Capitolo 15

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"Alcol e scommesse uguale schiocchezze."


So che studiare storia è importante per svariate ragioni, ma concedetemelo: che palle!

Sono sul letto e cerco in tutti i modi di concentrarmi per studiare, ma non riesco a non pensare alle parole di Emma dello scorso giorno in gelateria.

Ho cercato di evitare Patrick in tutti i modi all'università, e anche se tentava di avere un approccio con me, alla fine ha capito che volevo stare per i miei e ha smesso di considerarmi.

Non che la cosa mi faccia troppo piacere, solo che ho ricominciato a riflettere e, di conseguenza, ad escludere tutto il mondo intorno a me.

Cerco di riprendere a studiare seriamente, ma stavolta ciò che mi disturba è la musica proveniente da casa dei Costa.

Mi affaccio alla finestra e nel vedere un sacco di macchine accostate a casa loro, capisco che Patrick ha dato un'altra festa.

Assurdo che i suoi genitori glielo permettano, neanche fossimo catapultati in un film americano.

Mi riaccascio sul letto e capisco che nemmeno dei tappi per le orecchie potrebbero estraniarmi da quel rumore.

Mi precipito di sotto e vedo i miei agghindati, e aggrotto la fronte.

«Andiamo a cena fuori con i Costa», spiega mia madre di fronte alla mia espressione confusa. Anche Sofia è in tiro, quindi per fortuna sarò a casa da sola e non dovrò badare alla mia sorellina.

«Potresti far venire qui Emma».

Scuoto la testa, «Aveva già un impegno. Comunque, io cosa mangio?»

«Ti ho lasciato la carne nel microonde. Quando hai fame la scaldi».

Mi congeda con un bacio sulla guancia e si affrettano ad uscire.

Io ho fame a tutte le ore del giorno, quindi scaldo la carne e metto metà tovaglia, apparecchiando solo per me.

Mi innervosisco sempre di più quando accendo la televisione e mi accorgo che non riesco a sentire nemmeno quella.

Ma quanto cavolo è alta la musica?

Una volta sazia mi metto la giacca e vado verso casa di Patrick, fregandomene delle pantofole con il coniglio che indosso ai piedi.

Quando varco la terrazza, tutti mi guardando come se avessi abbinato il verde con il marrone, ma non mi interessa. L'unica cosa che voglio è che questo deficiente abbassi la musica.

Entro e punto subito gli occhi su Patrick, appoggiato al tavolo da biliardo, mentre aspetta la mossa di un altro ragazzo.

Vado sparata verso di lui e quando si accorge di me spalanca appena gli occhi con un'espressione confusa, ma che diventa subito dura.

«Che vuoi?»

E già non promette benissimo.

«Chiederti se gentilmente puoi abbassare la musica».

Lui fa finta di pensarci su, per poi darmi un'altra risposta secca, «No!»

Il solito...

«Devo studiare», gli spiego con voce pacata, anche se non so come riesco a frenare la rabbia.

«Di venerdì sera?», mi squadra, per poi scoppiare a ridere quando nota le mie ciabatte

Incrocio le braccia al petto e alzo gli occhi al cielo. «Dovevo mettermi in ghingheri per te?», mi faccio beffa di lui, avvicinandomi per guardarlo dritto negli occhi.

Sarà lui la volta buona?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora