Cosenza. 7 agosto.
Dopo lo scambio di quei pochi messaggi con Jennifer i ragazzi si accordano per vedersi. Entrambi sarebbero andati in ospedale il giorno dopo. Decidono di parlarne perciò a Cosenza.
Quando si vedono in ospedale, si salutano con un semplice ciao, senza dirsi una parola in più.
Mario nonostante avesse le idee molto chiare, viveva quel momento con un forte stato d'ansia. Non poteva immaginare quale sarebbe stata la reazione di Jennifer al suono di certe parole. E lui fortemente empatico sa già che l'avrebbe vissuta male, per aver dimostrato delle cose che non pensava davvero.
Jennifer era da più di 10 giorni che aspettava quel momento. Aveva provato a scrivere a Mario, per parlare, per sapere come stesse, ma aveva trovato di fronte a lei un muro. Era convinta che quel muro fosse dettato esclusivamente dal fatto che Megan fosse in ospedale. Non immaginandosi minimamente quei passi indietro.
I ragazzi sono entrambi seduti in sala d'attesa. Mario parla con la signora Maria, mentre Jennifer continua a fissare lui e lo schermo del suo cellulare. La rossa prende il coraggio e si alza verso Mario.
"Andiamo a prendere un po' d'aria?"
"Si. Certo!"
I due s'incamminano in silenzio verso l'uscita e si siedono al tavolino del bar, dopo aver ordinato da bere. Jennifer infila la cannuccia del suo estathè al limone tra le labbra. Mario la fissava.
"Come stai Mario?" chiede lei.
"Male."
"Intendo al di là di Megan."
"Lo so. Mi sento male."
"Perchè?"
"Per quello che sta per succedere!"
"Mario. Mi sono comportata malissimo con te in queste settimane. Ho detto e ho fatto delle cose solo per rabbia. Volevo farti soffrire come tu hai fatto con me. Ma sotto sotto volevamo le stesse cose."
"E l'hai capito solo per una scritta del cazzo con una bomboletta?"
La ragazza rabbrividisce sentendo dalla bocca di Mario quelle parole. Le stesse pronunciate pochi giorni prima da Giuseppe.
La ragazze si blocca e pensa che Giuseppe abbia potuto parlare con Mario.
In quel momento è stordita e non sa bene cosa rispondere. Lui la fissa aspettando una sua risposta.
"In che senso?" chiede lei.
"Hai capito che volevamo le stesse cose solo dopo che hai visto quel murales?"
"No Mario!"
"E cosa te l'ha fatto capire?" Mario inspiegabilmente irrigidito, inzia a sputar fuori un'arroganza che è stato costretto a subire nelle settimane precedenti.
In quell'ospedale, in quei giorni si stava svuotando da ogni malessere che lo aveva accompagnato in quei mesi. Prima con Martina. Ora con Jennifer.
"Mario perchè fai così? Che ti prende?"
"Jennifer ti ho solo fatto una domanda!"
La ragazza è imbarazzata . Con gli occhi abbassati non sa cosa dire.
Mario decide di essere sincero e chiarisce la situazione.
"Jennifer io non ti amo. Mi sono invaghito di te solo per non pensare ad altro. Quando ti ho rivista il 16 luglio non ho capito più nulla. Pensavo fosse arrivata qui per salvarmi. Per aiutarmi ad uscire da quell'incubo. Ma poi sei diventata un incubo pure tu. Mi sono invaghito di te solo per andare oltre. Per riempire un buco che mi è stato provocato. Non sapendo che hai contribuito a scavare quel buco ancora di più. Io lo so che è tutta colpa mia. Sono stato uno stronzo. Per l'ennesima volta. Non mi merito perdono. Non mi merito manco le scuse. E manco le voglio a dirla tutta. L'ultima volta che ci siamo lasciati fu perchè non ti amavo. Non c'era nessun altra. Sono stato un coglione all'epoca. Un stupido bugiardo. Adesso non voglio fare lo stesso errore. Voglio essere onesto con te."
La ragazza è rimasta shockata su quella sedia di plastica. Con gli occhi carichi di lacrime fissa Mario impietrita.
Il ragazzo le allunga un fazzolettino di carta per asciugarsi le lacrime. Lei lo fissa. Si alza e va via senza dire una parola.
Mario resta seduto sulla sedia e pochi istanti dopo il suo telefono inizia a squillare.
"Pronto!"
"Dove sei?" chiede Simona
"A Cosenza."
"Cosa c'è? Che voce hai? E' successo qualcosa?"
"No no tutto bene. Anzi i valori di Megan stanno migliorando."
"Si si lo so, me l'ha appena detto la signora Maria!"
"Le hai scritto?"
"No sono qui stordito. Sono appena arrivata in ospedale anch'io. Dove ti sei imboscato?"
"Ah non avevo capito Simò! Sono al bar."
Intanto in quei secondi Simona vede Jennifer piangere proprio andando via dal bar.
Lei stacca la telefonata e raggiunge velocemente Mario, facendo finta di non vedere la rossa.
Pochi secondi ed è di fronte a lui.
"Ma perchè hai staccato la telefonata? E poi cos'è sta faccia?"
"Che è successo con Jennifer?"
"Simò, ma da quanto ti importa!?" risponde lui con freddezza
La ragazza si siede di fronte a lui e lo fissa.
"A che gioco stai giocando?"
"Simò ma che stai dicendo? Ma che vuoi pure tu da me?"
La ragazza prende la lattina di estathè lasciata sul tavolino da Jennifer e inizia a giocarci nervosamente appiattendola su se stessa. Sta un po' in silenzio.
"Perchè è andata via piangendo?"
"Perchè le ho detto quello che pensavo!"
"Cioè, le hai detto che sei innamorato di lei e lei è scappata piangendo?!"
"Simò ma che cazzo hai in testa?"
"Mario l'ho visto il tuo murales di merda! Ho visto il vostro tatuaggio del cazzo!"
"Sei gelosa?"
La ragazza si alza. Gli scaglia addosso la lattina e va via.
"Vaffanculo. Sei sempre il solito stronzo."
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ONE SUMMER
RomanceScrivere un romanzo su un'estate adolescenziale è come scrivere un'autobiografia macchiata dall'esperienza dei 30 anni. Questo romanzo nasce oltre 15 anni fa, dopo aver vissuto insieme ai miei amici un'estate di cui portiamo ancora i segni addosso...