Capitolo 11

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-Stiles si è appena schiantato contro la macchina in cui c'era Melissa- mi riferisce Al. Dopo 15 minuti dalla mia chiamata, lei li aveva trovati. Non potevo amarla di più.
-Cos'ha fatto Stiles?- chiedo ad alta voce. Non posso far altro che andare su e giù per la camera. Solo lui poteva avere quest'idee.
-Ora sta parlando con Melissa, le sta dicendo che si è fatto male al collo- continua la mia amica. Mi porto una mano sulla fronte.
-Che idiota, e Scott?- domando.
-È nascosto dietro la Jeep, buffo, non credi?- dice tranquillamente. Lei è la Luna Lovegood della situazione.
-L'uomo che sta con la mamma di Scott, come ti sembra?- domando.
-Boh, sembra un po' pazzo. Sta parlando da solo- risponde divertita. -Aspetta. Scott se ne sta andando-
-Se ne sta andando? Dove diavolo vuole andare?- chiedo preoccupata.
-Non lo so, si è messo a correre. Vuoi che lo segua?- si offre lei.
-No, lascia stare. Assicurati che Melissa stia bene- dico attaccando. La mia preoccupazione è rivolta verso Derek ora. Non risponde al telefono da un'ora e papà è piazzato in cucina, quasi ad assicurarsi che io non scappi. Lancio il telefono sul letto e urlo di frustrazione. Mi sento impotente. Troppe cose si stanno accumulando nella mia mente e non so come raggrupparle. Scott che non mi parla, Derek che non risponde al telefono, io che accetto che mamma non c'è più, la mia trasformazione. Ripenso a tutto quello che ho passato e ad ogni ricordo il mio respiro si fa più rado. Chiudo gli occhi e cerco di concentrarmi su un ricordo felice.

Io e Scott stiamo giocando fuori dall'edificio imponente. Lui mi sta rincorrendo e io cerco di scappare più velocemente da lui, per non farmi prendere. Le mie risate riempiono il parcheggio di quel luogo, che di risate ne sente poche. Scott scatta in avanti, afferrandomi per la giacca. Mi sfugge un urletto.
-Ti ho presa- grida lui.
-Questo gioco non è divertente senza Stiles- dico imbronciata.
-Non ti stai divertendo?- chiede leggermente deluso.
-Non è per quello, Stiles era il mostro che mi attaccava e tu l'eroe che mi salvava. Ora chi mi salverà?- domando seria. Lui guarda l'edificio dietro di me e si ricompone. Poi sorride.
-Io ti salverò, lo farò sempre- risponde, lasciando la presa sulla mia manica. Sorrido.
-E io sarò la tua principessa, per sempre- dico contenta.
In quel momento, un bambino esce dalla porta principale e viene verso di me. Ha una camicia a scacchi e la testa abbassata.
-Lexy- dice incerto. Non l'ho mai sentito parlare così, mai con quel tono triste e serio.
-No...- dico incredula. -Stiles, mamma sta bene. Non è così?-
Lui non risponde e due lacrime mi rigano le guance. Scuoto la testa e cado in ginocchio. Non ero lì con lei. Non le ho potuto dire addio. Chi mi avrebbe raccontato le storie sui miti greci prima di andare a dormire?
-Va tutto bene, Lexy-mi rassicura Stiles, avvolgendomi nelle sue braccia. È un bambino minuto, ma nemmeno io occupo molto spazio, perciò non ha problemi a stringermi. Lui mi stringe e insieme dondoliamo avanti e indietro, proprio davanti all'ingresso dell'ospedale, dove un minuto prima stavo ridendo.

                                          ***
-Va tutto bene, lexy- dice Stiles. Apro gli occhi e lo guardo. Sono appoggiata su un muro, con le mani sul cuore. Lui si accovaccia verso di me, appoggiando le sue mani, sopra le mie. -Vieni qui-
-Non riesco a...- dico tra un affanno e l'altro.
-Lo so. Conta insieme a me, andiamo- dice con voce dolce. Io annuisco.
-Uno- inizio a contare.
-Due- prosegue lui. Annuisce ogni volta che continuo a contare. -Brava, vai avanti-
-Sei- dico fermandomi. Mi sembra che mi si sia restituita l'aria. È la sensazione più brutta che io abbia mai provato. -Che diavolo era?-
-Un attacco di panico- risponde subito. Sorrido amaramente.
-Non eri tu quello con gli attacchi di panico?- chiedo. Lui sorride a sua volta.
-Mi sono presa una pausa da loro- dice.
-Melissa sta bene?- domando. Lui annuisce.
-Sta bene, non ti preoccupare- mi riferisce. Quando mi vede a disagio, si alza e si allontana.
-Grazie- mi affretto a ringraziarlo. Lui sembra sorpreso.
-Non c'è bisogno di ringraziarmi, sorellina- le sue labbra sono leggermente incurvate in su, ma il suo sguardo esprime preoccupazione.
-Ti succedeva spesso, non è così?- chiedo triste. Si mostra sempre scherzoso e spensierato, ma solo gli dei sanno cosa c'è in quella sua minuscola testa.
-Si- si limita a dire. -non è divertente, vero?-
-Per niente- rispondo. -stavo pensando al nostro gioco, te lo ricordi?-
-Il mostro, la principessa e l'eroe?- chiede sorridendo. -Ne sono passati di anni-
-Sai, in quel periodo ero in fissa con uno dei miti che mi raccontava mamma- sorrido al ricordo.
-Il labirinto e il Minotauro, giusto?- azzarda. Io annuisco.
-Io ero Arianna e Scott Teseo- lo informo.
-Oh si, morire ogni volta era noioso- ride.
-Ma almeno Scott non mi odiava- dico drammatica.
-Andiamo, lo sappiamo entrambi che non ti odia- ribatte Stiles. Ora siamo entrambi appoggiati con la schiena al muro. Giro la testa verso di lui e lo guardo negli occhi. Non riuscirei mai ad ammettere quello che provo per lui, ma tengo a quel ragazzo più di chiunque altro. "Ti sei rammollita, Lexy". Sorrido e gli prendo una mano, intrecciando le sue dita con le mie.
-Se mai ti capitassero ancora, gli attacchi di panico intendo fammelo sapere- dico, quasi come un ordine. Lui non ha esitato ad aiutarmi e non lo farò nemmeno io.
-D'accordo, principessa- dice scherzando. -Sembra che alla fine, sia il mostro a salvare la principessa eh?-
-Già. Sai, Lydia mi ha detto una cosa una volta. Non era seria e nemmeno il discorso lo era, ma quella frase mi è rimasta in testa da allora- spiego.
-Spara-dice con interesse.
-Non tutti i mostri, fanno cose mostruose- rispondo sorridendo.
-Ringraziamo le perle di Lydia Martin-

Lost in Beacon Hills || tw ff Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora