Capitolo 24

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"Quanto è difficile dover lasciare andare una persona, soprattutto a causa di una stronza accaparra uomini!!!"


«Anastasia, dì a Cenerentola di pulire stamattina».

«Già lo sa», rispondo alla matrigna, con una specie di borbottio.

«Ridiglielo».

Le ultime battute non ci sono nemmeno sul copione, ma ormai inventiamo talmente tante volte che Max si è rassegnato e ci lascia fare.

Patrick non mi rivolge né lo sguardo né la parola dopo la gita in montagna.

Caterina si piazza di fronte a me per dire la sua battuta.

«La matrigna è andata?»

«Già», dico mosciamente. Non sono troppo in vena oggi, anzi, fosse per me lascerei immediatamente lo spettacolo e la mia stupida parte di sorellastra.

«Bene, perché ho un appuntamento».

«Non vai! Stai a casa a pulire», le rispondo a tono, cercando di essere il più cattiva possibile. D'altronde con lei non devo fingere troppo, dal momento che mi sta sul cavolo in una maniera inspiegabile.

«Ho pulito già tutto».

«Lucifero non l'hai pulito», aggiungo, puntando un dito contro il pavimento e facendo finta che ci sia il gatto.

Lei, prevedibilmente, si gira davvero.

Troppo facile! Dopo provo con la storia degli asini che volano, chissà se si gira di nuovo.

«Si puliscono da soli i gatti».

«Non lui», scuoto la testa.

Max si abbandona ad un lamento per lo stravolgimento del testo.

«Io vado, che ti piaccia o meno».

"Din don".

«Eccolo!», esclama Cenerentola con occhi sognati e battendo le mani.

«Cenerentola», la saluta il principe dei miei piedi, non calcolando di striscio me.

Potrei anche ammettere che me lo merito, ma sono troppo orgogliosa.

«Anche io voglio un ragazzo», informo Max che non sta nemmeno più seguendo la recita.

«Tipo Mattia», continuo, probabilmente parlando più da sola che a qualcuno. «Mattia il fonico. Perché stai sempre dietro e non sali sul palco?», gli chiedo, dirigendomi verso di lui a grosse falcate.

All'improvviso, però, una mano afferra il mio braccio, spingendomi verso un'altra sala lontano da occhi indiscreti.

«Cos'era quello?», chiede Patrick furioso. Ha le braccia incrociate al petto e sul volto ha uno sguardo glaciale come i suoi occhi.

«Tu puoi limonare chi vuoi ed io no?», cerco di sembrare il più tranquilla possibile, ma averlo ad un metro di distanza mi fa balzare il cuore fuori dal petto.

Sono incazzata ma eccitatissima allo stesso tempo.

«Smettila. Sei tu che hai preso la tua decisione».

«Ah, ma piantala», nego, alzando gli occhi al cielo.

Un sorrisetto amaro gli si dipinge sulle labbra. «Cos'è, Axel non ti caga?»

«Non gliel'ho ancora chiesto, ma preparati a vederci insieme in giro per la città, mano nella mano».

Annuisce energicamente, facendo trasparire tutto il fastidio che prova al pensiero di me e il suo amicone.

Sarà lui la volta buona?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora