Capitolo 11

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"Da oggi amo i film horror. Indubbiamente."



È venerdì ed io sono un fascio di nervi. Mi guardo allo specchio, pensando a cosa indossare.

Avevo optato per una gonna, ma la cosa è ridicola dal momento che dobbiamo guardare un film.

Il telefono squilla e vedo che è Afro.

«Che c'è?», chiedo con non troppa finezza, ma quella non è stata nelle mie corde.

«Cosa metti?»

«Sei un fantasma?»

Ma poi penso che è un sensore delle donne, capire che la tua amica è in difficoltà con i vestiti.

«Sì, e ti guardo sempre. Muahahah».

La sua simulazione di risata diabolica mi fa sghignazzare.

«Tuta», rispondo, poi, riuscendo ad immaginarmi la sua faccia schifata.

«No?», continuo di fronte al suo silenzio.

La sento solo sospirare. «Se proprio devi, almeno mettiti un tanga».

«Mi dà fastidio!», mi lamento, anche se senza motivo, visto che decido io cosa mettere alla fine dei conti.

«Be', devi pur rimediare in qualche modo al tuo look scandaloso».

«Non gli permetterò mai di finire dentro le mie mutande», la informo, ma la sua risata mi dice che non se la beve.

«E allora vai con i mutandoni», ma so che la sua è una provocazione. «Poi ti chiedi perché non trovi nessuno».

Le sue parole mi fanno rimanere un attimo a bocca aperta. Piccola stronzetta.

«Em, dobbiamo semplicemente guardare un film», dico ormai esasperata per quest'assurda conversazione.

«Se pensi che Patrick Costa ti sia davvero invitando a guardare un film che potreste guardare ognuno per i fatti suoi, be'... vuol dire che sei proprio ingenua».

Sento che riattacca, lasciando che le sue parole fluttuino nella mia testa.

Non posso far a meno di pensare che sia pazza. Prima sembra tutta interessata a Patrick, poi mi spinge nella sua direzione.

Noi donne siamo strane.

Poi, però, mi accorgo che l'ha sempre fatto apposta, per cercare una mia reazione.

Sorrido al pensiero che possa essere andata davvero così, dovrei giocare sporco anche io con lei e Richi.

Ride bene chi ride ultimo, giusto?

Mi butto sul letto, non riuscendo a non pensare alle sue parole.

«Oddio, il tanga...»

Mi sfilo i pantaloncini e metto un paio di mutandine di pizzo nere, ma per il reggiseno opto un rosa, così se ci prova capisce che non avevo intenzioni strane.

Si dice che se una donna mette l'intimo abbinato è lei a voler portare a letto te, ma io non voglio assolutamente andare a letto con Patrick Costa.

"Certo", mi parla la coscienza cattiva.

Indosso comunque la tuta. Una carina, e poi sistemo i capelli. Sulle ciglia applico un po' di mascara e mi coloro appena le guance con il fard, visto che ormai l'abbronzatura è andata a farsi benedire.

Almeno, però, non ho brufoli al momento.

Col respiro corto prendo la giacca e mi avvio verso casa di Patrick.

Sarà lui la volta buona?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora