Paesello. Pineta. 24 Luglio.
Nonostante il cielo su Paesello fosse nero, gli amici, come ogni anno, non avevano rinunciato al tradizionale giorno in Pineta. Ogni estate, si riunivano, compravano chili di carne e fiumi di birra da arrostire e bere insieme. L'addetto alla griglia come di consueto era Giuseppe, che arrostiva e girava delicatamente ogni fetta di pancetta come fossero di velluto. In quel giorno era meno sorridente del solito. Stava con la testa piegata e parlava poco. Con Jennifer si era salutato a mala pena. Mario e Nicolò erano seduti su una staccionata a pochi passi da lui, e sorseggiavano una Peroni parlando di calciomercato. Entrambi non avevano toccato l'argomento della sera prima.
Poco più in là Giacomo suonava una chitarra e si prendeva la scena sul palcoscenico. Era l'unico gallo in quel pollaio lasciatogli in mano da tutti gli altri ragazzi. Jennifer cantava insieme a lui qualche canzone di Ligabue.
"Io ti sento. Lo stomaco si chiude. Il resto se la ride appena arrivi tu."
È così via. Ogni parola di quella canzone per Giuseppe era una pugnalata ma la rossa non lo sapeva. Quella era la canzone sua e di Aurora, ma in quel momento quel "ti sento" era tutto per la cantante.
Jennifer accompagnata ormai dal suo solito chignon e con qualche litro di birra che iniziava a salire nelle vene, faceva appositamente la stronza, a fianco di un ragazzo che non desiderava, perché le sembrava l'unica via di fuga da quei due amici invaghiti di lei.
Simona era stata invitata insieme ad altri amici ma purtroppo il turno in pizzeria non poteva essere cambiato, quindi decise comunque di fare un giro a salutare gli amici prima di iniziare a lavorare. Arrivò in auto insieme alla sua sorellina.
"Mi fermo pochi minuti, ma una birra potete offrirmela eh!" disse a Nicolò. Così il ragazzo le stappa la birra e iniziano a chiacchierare. Con Mario solo uno sguardo di pochi secondi che come al solito viene distolto da lui. Aveva una forza e un coraggio da fare invidia a molti ma di fronte a quei due occhi non riusciva a reggere il confronto. Ogni volta che la vedeva era come se si innescasse una miccia che gli ricordava quanto fosse stato stronzo con le ragazze. E quanto il Karma sapesse avere una lunga memoria.
"Oh che hai oggi Giù?! Problemi a casa? Lo studio?" chiede Mario
"No perché?"
"Ti vedo moscio e stanco. Vuoi che continuo io con la carne?"
"Piuttosto che lasciare nelle tue mani la carne mi faccio ammazzare" dice Giuseppe ridendo.
Intanto Simona è andata via e quella grossa comitiva inizia a mangiare, cantare, bere e fumare. Dopo ore di risate e spensieratezza il tempo inizia a guastarsi e arrivano le prime gocce d'acqua.
Nicolò prende da parte Jennifer, "Non posso accompagnarti io a casa, devo andare via con Megan. Ho già parlato con Giuseppe, mi ha detto che ti accompagna lui senza problemi."
I due ragazzi sapevano di non poter rifiutare, perché se lo avessero fatto avrebbero dovuto giustificarlo e visto che nessuno sapeva cosa fosse successo preferirono annuire semplicemente con la testa. Entrambi senza proferire più una parola.
Tutti i ragazzi si salutarono ed entrarono ciascuno nelle rispettive auto.
Il silenzio cadde insieme all'imbarazzo nella C3 di Giuseppe.
"Cazzo ho dimenticato il telo da mare in pineta," esclama Jennifer. Così il ragazzo senza dire una parola accosta e fa un'inversione ritornando indietro di pochi chilometri. I due arrivano e scendono dall'auto, le poche gocce che cadevano dal cielo non li obbligarono a prendere l'ombrello.
"Jennifer io non vedo nulla. Sei sicura sia qui?"
"Boh in auto non l'ho messo. Chi lo sente adesso mio padre. Aspè scrivo a Megan."
Si siede sul tavolo di legno a gambe incrociate e inizia a scrivere. Giuseppe le si avvicina e cerca di trovare il coraggio per dire qualcosa.
"Senti Jennifer, forse dovremmo parlare no?!"
"No Giuseppe. Non dobbiamo parlare." risponde la ragazza senza alzare lo sguardo dal telefono.
"Guarda che lì sotto eravamo insieme. Non puoi darmi una colpa perché ci siamo baciati. L'hai voluto anche tu."
La rossa lo fulmina con lo sguardo e poi lo distoglie.
"Jennifer sto sbagliando per caso?! Mi stai dicendo forse che ti ho costretto a baciarmi?!"
"Non ho detto questo. Ma sei il migliore amico di uno che dice di essersi invaghito di me e mi baci?! Che tra l'altro oggi quand'è venuta qui Simona si è voltato di spalle e non ha parlato per mezz'ora. Chissà perché guarda!?"
"Senti Jennifer, non me ne frega un cazzo in questo momento. Possiamo parlare un attimo di ciò che è successo tra noi due? Per te è normale così?"
"No che non è normale Giuseppe. Abbiamo avuto un attimo di crisi entrambi cazzo. Può accadere."
"Ma perché ora devi fare la stronza con me?"
"Vaffanculo Giusè!"
La ragazza salta via dal tavolo e si muove verso la macchina. Il ragazzo la prende dal braccio e la volta verso di sé dandole un bacio. Lei si blocca pochi attimi e poi gli molla un altro schiaffo, dopo quello di poche sere prima. Stavolta non scappa via. Lo guarda fisso negli occhi ed è lei a baciarlo.
La ragazza si fionda verso di lui con grinta e passione. Gli posa le braccia intorno al collo e gli sale addosso. Lui la poggia a un albero mentre la pioggia inizia a farsi insistente. Le alza la gonna di jeans e con le mani inizia a stringere il suo sedere. La ragazza allunga la mano sbottonando l'unico bottone di quel pantaloncino tirandogli fuori il pene. Lui facendo leva sull'albero si rimette il braccio di lei sul collo e le sposta il perizoma in modo da poter entrare dentro di lei.
"Stai tranquillo. Prendo la pillola."
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ONE SUMMER
RomanceScrivere un romanzo su un'estate adolescenziale è come scrivere un'autobiografia macchiata dall'esperienza dei 30 anni. Questo romanzo nasce oltre 15 anni fa, dopo aver vissuto insieme ai miei amici un'estate di cui portiamo ancora i segni addosso...