Capitolo 19

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Paesello. 25 Luglio. Ore 08.02

Quella notte Jennifer non aveva chiuso occhio. Anche se non era riuscita ad ammetterlo a nessuno, neppure a se stessa , il pensiero di Mario era fisso nella sua testa. Era molto più presa da lui che da Giuseppe. Sapeva che con Giuseppe era stato solo un errore frutto della rabbia nei confronti di Mario. Frutto di una passione che si era liberata e aveva divorato il cervello di entrambi. Giacomo non era stato mai un pensiero. Solo uno strumento. Da quando settimane prima aveva iniziata a tartassarla di messaggi. Sapeva bene che a lui non si sarebbe mai avvicinata in nessun altro rapporto che non fosse l'amicizia. Ma in quei giorni fu lo strumento per far ingelosire Mario. Per fare impazzire Giuseppe. E così Jennifer ne approfittò.

La rossa non era mai stata una tipa vendicativa. No. La rossa era molto simile a Simona in questo. Entrambe erano state trasformate in arpie dalla sofferenza che avevano patito per colpa di quel piccolo coglionazzo di Paesello. Bello. Intraprendente. Ma incapace di amare come loro avrebbero voluto.

Non riesce più a dormire, si gira e rigira, ma niente, ormai è sveglia.

"Oh Madonna, sono ancora le otto?! Non ho chiuso occhio!- dice salutando sua mamma-Ciao ma!", le da un bacio sulla guancia, ed escono insieme sul balcone.

"Bella la vista da qui eh?"

"E si...peccato che non possiamo godercela tutto l'anno! Si vede il mare, le montagne e siamo sopra la piazzetta. Che vuoi di più dalla vita?"

Entrambe ritornano a guardare lontano. Prima le verdi montagne, poi il mare, che anche se lontano, si vede perfettamente da qui, è azzurro e calmo.

"Pomeriggio ce la facciamo una nuotata?"-chiede la mamma-

"Magari! Mi sono venut...Oh cazzo!"

"Jenni? Quante volte ti ho detto che non voglio sentirti dire queste parole?! E' il ciclo. E' normale. Non c'è bisogno di dire cazzo!"

"Mà guarda lì sotto! Guarda sulla piazzetta!"

"Cosa?"

"Guarda che c'è scritto lì"- le indica Jennifer con l'indice-

"Non si vede bene...C'è un 25, 25 luglio! Più di questo non si legge."

"Si mamma. 25 luglio. Quella scritta è per me, ne sono sicura!"

"Ma che dici?! Quella scritta c'è da un casino di tempo. Dall'anno scorso!"

"Impossibile."

"E invece ti dico che è così, me la ricordo."

"Ma mamma, è di fronte alla panchina dove mi siedo tutte le sere, vuoi che non l'abbia mai vista?! E poi stranamente, ci facevo caso proprio oggi?"

"Cioè?"

"Oggi è 25 luglio. Ci sei mà?"

"Aspetta: ma anche se l'avessero fatta stanotte, che cazzo c'entri tu?"

"Mamma!"

"Che cosa c'entri tu?"

"Non lo so. Ma sono sicuro sia lì per me."

Jennifer aveva immediatamente collegato quella data a pochi anni prima. Alla prima volta che si era fidanzata con Mario. Era molto brava a ricordare le date. E quella era impressa nella sua testa. Soprattutto perchè il suo pensiero era fisso su Mario da giorni, anche se meno di 24 ore prima aveva fatto sesso appoggiata ad un albero con Giuseppe.

"Mamma vestiti. Andiamo a vedere."

Le due donne si vestono rapidamente e scendono quella lunga scalinata che le avrebbe portate sulla piazzetta in pochi minuti.

"Sei proprio sicura sia per te tesoro?"

"Si mamma. E se è davvero così significa che sono veramente un'idiota. Significa che sono diventata peggio di lui.-Jennifer si ferma e abbraccia sua mamma-Ho fatto sesso col suo migliore amico."

Sua madre la guarda impietrita non capendo ancora bene a chi si riferisse. Ma le parole della figlia erano forti e cariche di rammarico. La ragazza aveva iniziato a piangere appena uscita di casa e non riusciva a smettere di singhiozzare. Sua madre senza girarci troppo intorno dice "Sistemeremo tutto Jenni."

Le donne arrivano in piazzetta. In quel momento Jennifer ebbe la conferma di tutto ciò che aveva pensato. Quella scritta era per lei.

"25 LUGLIO TUTTO PUO' TORNARE COM'ERA! BASTA VOLERLO PRINCIPESSA"

Jennifer si lascia cadere sulla panchina di ferro e fissa immobile quella scritta.

Si sentiva terribilmente in colpa per ciò che aveva fatto a Mario.

Sua mamma la teneva stretta a lei in attesa di una spiegazione che però non arrivava.

All'improvviso il rumore di uno schianto spaccò in due quel silenzio. Un colpo assordante le fece sobbalzare. Da lontano si sentì il suono di una lamiera accartocciata su se stessa. Le due donne si alzano di scatto, e si affacciano da quella lunga piazza, dalla quale si vedeva una grande parte di Paesello. Cercavano con lo sguardo la causa di quel rumore.

"Lì!" disse la madre di Jennifer puntando il dito verso la statale che portava al paese accanto. Una macchina stava rotolando da un dirupo.

Jennifer guardò nella direzione suggeritale da sua madre, e lanciò un grido disperato, quando si accorse di chi fosse quell'auto

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Jennifer guardò nella direzione suggeritale da sua madre, e lanciò un grido disperato, quando si accorse di chi fosse quell'auto. Un grido che sentirono fino al bar, facendo accorrere numerose persone che si affacciarono per vedere cosa stesse accadendo.

"No Mario no! Non farmi questo!" urlava Jennifer.

Sua madre era impietrita insieme a lei.

"Conosci quella macchina?" chiese la donna.

"Mario ti prego. Mario." diceva la ragazza urlando con le mani nei capelli.

Prende il telefono dalla tasca e cerca il numero di Mario in rubrica.

Si ricordò di averlo eliminato. Ma l'aveva ancora impresso nella mente. Lo conosceva a memoria nonostante fossero passati mesi e anni dalla prima volta che l'aveva memorizzato. Lo digita sullo schermo del telefono, bagnato dalle sue lacrime, mentre le mani le tremavano.

Il telefono inizia a squillare a vuoto. Lei prontamente richiama sapendo che il numero era corretto. Non poteva essere lui in quell'auto. Non doveva essere lui.

Ancora nessuna risposta.

La ragazza piangeva disperata. Fino a quando dall'altro lato, risponde una voce.

"Jennifer?!"

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Momento d'autore.

Questo capitolo lo voglio dedicare a te. A te che non sei più con me fisicamente. A te che mi hai insegnato la strada giusta . A te che purtroppo però, non sei riuscito a percorrerla.

Le mie vittorie saranno sempre anche tue. Te l'ho promesso. E così sarà. Per sempre.

Ciao Piè.

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