Capitolo 23

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"Se non mi creo dei problemi e rovino tutto, non mi diverto."


È incredibile quanto sia scarsa nello sport.

Lo sto constatando seriamente ora che sto facendo perfino fatica a mettermi i pattini.

Eppure non è la prima volta che provo a pattinare. Mi ricordo che quando avevo quattordici anni, il comune aveva fatto allestire una pista vicino a casa mia.

Ma è stato un disastro, cadevo ogni tre per due e un pirla mi è finito perfino addosso.

Fortuna che pesava quaranta chili, sennò sarei finita in ospedale.

Patrick, ovviamente, è già pronto per entrare in pista senza nemmeno aspettarmi. Inutile dire che sa anche pattinare benissimo, oltre alle altre cose. Vorrei proprio capire cosa non sa fare.

Arranco fino alla pista e mi attacco alla ringhiera.

«Nah, forza staccati da lì», mi rimprovera venendo verso di me.

«Cadrò sicuramente».

«Adoro il tuo spirito impavido».

Si fa più vicino e cerca di staccarmi, prendendomi per i fianchi.

«No, cadremo!», mi lamento, cercando di afferrare di nuovo la ringhiera con tutte le mie forze.

«Non accadrà».

Gli rivolgo un'occhiata scettica, ma lui cerca di rassicurarmi. «Te lo prometto».

Decido di staccarmi e subito mi sembra di perdere l'equilibrio, ma lui mi afferra e mi tiene stretta a sé.

Pattiniamo a rallentatore, ma essere così vicino a lui è sempre un'emozione pazzesca.

«Allora... cosa farai dopo la laurea?»

La domanda mi prende un po' alla sprovvista perché in realtà non ci ho ancora pensato e ho un po' paura.

«Lo so che è un sogno difficile, ma spero semplicemente di riuscire a fare tutto ciò che mi rende felice», ammetto. Non potrei mai accontentarmi di una vita che non mi appaga.

«E cosa ti renderebbe felice?»

Faccio spallucce. «Non ho le idee chiarissime, ma mi piace l'arte. Vorrei avere a che fare con un lavoro in cui posso esprimermi. E tu?»

Lo vedo sorridere dolcemente e adoro quando lo fa. Mi fa brillare gli occhi e mi fa venire voglia di stringerlo ancora di più.

«Sto valutando l'ipotesi di continuare a studiare. Mi piacerebbe fare il giornalista».

«È una cosa bellissima. E poi sei bravo, tu».

Non gli dico che lo invidio un po', perché bene o male sa cosa fare. Io, invece, mi ritrovo quasi sempre ad improvvisare. Vorrei essere un po' più sicura, un po' più decisa.

«Anche tu sei bravissima».

«Ma io faccio fatica a studiare, e ho una media abbastanza bassa».

«Tipo?»

«Ho la media del novanta e devo cercare di tenerla su. Non posso andare sotto».

«Ma chissene frega del voto!», mi rimprovera bonariamente. Le sue labbra sfiorano la mia guancia destra e mi viene da arrossire un po'.

Non sono ancora abituata a questo Patrick Costa.

«Ma da che pulpito!»

Si colpisce il petto con una mano e fa finta di essere offeso. «Non ho mica la media del centodieci».

Sarà lui la volta buona?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora