Capitolo 7

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"I giochi di gruppo non sono adatti per una solitaria come me."


O io sono sfigata o Patrick mi sta spudoratamente seguendo.

L'unica cosa positiva è che dove va Patrick va anche Axel, mi sono iscritta appena ho visto il nome del mio nemico sulla lista, ma non vedendo ancora entrare Axel mi accorgo che probabilmente ho fatto una cavolata.

Stavolta mi sono finita a recitazione e credo di essere ancora più nervosa di quando ho partecipato all'attività di cucina, ma è anche vero che la vita è imprevedibile. Chi lo sa che dall'oggi al domani non diventi la prossima Angelina Jolie?

«Sono proprio curioso...». Una figura alta mi si affianca e il profumo maschile mi fa subito intuire chi è.

Sbuffo cercando di fargli capire l'antifona, ma anche se la capisce dubito che me la darà vinta.

«Cosa?», sbotto, guardandolo dall'alto al basso.

Ride. «Lo sai».

Già. pensa che sarò sicuramente un'imbranata anche in questo corso.

«Com'è che sei a tutti i miei corsi?»

«Sto scrivendo l'articolo su di te», scrolla le spalle, come se fosse una cosa ovvia.

Incrocio le braccia al petto, ma l'atmosfera furente viene smorzata dai suoi occhi che si posano sul mio seno.

Mi maledico mentalmente per aver indossato questa magliettina scollata e troppo corta.

«Hai finito di fissarmi le tette?», lo riprendo con tono accusatorio.

Lui sbatte le palpebre e quegli occhi azzurri presi in flagrante mi fanno quasi sorridere.

Prima che possa aggiungere qualcosa, il maestro di recitazione fa il suo ingresso direttamente sul palco.

Ci troviamo a teatro Due di Parma, situato proprio sulla strada. Non ero mai stata qui prima d'ora, ma ho assistito ad uno spettacolo a teatro Regio poco tempo fa e devo ammettere che è qualcosa di meraviglioso.

Non pensavo potesse così piacermi, di solito sono stata a teatro solo per guardare i comici e mai per assistere ad uno spettacolo vero e proprio, fatto da attori.

«Bentornati, ragazzi e ragazze». La sua erre moscia mi fa sorridere. Sembra un tipo un po' stravagante, con ciuffi di capelli all'aria, gli occhiali rotondi di una taglia troppo grande per il suo viso magro e squadrato e la barba che sembra non tagliare da mesi.

«Sono felice che abbiate deciso di partecipare definitivamente al mio corso».

Alle sue parole spalanco gli occhi, non perdendomi la risatina diabolica di Patrick.

«Che cavolo dice?», gli chiedo del tutto presa alla sprovvista.

«Quello che ha detto», annuisce. «Questa è la seconda lezione, dimostrazione del fatto che non sono io che seguo te, casomai il contrario».

Non ci posso credere. «E quindi sono obbligata a continuare a partecipare?»

«Be', sì», risponde serio.

«E quando è stata la prima lezione?»

«Settimana scorsa».

Scuoto la testa, come a non crederci.

Perché devo sempre impelagarmi in situazioni stupide da sola?

«Visto che il primo corso lo abbiamo perso spiegando un po' di utili informazioni, oggi vorrei cominciare a praticare qualche esercizio con voi. In modo da farvi sciogliere un po' e farvi sentire cosa vuol dire stare su un palco».

Sarà lui la volta buona?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora