Capitolo 24

302 14 1
                                    

-Andiamocene- sussura Derek, tirandomi per il braccio.
-No, aspetta- gli intimo.
Scott non ci sta davvero tradendo, non è possibile. È pur sempre il ragazzo che conosco da sempre.
-Un attimo, le è caduto questo- dice Scott, afferrando la scatoletta dei medicinali di Gerard.
Non ci posso credere.
-Ti porto a casa- dice Derek, con tono fermo. È teso e anche se non lo dimostra, è deluso. Si fidava di Scott quasi quanto me.
-È meglio di no. Mi porterà mio padre-
-Okay, allora...ciao-
Mi rivolge uno sguardo fugace per poi girarsi.
-Hey!- lo richiamo. -Di me ti puoi fidare, lo sai?- chiedo al mio alfa. Annuisce in modo appena percettibile e prosegue per la sua strada.
Scott mi si avvicina, prendendomi per mano.
-Stai bene?- domanda preoccupato. Io mi scosto dalla sua presa.
-Gerard? Davvero Scott?- domando ferita, oltreppasandolo.
Raggiungo papà, fuori dalla clinica dove sono adunate altre macchine della polizia. Perché sono venute soltanto ora? Potevamo evitare tutto questo.
C'è qualcosa di strano però. La tensione è sempre più palpabile nell'aria. La polizia sta trasportando un corpo dall'acqua. Il corpo di un ragazzo giovane, dai capelli castani.
Matt.
Mi porto una mano alla bocca. Matt non era la persona migliore al mondo, ma non meritava di morire così. Il suo incubo peggiore si è realizzato. È morto annegato. Ancora.
-Tesoro- esclama papà, prendendomi in braccio.
In questo momento non vorrei fare altro che piangere.

                                           ***
La parte brutta del svegliarsi?
Ricordarsi che tutto è andato storto e ricominciare da capo.
Non solo la mia migliore amica ha riportato in vita lo zio psicopatico del mio alfa. Non solo qualcuno aveva ucciso Matt, ma c'era anche la possibilità che Scott, il mio ragazzo non-ragazzo, ci stesse tradendo.
In più, dopo tutto quello che è successo alla centrale, papà ci tiene che io e Stiles parliamo con la psicologa della scuola.
-Papà! Non mi serve una psicologa- gli ho urlato, ma per lui la questione era chiusa. E credo di avergli causato abbastanza problemi. Stiles non si è nemmeno impegnato a commentare, il che è preoccupante.
Ed eccoci insieme, davanti all'ufficio della Morrell, pronti a parlare dei nostri problemi apertamente. O forse no.
-Alexandra! Stiles! Sono contenta che siate venuti- esclama la donna.
-Veramente io non vorrei essere qui. Non ne ho bisogno- mi affretto a dire. Lei mi ignora, facendo una domanda a Stiles. Mio fratello inizia a parlare, giocherellando con la sua racchetta da Lacrosse, segno del suo nervosismo.
-Sperate che Matt abbia trovato un senso di pace nei suoi ultimi momenti?- chiede la Morrell.
-Certo. Nessuno merita di morire così- rispondo. Lei annuisce, come se si aspettasse la mia risposta.
-Tu Stiles?- domanda a mio fratello.
-Non sono dispiaciuto per lui- borbotta. -Solo perché un branco di idioti lo ha trascinato in piscina, questo non gli da il diritto di mettersi ad ucciderli uno dopo l'altro-
Non credevo la pensasse così.
-Qualcosa di positivo c'è stato però, giusto?- aggiunge la donna, guardandomi.
-Sì- rispondo, pensando a nostro padre, di nuovo sceriffo.
-Non lo so. Qualcosa è cambiato. C'è una tensione tra noi quando parliamo, ed è lo stesso con Scott- dice mio fratello, stupendomi.
-Gli hai più parlato da quella notte?- chiede la consulente, mentre io lo ascolto attentamente.
Non ho ancora detto a Stiles cosa ho sentito e visto quella sera.
-Veramente no. Insomma, ha gia i suoi problemi da affrontare- dice con un filo di voce.
Immagino che si riferisca a Melissa, che ha appena scoperto la verità su suo figlio. Ho una voglia irrefrenabile di andare da Scott e chiedergli come sta andando, ma non lo farò.
-Allison è cambiata da quando è morta la madre. Jackson invece, non è se stesso da parecchio- continua.
-E che mi dici di Lydia?- mi chiede. Sospiro.
-Non...non ci parlo da giorni- ribatto quasi con vergogna. Non è che non ci parlassimo, ma abbiamo semplicemente smesso di cercarci dopo quel che è successo con Derek e Peter. L'unica persona con cui parlavo ancora era Al.
-Invece tu, Stiles? Sei pronto per la partita?-.
-Io..si, voglio dire. Non gioco mai, ma visto che un mio compagno di squadra è morto e l'altro è scomparso...non si sa mai- risponde.
-Parli di Isaac?-.
Trattengo il fiato quando pronuncia il suo nome.
-So che tu sei sua amica. Lui è uno dei 3 fuggitivi, hai avuto sue notizie?-
Perché questo ha tutta l'aria di essere un interrogatorio?
-Scusi- si intromette Stiles, facendomi evitare di rispondere a quella risposta. -Com'è che lei non prende mai appunti?-.
In effetti era molto strano che non si scrivesse qualcosa. Non sono un'esperta di psicologia, ma credo che giusto un appunto non faccia male.
-Prendo appunti dopo la seduta- dice lei.
-La sua memoria deve essere buona- osservo.
-Che ne dite se parliamo di voi-.
La sua voce continua ad essere calma, ma quella donna non mi convince. Io e Stiles ci guardiamo. Cosa potevo dire di me?
Ciao, sono Lexy e da poco ho scoperto di essere una kitsune, cerco di sopravvivere in una citta in cui il soprannaturale esiste e per qualche strana ragione non mi hanno ancora rinchiusa ad Eicen House.
-Io sto bene. Sì, se trascuriamo il fatto che non dormo, sono molto teso e costantemente impaurito del fatto che mi possa succedere qualcosa- dice tutto d'un fiato. Lo guardo preoccupata. Non immaginavo si potesse sentire così. Afferro la sua mano e gliela stringo, come a dire "io ci sono". Lui lo sa. Per tutti questi anni, gliel'ho dimostrato così.
-Si chiama ipervigilanza. È la persistente sensazione di essere minacciato- spiega Morrell.
-Però non è soltanto una sensazione- mi lascio sfuggire contro la mia volontà. Stiles annuisce.
-È come un attacco di panico, come se non riuscissi a respirare- dice, rubandomi le parole di bocca. La consulente sembra parecchio interessata dalla nostra intesa, tanto che passa da me a Stiles ogni secondo.
-È come se steste annegando- dice.
Abbasso lo sguardo. È da qualche giorno che non riesco più a sentirmi la stessa in acqua. È come se ne avessi paura.
-Sì-
Si concentra su di me.
-Se stai annegando e cerchi di tenere la bocca chiusa fino all'ultimo momento disponibile, che ne dici di non aprirla, per non far entrare l'acqua?-mi chiede.
-Lo fai comunque. È un riflesso- rispondo.
-Ma se provi a resistere finché quel riflesso non si manifesta, hai più tempo giusto?-
-Sì, non molto, ma...-
-Hai più tempo per cercare di risalire in superficie-
-Sì-
-È più tempo per essere soccorso-
Stiles lascia la racchetta e ci guarda esasperato.
-Più tempo per provare un dolore lancinante. Ha dimenticato la parte in cui sembra che ti stia per scoppiare la testa?- dice.
-Se c'è in gioco la sopravvivenza, non credi che convenga soffrire un po'?-
-E se poi non fa che peggiorare? Se prima c'è la sofferenza e dopo solo...solo l'inferno?- domanda. Sono curiosa di che risposta darà.
-Allora pensa a ciò che Winston Churchill disse una volta- inizia. Ciò che dice subito dopo, rimarrà per sempre la mia guida.
-Se stai attraversando l'inferno, fallo a testa alta-

                                          ***
-Ne vuoi parlare?- chiedo a Derek. Non sono sicura a che cosa io mi stia riferendo. C'era molto di cui parlare: Scott, Peter, Isaac, Boyd, Erika, me.
-No- mormora. Vedo il suo volto contrarsi in una smorfia.
-Ve ne andate?- domanda, quando Boyd ed Erika si piazzano davanti a noi.
-Questa notte- risponde la bionda.
-Te l'avevo detto- borbotto io. Sapevo che non era una buona idea trasformarli. Derek li ha addestrati e aiutati, e ora loro lo vogliono abbandonare.
-Cosa pensate di fare senza un alfa? Non sopravviverete senza un branco- dice Derek, ignorando il mio rimprovero.
-Ma dai, è evidentemente che vogliano cercarne un'altro- commento, indicandoli.
-È così?- chiede Derek.
-Lo abbiamio già trovato- conferma Erika. Sbuffo annoiata. -Abbiamo sentito degli ululati. Dovevano essere una dozzina-.
-O forse solo due- ribatte il nostro alfa. -Modulando l'ululato con un rapido cambio di tono, due lupi possono sembrare venti-
-Abbiamo deciso ormai- dice Erika.
-Sentite, abbiamo perso. Noi ce ne andiamo- esclama Boyd.
-Voi state soltanto scappando. Siete dei codardi- dico loro, ringhiando. Questa volta Derek non mi ferma e non aggiunge altro. I due beta si prendono per mano ed escono dal loft.
Mi giro verso Derek, appoggiato su un tavolino.
-Va tutto bene- gli sussurro. Sta per rispondermi, ma un rumore improvviso giunge alle mie orecchie. Quando mi giro, Peter è di fronte a noi, senza alcuna ferita. Il mio primo istinto è quello di lanciargli qualcosa. Così afferro un pezzo di vetro e lo scaglio su di lui. Ovviamente riesce a prenderlo al volo, sorridendomi.
-Mi aspettavo un benvenuto più caloroso-

*note*
Sto per arrivare alla fine della storia, quindi ci tengo a ringraziare ancora chi legge questa storia e mi supporta♡

Lost in Beacon Hills || tw ff Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora