Cosenza. 28 luglio.
Dopo aver salutato i genitori di Megan, Mario decide di rintanarsi nella piccola cappella dell'ospedale, che si trovava dalla parte opposta della sala d'attesa. Per raggiungerla bisognava percorrere un lungo corridoio. Sembrava di percorrere il Calvario. Un corridoio umido e gelido anche nel cuore dell'estate.
La cappella era semplice e sobria. Priva di ghirigori. Nella piccola navata centrale era presente solo un piccolo altare con due sgabelli. Il ragazzo entra e si siede su una panca di legno. Inizia a guardarsi intorno e ad ammirare i pochi quadri esposti. Non c'è luce naturale, ma solo due piccole lampade che illuminano con una fiacca luce rossa e poche decine di lumini accesi.
Fissa un piccolo crocifisso ligneo appeso appena sopra l'altare. Poi chiude gli occhi inizia a parlare con lui.
"Lo so che sei impegnato. Lo so che avrai sicuramente migliaia di persone che stanno soffrendo in questo momento. Ma sto soffrendo anch'io. Anche noi. Ti prego. È una ragazza giovane. Ha fatto tanti errori. Fagliene commettere ancora ti prego! Se ti prendi via lei, sappi che lì da te ci verranno molti di noi. Qui rimarranno solo i nostri corpi senza più un'anima. Ti prego Dio mio. Falla svegliare."
La preghiera viene interrotta.
" Mario." dice una voce femminile, che le sue orecchie non udivano da mesi.
Lui spalanca gli occhi, che pochi istanti prima erano chiusi nella preghiera, e riprende a fissare quel crocifisso.
"Mario. Come stai? " la voce si avvicina.
"Sto pregando Martina." dice lui senza girarsi.
La ragazza sta in silenzio. Trema a pochi metri da lui.
Pochi istanti dopo.
"Cosa vuoi Martina?" dice lui girandosi e fissandola negli occhi.
"Voglio sapere come stai..."
"Martina sto pregando. Se sei venuta per Megan non la trovi qui in cappella."
"Posso abbracciarti? "chiede lei avvicinandosi.
Il ragazzo si alza e ride avanzando verso di lei.
Arriva a pochi passi. La squadra dalla testa ai piedi. La trova deperita e bianca in viso. Come se avesse fatto un viaggio di quaranta ore senza aver mai dormito. Come se non mangiasse e dormisse da giorni.
La guarda fissa negli occhi, e senza provare nulla ribadisce:
"Non voglio parlarti. Non ho il piacere di vedere te e questa tua faccia di merda. Vattene via da qui. Martina lasciami in pace. "
La ragazza piange e trema mentre è con le braccia conserte.
"Martina sei il peggio che io abbia mai incontrato. Ma evidentemente serve averci a che fare coi figli di puttana per capire il male che si è fatto agli altri. Martina devo ringraziarti perché mi hai fatto rendere conto di ciò che sono stato. Sono stato un figlio di puttana. Anche se non ho mai raggiunto neppure col pensiero il tuo livello. Adesso non ho nulla da dirti o da raccontarti. Vai da Megan e lasciami in pace. "
La ragazza continuando a piangere si avvicina e lo abbraccia forte. Lui resta immobile per pochi secondi. Poi si libera da quell'abbraccio che gli provoca solo fastidio.
"Sparisci Martina e portati dietro Christian perché altrimenti finisce male. "
Lascia lì da sola la ragazza in lacrime, ed esce dalla cappella. Ripercorre il corridoio finchè non vede alla sua destra un piccolo dehor. Entra e si accende una sigaretta.
Prende il telefono dalla tasca e scrive a Simona.
M//Ei. Come stai?//
S//Male. Sto andando a lavoro. Sei a Cosenza? Ci sono novità?//
M//Si, sono qui. Nessuna novità. La situazione è stazionaria.//
Mario voleva dire qualcosa su Martina, ma non sapeva se fosse giusto. Non sapeva se fosse corretto farlo. E soprattutto non sapeva cosa dire.
S//Tu come ti senti?//
M//Una pezza. Mi sono nascosto un po' nella cappella dell'ospedale per rilassarmi un attimo.//
S//Bravo stenditi su una panca della chiesa e fatti 'na dormita :)// scrive lei per sdrammatizzare.
Uno dei difetti di Mario è quello di non riuscire a tenersi le cose da dire. Anche al costo di fare una cazzata.
Rubrica. Simona. Chiama.
"Hai finito i messaggi?" dice lei ridendo.
"No...volevo chiamarti." dice lui con voce preoccupata
"Mi devi dire qualcosa?"
"No."
"Mi hai chiamato per non dirmi nulla?"
Silenzio.
"No, una cosa devo dirtela. -Mario fa un ultimo tiro alla sigaretta e la getta lontana- E' tornata Martina."
"E da me cosa vuoi?"
"E' venuta a cercarmi nella cappella!"
"E da me cosa vuoi Mario?" ripete la ragazza
"Niente volevo solo dirtelo!"
"Perchè pensi che la cosa possa riguardarmi Mario?" chiede lei con aria rigida.
"Non lo so. Volevo solo dirtelo."
"Mario. Non è che perchè siamo stati seduti insieme su una spiaggia è cambiato qualcosa! Rimani sempre lo stesso figlio di puttana per me. Adesso scusami ma devo andare a lavoro."
La ragazza stacca la telefonata e scoppia a piangere.
Mario si siede su una vecchia sedia di plastica fissando il cemento sotto i suoi piedi.
Pochi secondi dopo vede passare dal corridoio Martina in lacrime.
Lui si accende un'altra sigaretta.
Cosenza e Paesello. 29 luglio.
M//Scusami. Sembra che come mi muovo muovo con te pesto una merda.//
S//Mario cosa vuoi da me?//
M//Nulla Simona. Ti giuro. Volevo solo essere corretto e dirti cosa fosse successo.//
S//Perchè?//
M//Non lo so Simo. Sono stato una merda con te.//
S//E adesso pensi di non esserlo più solo perchè mi dici che la tua ex ti ha fatto visita?//
M//Non è solo la mia ex. E' stato il motivo per cui io e te non abbiamo mai avuto un rapporto civile.//
S//No Mario. Il motivo per cui io e te non abbiamo mai avuto un rapporto civile sei tu.//
M//...hai ragione. Vorrei solo non aver fatto tutto questo casino nella mia vita. Vorrei solo non aver mai dovuto far soffrire nessuno.//
S//Mario stai sereno. Pensa a stare bene eh...//
M//Posso dirti una cosa?//
S//Dimmi.//
M//L'unico momento in cui sono stato bene in questi ultimi mesi vuoi sapere qual'è?//
S//Dimmi.//
M//Sulla spiaggia con te. In quei minuti ho dimenticato tutto.//
Simona dall'altro capo del telefono non sa cosa scrivere.
Preferisce non farlo. Spegne il telefono. Si poggia sul letto e non chiude occhio per tutta la notte.
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ONE SUMMER
RomanceScrivere un romanzo su un'estate adolescenziale è come scrivere un'autobiografia macchiata dall'esperienza dei 30 anni. Questo romanzo nasce oltre 15 anni fa, dopo aver vissuto insieme ai miei amici un'estate di cui portiamo ancora i segni addosso...