Capitolo 7

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Stiles' pov

Sento la chiave girare, poi la porta che si apre. Capisco che è Lexy quando la sento ridere. Sale le scale e apre la porta. Con lei c'è anche Scott. 
-Hey, andata bene la serata?- chiedo ad entrambi, ma dal sorriso sul loro volto potrei scommettere che è andata alla grande. 
-Direi proprio di sì- dice il mio migliore amico mentre si volta verso Lexy. Lei mi guarda. 
-Oh no, altre notizie brutte vero?- intuisce. A volte mi fa paura come riesca a capire tutto dal mio volto. 
-Nostro padre è andato in ospedale poco fa. Si tratta del conducente- rivelo. Scott mi guarda in attesa. -Ha detto che non ce l'ha fatta, è andato- dico il più delicatamente possibile.
-È...andato?- chiede Scott balbettando. Lexy lo guarda preoccupato. 
-Scott...è morto- concludo. Sul suo volto appare un'espressione di tristezza, poi di rabbia. Si alza e esce di corsa. Lexy lo segue, ma Scott è troppo veloce.
-Lascialo Lexy- dico rassegnato. 
-Ma è arrabbiato e si potrebbe trasformare in qualsiasi momento- a momenti grida. È agitata. 
-Lo so sorellina, ma noi non lo possiamo capire. Per lui è difficile e dobbiamo dargli il tempo necessario- le spiego. Lei scuote la testa e si siede accanto a me. Si mette le mani tra i capelli e poi sospira.
-Andava tutto così bene- dice.
-E andrà bene, lo sai- non so se sto cercando di rassicurare lei o me. -allora...com'è stata questa sera?- chiedo per distrarla. Improvvisamente le si illuminano gli occhi. Come ogni volta in cui si parla del mio amico. Non so ancora se considerarlo negativo o positivo, ma vederla felice è bellissimo.
-Benissimo, Scott è riuscito a fare sei strike di fila. Avresti dovuto vedere la faccia di Jackson- inizia a ridere e man mano che racconta, la imito.

                                             ***
Lexy's pov
Sto mettendo i libri nel mio armadietto, quando vedo una chioma di capelli castani molto familiare. Saluto Lydia e vado verso quella ragazza.
-Allison?- chiedo incerta. Com'era possibile che fosse lì?Lei si gira e anche sulla sua faccia appare lo stupore.
-Lexy! O mio dio, che bello rivederti- mi dice abbracciandomi.
-Anche per me. Che ci fai qui?- domando curiosa.
-San Francisco era una tappa temporanea, ma spero che ci fermeremo più a lungo a Beacon Hills- mi spiega lei.
-Sono felice che tu sia qui- le sorrido.
-Potremmo vederci come ai vecchi tempi ora. Che ne dici?- mi chiede.
-Dico che sarebbe fantastico- poi la saluto, giusto in tempo per vedere Jackson che sta parlando con un ragazzo. Cosa dico. Jackson non parla, sta litigando come suo solito. Ma non è la cosa che mi sorprende di più. Sta parlando con Derek. È ancora più pallido del solito e dalla manica scende una goccia di sangue. Non so cosa fare, così ascolto.
-Perchè te l'ho chiesto in modo educato e lo faccio una volta sola- dice Derek. Ho perso la prima parte del discorso.
-Ok uomo duro, facciamo così. Io ti aiuto a trovarlo e tu mi dici che cosa gli vendi. Che roba è?- chiede Jackson. Davvero Jackson?.
-Steroidi?- domanda Derek fissandolo.
-No, biscotti degli scout. Si può sapere di che credi che stia parlando?- dice con tono presuntuoso. Come sempre. Non vuoi davvero saperlo. -Oh e comunque, qualsiasi cosa sia devi smettere di provare la merce perché sembri distrutto- 
Derek abbasso lo sguardo nello stesso momento in cui una goccia di sangue scivola a terra. Lo osservo mentre chiude le mani a pugno e ho paura. Non so se per lui o per Jackson. Scatto in avanti. 
-Derek- è l'unica cosa che dico. Lui mi guarda rapidamente, rivolge un'ultima occhiata a Jackson, e mi raggiunge. 
-No, non abbiamo finito- mormora Jackson. Derek si gira e lo sbatte contro l'armadietto. 
-Derek, lascialo- grido. Ha gli artigli pregnanti di sangue. Jackson sta tremando e si porta una mano sul collo, dove Derek ha conficcato le sue unghie. Io cerco di avvicinarmi a Jackson, ma Derek mi prende per il braccio e mi trascina con lui. Si appoggia ad un muro e mi zittisce quando cerco di parlare. Sta ascoltando qualcuno. Lo capisco dai suoi occhi fissi e la bocca semi schiusa. La campanella suona e Derek si tappa le orecchie. Evidentemente la percepisce molto più forte di me.
-Che ci fai qui? Perchè sanguini?- chiedo sussurrando, ma lui non risponde. Cambia argomento invece.
-Devo trovare Scott e Stiles- dice mentre cammina verso l'uscita. Siamo ormai nel parcheggio della scuola. Derek attraversa il parcheggio e si mette in mezzo alla strada, proprio un momento prima che Stiles lo investa con la Jeep. Mio fratello frena e le macchine attorno a noi iniziano a raggrupparsi. Qualcuno suona il clacson più volte. Persino Scott ci raggiunge. Prima che arrivi, Derek cade a terra. Io scatto in avanti cercando di alzarlo, ma è troppo pesante. 
-Che ci fai qui?- chiede Scott.
-Buffo, ho chiesto la stessa cosa anche io- dico seccata.
-Mi hanno sparato- risponde Derek.
-Non ha una bella cera- dice mio fratello.
-Grazie capitan ovvio- ribatto con sarcasmo.
-Perchè non guarisci?- domanda Scott. Derek dovrebbe guarire come me e lui, ma non sembra stia accadendo.
-Non ci riesco, era un proiettile diverso- dice Derek, tra un respiro e l'altro. Un proiettile diverso? Quanti tipi esistono?.
-Era d'argento vero?- chiede Stiles.
-No idiota- diciamo all'unisono io e Derek.
-Ha detto che ti restavano 48 ore- dice Scott. Io e Stiles ci guardiamo confusi, non capendo di che cosa stia parlando.
-Che cosa?Chi ha detto che ho 48 ore?- domanda Derek. 
-Quella che ti ha sparato- dice tranquillamente Scott. Gli occhi di Derek diventano azzurri e lui geme dal dolore. 
-Ma che stai facendo? Smettila Derek- grida Scott.
-Non credi lo farebbe se potesse?- domando arrabbiata.-facciamolo salire in macchina, subito- continuo.
Scott mi aiuta a tirarlo su e metterlo sul sedile della jeep. 
-Dobbiamo scoprire che proiettili usano- dice Derek.
-Io? Ma che cosa dovrei fare?- chiede Scott confuso.
-Sei l'unico che la conosce, lei è una Argent- mormora il corvino. Io mi alzo di scatto.
-Argent?- chiedo allarmata.
-Ma la conosco a malapena. È nel mio corso di letteratura, tutto qui- dice Scott alzando le braccia.
-State parlando di Allison?- domando scocciata. Tutti stanno ignorando le mie domande oggi. Questa volta però, si voltano verso di me. 
-La conosci?- chiede Derek. Evidentemente anche Stiles e Scott sono sorpresi quanto Derek.
-Sì, andavamo al campo estivo insieme a San Francisco. Ora si è trasferita qui- spiego loro. 
-Mi devi aiutare, lei è una di loro- mi guarda negli occhi.
-Perché dovremmo aiutarti?- chiede Scott.
-Perché avete bisogno di me-dice lui. Avete. Io e Scott abbiamo bisogno di lui ed è vero. 
-Ok, cosa devo fare?- chiedo.
-Vai a casa sua e trova i proiettili che usano- mi dice, ma sembra più un ordine e sento l'obbligo di farlo. Scendo dalla macchina per cercare Allison, che è appena uscita dalla sua macchina, in coda come tutte le altre. 
-Hey, che ne dici di una di quelle serate come ai vecchi tempi?- chiedo con un sorriso. 
