17 luglio. Paesello.
"Se non vuoi andare non è un problema!"
"No. Non ti preoccupare."risponde Giuseppe visibilmente turbato da ciò che aveva visto. Butta la sigaretta dalla finestra ed esce via dal locale.
Giuseppe fa pochi metri e si siede su una panchina della piazzetta dalla quale fissa il vuoto pensando a ciò che aveva visto. Pensava ai motivi per cui si erono lasciati. La continua lontananza di Aurora, la sua superficialità e quel maledetto telefonino che squillava ogni minuto. La testa viaggiava e ritornava alla serata in pizzeria con Mario, quando il giovane barista si svestì della sua freddezza mostrando a chiunque cosa, significasse essere stato tradito. Giuseppe stava pensando che forse era stato tradito anche lui. Con lo sguardo perso vede due figure da lontano, che si incamminano verso il buio del campetto da tennis, luogo noto per esser diventato meta di giovani coppie durante le ore notturne.
<<Di sicuro non andranno a giocare quei figli di puttana.>>
"Geppe?!"
"Ciao Jè!"
"Che fai tutto da solo, seduto su questa panchina: fredda. Umida. Gelida. Solitaria ecco!"
"Ma perché hai tanta voglia di prendermi per il culo?"chiede sorridendo.
La rossa gli si siede accanto, gli da due baci sulla guancia e gli stringe la mano.
"Lo so cosa stai provando. Ho visto quei due insieme e mi dispiace da morire. Ci sono passata anch'io con quel coglione del tuo amico. Passerà. L'estate è lunga e tu sei un bel ragazzo."
Giuseppe si asciuga una lacrima e lascia cadere la sua testa sulla spalla di Jennifer.
"Bella 'sta sacca, perché non me la regali?" incalza la ragazza, per cercare di cambiare discorso.
"Mi spiace ma non è mia!"
"Che tirchio che sei! Sempre la solita scusa."
"Davvero, non è mia. Ti pare che io metto 'ste cazzate sulle spalle?"
"E' quel che si vede..."
"Magari chiedila al padrone, può darsi che te la regali...Comunque come mai sei uscita da sola? Megan dov'è?"
"Megan è da quel coglione nel bar. Comunque se mi dici di chi è questa sacca, gliela chiedo..."
"Ecco!" risponde Giuseppe, con consapevolezza che la serata per il povero Mario sarebbe andata veramente male.
"Ecco cosa? Non conosco nessuno che si chiama Ecco!"
"La sacca è di un coglione!"
"Aah! Allora puoi tenertela. Già non mi piace più!"
Era arrivato il momento di farle leggere quello che le mandava Mario.
"Ascolta Jennifer, dovrei dirti una cosa! Mi vergogno un tantino..."
"Non dirmi che ti sei innamorato di me!?"chiede ridendo.
"Magari...Sarebbe molto più facile!"
"Scusa?"
"Possiamo parlare altrove? Qui non mi piace molto!" L'occhio andava sempre nella "zona campetto".
"Va bene...fammi dire soltanto a Megan che sono con te, altrimenti va a cercarmi, e si preoccupa.
"Va bene, muoviti, però!"
"No, tu vieni con me."
"Oh Cristo, siete veramente gli stessi! Ma non sapete fare niente da soli?!"
"Scusa, eh! Ma ti stai riferendo a me?"
"Andiamo va..."
I ragazzi entrano nel bar. Con Megan, poggiata al bancone, c'è anche Nicolò, arrivato pochi istanti prima. Giuseppe e Jennifer salutano. Lei ovviamente non lo fa con Mario. Il barista fissa Giuseppe ma lui non ricambia lo sguardo.
Pochi istanti dopo escono dal bar e Giuseppe la prende per le lunghe. Era entrato molto nella parte e quell'empatia rischiava di fare più danni che altro. Dopo molti minuti di parole al vento, Jennifer si siede su una scalinata a forma di L e sbotta impazientita:
"Mi dici ciò che devi? Non mi muovo da qui finchè non parli."
"Hai fretta?"
"No, ma sono abbastanza curiosa."
"Ricordati che la fretta da cattivi consigli. Lo dico a te, e l'ho detto anche a quella testa di cazzo che mi ha mandato qui!"
"Che cazzo vuole Mario da me?"
"Vuole che tu sappia che sei un suo pensiero fisso da ieri. - Giuseppe apre la sacca e mostra le reliquie alla ragazza- vuole che tu veda questo."
La rossa sembra impassibile di fronte a quanto gli viene mostrato. Prende il bigliettino scritto poche ore prima e lo accartoccia in un pugno.
"Cioè questo da ieri che mi ha visto una mezza volta si è innamorato? Ma sta fuori?"
"Jè, innamorato è un parolone."
"Quindi che cazzo vuole? Vuole farsi una scopata quel figlio di puttana e si è inventato tutta sta favoletta?"
"Non ti sembra di esagerare? Ti sta solo mostrando le vostre lettere e la vostra collana, fine."
"E questo cazzo di bigliettino cosa dovrebbe significare? Cosa dovrebbe tornare? L'amore che ho provato per lui che mi ha trattato sempre come una pezza per i piedi?"
Giuseppe prende seriamente le parti dell'amico.
"Adesso sei ingiusta. Mario non è come lo stai descrivendo. Che abbia sbagliato è sotto gli occhi di tutti. Che sia stato un figlio di puttana è sotto gli occhi di tutti. Ma non mi pare il caso di dargliene una colpa tutta la vita. Tu non hai mai sbagliato?! Io ne ho fatte tante. Più di Mario e mo la sto pagando anch'io. Hai visto quella zoccola no? Nessuno è un santo Jennifer. Ma tutti devono avere una seconda opportunità"
"Io con lui non ci torno. Col cazzo Giusè! Neanche fosse l'ultima cosa che faccio."
"Perchè vi siete lasciati l'ultima volta? Non ne ha mai voluto parlare, neppure con me!" chiede Giuseppe.
Jennifer sta in silenzio e fissa il vuoto per minuti che sembrano ore. Giuseppe accanto a lei le stringe la mano e sta in silenzio. La ragazza abbassa la testa e inizia a versare lacrime. Un semplice pianto non basta per descrivere ciò che scorreva dagli occhi di Jennifer in quel momento. Lacrime piene di odio e di un sentimento privo di nome, messo in pausa manco fosse una canzone su una playlist di Spotify. Adesso era come se quella situazione avesse premuto il tasto play e tutto riprendeva da dove era rimasto. Intanto la ragazza pensava al motivo per cui si erano lasciati e non aveva il coraggio di dirlo a Giuseppe. Ma più ci pensava e più le lacrime sembravano non fermarsi. L'amico l'abbraccia forte e la stringe a se, poi le prende il viso tra le mani e le asciuga le lacrime.
Da lontano si sentono delle risate avvicinarsi. Giuseppe non aveva dubbi, era quella di Aurora. Lei e Michele stavano risalendo nel centro di Paesello dopo la loro "passeggiata" serale. Giuseppe prende dal braccio Jennifer e scappano da un vicolo sotto la scalinata dove si erano seduti. Jennifer non capisce bene cosa sta succedendo, non si era accorta di niente, ma tutto questo era servito sicuramente a farla smettere di piangere. Scavalcano un muretto e si nascondono per non farsi vedere. Giuseppe la poggia con le spalle su un muro e fa segno col dito per stare zitta
"Ma si può sapere che cazzo fai e dove mi hai portato?"
Giuseppe le mette la mano sulla bocca per farla stare in silenzio e fa cenno con le dita sull'orecchio , come a dirle "ascolta chi sta passando".
Lei ora capiva, leva la mano dalla sua bocca e abbraccia Giuseppe visibilmente turbato da questa fuga e da ciò che stava avvenendo.
Stavolta è Jennifer ad avvicinarsi al suo viso e a prenderlo in mano. I loro sguardi si incrociano e succede l'irreparabile. Per pochi istanti le loro labbra si avvinghiano, cadendo nel peccato e in un bacio che mai nessuno dei due si sarebbe aspettato.
Si staccano. Si fissano negli occhi. Quelli di Jennifer erano scuri come la pece, ma rossi carichi di sangue e di lacrime. Lei tira uno schiaffo a Giuseppe e corre via senza dire nient'altro.
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ONE SUMMER
RomanceScrivere un romanzo su un'estate adolescenziale è come scrivere un'autobiografia macchiata dall'esperienza dei 30 anni. Questo romanzo nasce oltre 15 anni fa, dopo aver vissuto insieme ai miei amici un'estate di cui portiamo ancora i segni addosso...