verso di me.«Dove vai Potter?»
«Fammi passare» mormorai sfacciatamente a denti stretti.«Non puoi andare da nessuna parte»
Il suo tono era calmo, apatico, non era nervoso ne tantomeno preoccupato dalla mia voglia di scappare.«Devo solo andare in bagno»
«Secondo te dovrei crederti?»
«Il bugiardo sei tu non io!» sbottai furiosamente.«Guardami» ordinò severamente.
Avevo evitato in tutti modi di incontrare i suoi occhi, non volevo vederli.«Devo andare in bagno» ripetei acquisendo un tono più calmo e scandendo parola per parola le parole che componevano la mia richiesta.
«Non posso mandarti»
Mi voltai lo stesso per uscire dall'aula ma la sua presa sul mio polso mi costrinse a voltarmi.«Mi manca l'aria, mi lasci uscire!?» urlai letteralmente in preda all'ira.
Fu allora che lo guardai negli occhi: i miei erano pieni di lacrime che pregavano sgorgare e che, sicuramente, non avrebbero resistito tanto prima di bagnarmi completamente il viso. Solo quando se ne accorse lasciò la presa e mi permise finalmente di uscire da quella dannata aula.Mi sciacquai il volto per riprendermi, cercai di ritrovare la calma che ormai avevo totalmente perso. Una volta finito cercai di uscire ma la sua figura mi bloccò il passaggio.
«Ti prego stammi lontano»
La mia era una supplica, consapevole del fatto che non avrei mai retto un confronto con lui in quel momento.«Moon mi dispiace, non potevo davvero mandarti, sono pur sempre un membro della squadra, devo trattarti come gli altri»
Il suo tono continuava ad essere pacato, leggero, come se andasse tutto bene.
«E mi dispiace che sia saltato fuori tutto, ma sarebbe dovuto succedere prima o poi»«Ah certo, fare la spia era nei tuoi piani no?»
«Che cosa?» domandò confuso.
«Mi hai sentito bene»
La sua faccia era sconvolta, sembrava non capire a cosa mi riferissi. Ma dov'era due minuti prima?«Aspetta un attimo» ragionò «Mi stai accusando di aver spifferato io tutto alla Umbridge?»
«Non ti sto accusando, è cos컫Ma che diavolo dici? Io non ho detto nulla»
Gli risi in faccia.
Stupidaggini.
«Moon ti ho dato la mia parola che non avrei detto nulla e non l'ho fatto, perché avrei dovuto?»«Sta zitto, sono un mucchio di sciocchezze» ringhiai.
«È stata l'amichetta di tuo fratello, la Chang, non so se con del Veritaserum o la maledizione Cruciatus ma gliel'ha spifferato lei»
E se stava dicendo la verità?
«Non ti credo»
Mi voltai e feci per andarmene, quando la sua risata amara mi bloccò.«Ma certo, tanto tu non mi credi mai»
«Come scusa?»
«Dici che la nostra è un'amicizia ma alla prima occasione che hai ti scagli contro di me. Non credi mai alle mie parole e metti sempre in dubbio ogni cosa che ti dico, questa per te è amicizia?»
«Io-» provai a parlare.
«No. Sai che ti dico Potter?»
Merda, mi aveva chiamata per cognome, era davvero arrabbiato.
«Ti ho sempre coperta e sempre difesa perché sei stata l'unica qua dentro a provare a conoscere il vero Draco, non semplicemente Malfoy. Ho cercato di aprirmi con te e ho cercato di fidarmi, ma ho sbagliato. Ho sbagliato tutto cazzo»«Non è così e lo sai, io non ti tradirei mai» mormorai, avvertendo i sensi di colpa. Le sue parole mi avevano colpita e lui lo sapeva molto bene. Non le aveva scelte a caso.
«E allora perché per te le stronzate che dicono sul mio conto i tuoi amici valgono sempre di più della mia parola?»
Rimasi in silenzio, aveva ragione.
Al primo problema gli mettevo il muso invece di provare a risolvere, a capire cosa avesse e se effettivamente mi dicesse la verità.«Visto?» rise amareggiato «Come sempre. Moon sei esattamente come tutti loro, non venire a raccontarmi la favoletta che sei diversa»
Fece per andarsene ma lo bloccai.
«Draco» lo richiamai«Lasciami stare Potter»
Gli corsi incontro e lo voltai, lo abbracciai stringendolo fortissimo, lasciando che qualche lacrima rigasse il mio viso.«Hai ragione su tutto e mi farò perdonare, te lo prometto. Ma non litighiamo ora ti prego, ho bisogno di te» sussurrai contro il suo petto.
Fu allora che ricambiò l'abbraccio, accarezzando lentamente la mia schiena... tra le sue braccia le mie paure sembravano più piccole.

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Piccola Mezzosangue 3 || Draco Malfoy
RomanceTERZO LIBRO DELLA RACCOLTA "Piccola Mezzosangue" *** L'adolescenza si sa, non è mai un periodo facile, ma se ai problemi di cuore si aggiungono draghi, creature marine e maghi cattivi, senza dubbio la situazione non migliora. Il quarto anno di Moon...