-Salta in macchina- mi dice entusiasta. Stiles parte, liberando tutto il traffico, mentre Scott mi saluta quando Allison arriva all'uscita del parcheggio.
-È il tuo ragazzo?- chiede con un ghigno.
-No, decisamente no- rispondo io. 
-Da quant'è che non ci vediamo? 4 anni?- continua.
-Sì, mi sembra ancora incredibile che tu sia qui- dico mentre parcheggia nel vialetto di casa sua. Lei apre la porta e insieme saliamo le scale verso la sua camera. Quest'ultima ha decine di fogli appese su un muro rosa carne. È piena di scatoloni.
-Da quanto ti sei trasferita?- chiedo guardando tutti quei scatoloni.
-Da più di un mese, ma me la prendo comoda- dice tranquilla. Al campo mi ha raccontato di come la sua famiglia trasloca spesso, motivo per cui lei non è mai riuscita a farsi degli amici o una vita stabile. Questa volta è così sicura di rimanere a Beacon Hills, che probabilmente non ha la fretta di disfare tutto. Io annuisco e sbircio all'interno di un scatolone. 
-Non ci credo! Lo hai tenuto?- chiedo incredula. Al campo mi ero portata un peluche. Era un unicorno e si chiamava Skittles e ora è proprio davanti a me. Non riuscivo a dormire senza, ma quello era l'ultimo anno al campo estivo e volevo dare ad Allison qualcosa che le ricordasse di me. 
-Certo che sì, per te era molto importante e lo è anche per me- mi dice tirandolo fuori. Poi sembra ricordare. -Come stai? Sai di che parlo- dice attentamente.
-Il dolore non se ne va mai completamente, ma sto meglio- dico senza guardarla. Capisce che è un tasto dolente.
-Sono contenta, al campo estivo non volevi nemmeno parlarne- dice sincera. In quel momento il mio telefono vibra. Lo prendo e vedo un messaggio da Stiles.
Lo hai trovato?
Ho bisogno di più tempo. Ed è quello che scrivo a mio fratello.In questo momento mi ricordo il motivo per cui sono qui. Derek. Potrebbe morire se non prendessi quel proiettile. Devo muovermi. Accanto al comodino c'è una foto. Quando mi alzo dal letto dove eravamo sedute prima, non riesco a fare a meno di osservarla. Raffigura la mia amica insieme ad una donna giovane, dai capelli biondi. 
-Quella è mia zia- dice guardandola.
-Allora la bellezza è proprio di famiglia- commento io. 
-Smettila. Comunque è arrivata ieri notte- continua lei.
-Ieri notte?- domando. Un'idea strana mi passa per la mente.
-Sì, aveva un problema con l'auto, credo- dice incerta. Non mi piace quel tono. 
-Senti, mi diresti dov’è il bagno?-chiedo. Non so come farò a trovare quel dannato proiettile, ma da qualche parte devo pur iniziare. Mi porta nella stanza degli ospiti dove c’è un piccolo bagno. Appena ci entro, il cellulare mi squilla. Rispondo.
-Che cosa dovremmo farcene di lui?-mi chiede Stiles.
-Non lo so...Scott, potete portarlo alla clinica?- domando sapendo che anche Scott si trovava lì. Stiles sospira.
-Tralaltro sta iniziando a puzzare- si lamenta. Faccio una smorfia.
-Puzzare di…-dico senza finire la frase.
-Di morte-quasi urla.
-D’accordo, portatelo alla clinica e faccio più in fretta che posso-ordino loro. Sento dei bisbigli tra di loro, poi a parlare è Derek.
-Lo hai trovato?- la voce è debole, ma sempre minacciosa.
-Ho bisogno di un po’ di tempo- dico supplicandolo.
-Lexy, se non lo trovi...io sono morto okay?- mi dice.
-Comincio a pensare che non sarebbe male- sento dire da Scott. Non lo può credere davvero. Derek è l’unico che ci può aiutare. Esco dal bagno e noto subito un grande borsone nero per terra. Chiudo la porta della camera e lo apro. Dentro ci sono vestiti e una scatola di legno accanto ad un pugnale. Prendo la scatola. All'interno ci sono un centinaio di proiettili di diversa dimensione. Allison mi aveva accennato che la sua famiglia ha a che fare con le armi, ma questo lo rende reale. Tra i proiettili c’è un’altra  scatola. La apro attentamente. Ci sono 10 buchi ed in ognuno c’è un proiettile a punta. In tutti tranne uno. Ne afferro uno e al suo contatto sento una strana sensazione. Non perdere tempo Lexy. Lo infilo in uno dei miei stivaletti. Non si sa mai. Chiudo la scatoletta e la frase sopra cattura la mia attenzione. Aconit napel bleu nordique. Il mio francese è arrugginito, ma scatto una foto e la mando a Stiles. Risistemo tutto com’era e mi dirigo verso la camera di Allison.
-Rieccomi, ora dovrei andare. Ho ricevuto un messaggio urgente da mio fratello- mento o quasi. In fondo è la verità.
-Ti accompagno alla porta- si offre lei. Scese le scale vedo una donna dai capelli dorati avvicinarsi.
-Aspettate un attimo-dice. Io ed Allison ci guardiamo confuse. -Piacere, sono Kate- mi porge la mano. Io la stringo a disagio. Devo andarmene al più presto. Se quello era il borsone di Kate, significa che è stata lei a sparare a Derek. 
-Lexy- mi presento.
-Devo chiederti una cosa Lexy-dice con tono pacato. Io le faccio cenno di continuare. Alza le spalle sorridendo e non posso fare a meno di pensare a quanto bella sia. Ma è una bellezza che incute terrore. E a me non piace avere terrore.
-Ti dispiace svuotare le tasche?- chiede e io trattengo il fiato. 
-Zia, davvero?-domanda incredula la mia amica.
-Va tutto bene Ally- le dico tranquillizzandola. Tiro in fuori le tasche della mia giacca e quelle della felpa. Ci sono solo le mie tic tac alla menta. Kate rimane in silenzio e mi trattengo dal sorridere. Sento un campanello suonare. Probabilmente è Scott che è venuto a prendermi. Allison apre la porta e si scusa per Kate. Io la abbraccio e salgo sulla bici di Scott, le mie braccia attorno alla suo collo come d’abitudine.
-Sai, un giorno avrai una moto e allora potrò starmene seduta e comoda- dico per togliermi quell’ansia che mi era venuta prima. 
-Fino ad allora dovrai accontentarti di questo, principessa- mi risponde divertito. 
-Fermati un attimo- ordino a Scott dopo pochi metri. Lui obbedisce e mi tolgo il proiettile dallo stivaletto.
-Perchè?- è la sua unica domanda. Risalgo sulla bici.
-Mettere l'arma del crimine nel luogo più accessibile non è la cosa più intelligente da fare, che dici?- spiego come se fosse la cosa più ovvia al mondo. In realtà ringrazio tutte le serie tv che ho visto per avermi addestrata bene.
-Non smetti di stupirmi Lexy- ribatte il mio amico. 
Quando entriamo nella clinica, vedo Stiles con in mano una lama. Una grande lama.  A preoccuparmi è il fatto che sia appoggiata al braccio di Derek. 
-Che diavolo stai facendo Stiles?- chiedo correndo verso di lui.
-Mi hai evitato una vita piena di incubi- sospira lui. Prendo il proiettile e lo passo subito a Derek. Non ho idea di cosa se ne faccia, ma resto a guardare.
-Che cosa vuoi farci?- domanda Stiles.
-Voglio…- sussurra Derek con il proiettile in mano. Lo vedo barcollare e cadere a terra. 
-No, no, no- urla Scott. Il proiettile finisce dentro una grata. Scott si lancia per terra, ma non abbastanza in fretta da prendere il proiettile prima che cada nel buco. Io mi fiondo su Derek.
-Derek- chiamo il mio alfa. 
-Credo stia morendo- dice Stiles due volte. Si sta rivolgendo a Scott che è ancora intento a prendere il proiettile.
-Scott, hai degli artigli, usali- urlo. Lui si concentra e lentamente tira fuori il proiettile.
-L'ho preso- grida avvicinandosi.
-Stiles, colpiscilo- ordino a mio fratello. Lui mi guarda come se fossi pazza.
-Cosa?Stai scherzando?- chiede lui. Io sbuffo.
-Devo fare tutto da sola?- tiro un pugno in faccia a Derek. Lui si risveglia. Scott e Stiles lo aiutano a rialzarsi mentre io mi massaggio la mano. Le nocche sono diventate rosse, ma in pochi secondi tornano del colore naturale. Derek addenta il proiettile e fa cadere la punta. All'interno ci sono dei granelli. Lui prende un accendino. Da dove lo ha preso poi?. Dà fuoco alla polvere che emette un fumo blu. In pochi secondi rimangono solo i granelli e lui li prende in un pugno. Con l'indice destro spinge la polvere dentro al buco che ha nel braccio. Io mi volto per non guardare. Sento Derek gridare dal dolore e quando mi rigiro è per terra, a contorcersi dal dolore. Le vene che prima erano ben visibili, ora si stanno ritirando lasciando il braccio senza nessun livido. È guarito completamente.
-Questo è stato fantastico- dice mio fratello entusiasta. Io e Scott lo guardiamo male.
-Stai bene?- chiedo preoccupata.
-A parte il dolore lancinante- risponde Derek.
-La capacità a ricorrere al sarcasmo è un buon segno- ribatte Stiles.
-Ok, ti abbiamo salvato la vita, quindi devi lasciarci in pace- dice Scott. Io vorrei gridargli di fermarsi. Derek non è una delle persone più amichevoli, ma era utile. -Se non lo fai...torneremo dagli Argent e gli racconteremo ogni cosa- 
-Vi fidate di loro? Credete che vi aiuteranno?- domanda Derek. Ora mi sta fissando. Io sono amica di Allison, ma non a tal punto da rivelarle la verità. Non dopo aver visto tutti quei proiettili. 
-Perchè no?Sono molto più simpatici dite- continua Scott.
-Ti faccio vedere io quanto simpatici sono- risponde Derek.
-Che vuoi dire?- chiedo intromettendomi. 
                 
                                           ***
Ci troviamo davanti al Beacon crossing home. Non so perché siamo in un posto del genere, ma seguo i ragazzi senza fare domande. Il posto sembra quasi deserto E Derek si muove all'interno come se lo avesse percorso ogni giorno. Apre una porta e ci fa entrare. Dentro c'è un uomo su una sedia a rotelle. Direi che è morto se non fosse per gli occhi spalancati. Mantengo la distanza. 
-Lui chi è?- chiede Scott. 
-Mio zio...Peter Hale- risponde Derek. Io lo guardo, è la seconda volta che lo sento parlare della famiglia. O di quello che ne è rimasta. L'unica volta in cui ne avevamo parlato, mi ha detto che non tutta la sua famiglia era morta nell'incendio.
-Ed è come te, un licantropo?- domanda il mio amico.
-Lo era, adesso è malapena umano- dice Derek faccendomi rabbrividire. -Sei anni fa, mentre io e mia sorella eravamo a scuola, casa nostra è andata a fuoco. Rimasero intrappolate 11 persone, lui fu l'unico a sopravvivere- racconta lui.
Io rimango in silenzio, cercando di accumulare tutte quelle informazioni. Cosa c'entrava tutto questo con Allison?
-Perchè pensi siano stati loro?- chiedo delicatamente.
-Erano gli unici a sapere di noi- ribatte lui.
-Forse avevano una ragione- dice Scott. 
-Ad esempio?- il tono di Derek è tagliente. Si avvicina allo zio.-E questo come me lo giustifichi?- chiede mentre gira la carrozzina dell'uomo davanti a noi. La sua testa cade di lato. Metà della faccia è ustionata. -Dicono che uccidono solo adulti e con prove certe, ma in quel incendio morirono anche persone normalissime. È questo quello che fanno. E anche Allison è come loro- la sua voce è piena d'odio. 
-Che state facendo?Come siete entrati?- chiede una voce nuova. È un'infermiera dai capelli rossi. 
-Stavamo andando via- risponde Derek. Usciamo tutti da quel posto degli incubi. 

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