Capitolo 16

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"Post-it. Post-it ovunque!!!"


La lezione è più dura questo lunedì.

Se prima evitavo Patrick, ora mi nascondo per non incrociarlo.

«Non potrai evitarlo per sempre», dice Em, prendendo posto e posando il grosso libro di storia dell'arte sul banco.

«Lui dov'è?», bisbiglio, guardandomi intorno come un falco.

«Proprio dietro di te».

Sobbalzo al suono della sua voce, facendo cadere la mia biro tre file più avanti.

Afro scoppia a ridere, ma smette subito non appena nota la mia faccia furente.

Mi volto lentamente verso Patrick. Ha la schiena appoggiata alla sedia e tiene le mani dietro la testa per sorreggerla. Sembra a suo agio e non in imbarazzo come me.

Le sue labbra si allargano in un sorriso divertito, mentre alla sua destra Axel mi lancia piccole occhiate curiose.

Forse qualcuno lo ha informato del mio balletto sul tavolo da bigliardo di cui, ora che ci penso, mi vergogno da morire.

«Magari non mi riferivo a te, sai? Non sei il centro del mio mondo», mi rivolgo al suo amico.

Patrick alza un sopracciglio rivolgendomi uno sguardo curioso. «Ah, no?»

Lo evito, girandomi e obbligandomi di tenere la testa sul quaderno per gli appunti.

Em non dice niente, si limita semplicemente a prestarmi una biro, visto che ho perso la mia.

Vorrei davvero concentrarmi su ciò che sta spiegando la professoressa, sul pittore Gericault e la sua Zattera della medusa, ma non riesco. Non riesco perché venerdì ho fatto una cazzata enorme, più stupida di quelle che faccio di solito, e ora mi vorrei tirarla un pugno da sola. Come se non bastasse, mi ritrovo ad essere sempre vicino a Patrick e a dover sorbirmi le sue battute da deficiente.

Ad un tratto qualcosa vola sul mio banco, alzando la testa noto che si tratta di un bigliettino ripiegato con cura.

"Dov'è finito il fuoco che avevi la scorsa sera?"

Sospiro rumorosamente, facendo fuoriuscire l'aria tra i denti che tengo stretti per cercare di non esplodere.

Spezzo il bigliettino in mille pezzi e richino il capo, ma lui non sembra demordere.

Un altro foglio di carta interrompe tutta la mia buona forza di volontà.

"La sai l'ultima? I nostri genitori stanno programmando un weekend in montagna, e noi dobbiamo andare con loro."

Rimango un attimo scioccata e mi chiedo perché i miei non mi abbiano informata. In fondo, quando devono dire una brutta notizia, ci riuniamo tutti in salotto.

"No problem. Basta che stai a trenta metri da me."

Ripiego il bigliettino e glielo porgo con non molta grazia, visto che glielo lancio in faccia senza farmi vedere dalla prof.

"Scherzi? Dopo venerdì non farò che provarci con te ;)"

"Hai finito con i tuoi post-it di merda?", rispondo.

"No. Né con i post-it né con te."

Non rispondo perché alimenterei ancora di più le sue provocazioni.

Em continua a non dire nulla, anche se non si è persa la scenetta, ma lei mi conosce e sa che qualunque parole mi farebbe innervosire di più.

Una gita in montagna. Ma che idee vengono ai nostri genitori? E oggi dovrò subirmelo anche a teatro. Sarà una giornata molto lunga.

Sarà lui la volta buona?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora