Capitolo 9

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"Una volta mi piaceva correre, ora non ho più fiato nemmeno per fare le scale di casa."


Stavolta non sono del tutto impreparata.

Sì, insomma, quando ero alle elementari mi piaceva molto correre. Non so cos'è successo col tempo.

Magari, però, appena rimetto piede in pista, mi torna quella voglia che avevo da bambina, l'energia, il divertimento e il voler vincere. Dubito.

Quest'ultimo punto è ancora tra i miei principali obiettivi, in tutte le occasioni della vita.

Sono abbastanza competitiva, ma perdo spesso. E anche spudoratamente.

Non devo dimenticarmi, però, che il vero obiettivo di queste attività extrascolastiche è quello di conoscere Axel. Ma, come in tutte le storie d'amore, c'è un antagonista pronto a mettermi i bastoni tra le ruote: Patrick.

Passo il cancello che porta alla pista e riesco a percepire i suoi occhi addosso. Ormai, avverto la sua presenza, anche perché è ovunque io vada.

Osservo il campo intorno a me. È grande e molto curato, ma probabile è sintetico per essere così verde e perfetto.

Mi passano di fronte delle ragazze in perfetta forma, con gambe toniche e muscolose lasciate nude dai pantaloncini, con addosso delle felpe sportive.

O è tutta scena o sono atletiche.

Io sembro perdermi nell'enorme tuta che indosso, d'altronde l'ho rubata a mio padre, visto che non compro una tuta dai dieci anni in poi.

Spero solo di non inciampare, ma ogni cosa che non spero rischia sempre di avverarsi.

Sussulto non appena sento una mano posarsi sulla mia testa e rubarmi il capellino con la visiera.

Assottiglio gli occhi e faccio una smorfia quando vedo che si tratta del mio caro nemico. «Strano che ci sei anche tu. Non sei mai dove sono io», dico sarcastica.

Lui si limita a sorridere e ad indossare il mio cappello.

«Ridammelo!», alzo il volume della voce. «Mi serve per ripararmi dal sole». Cerco di riprenderlo, ma lui mi allontana con le mani, comportandosi come un bambino.

«Serve anche a me. Il mio l'ho scordato a casa».

Sto per inveire contro di lui, ma mi blocco nell'istante in cui vedo Axel venire verso di noi.

Patrick si gira per seguire il mio sguardo e a me viene da sbuffare per nascondere il disagio che ho nel sapere che Patrick ha capito che mi interessa il suo amico. E già da un po'.

Axel è sempre più vicino, e mi riavvio istintivamente i capelli, sempre sotto lo sguardo vigile di Patrick.

«Ehi, amico», lo saluta Axel alzando il pugno. Patrick fa coincidere poi il suo con quello dell'amico, salutandolo a sua volta.

Saluto da maschi.

«Stiamo sgranchendo un po' le gambe per prepararci alla prima corsa», ci informa, facendo un cenno in direzione del campo in cui sono radunate in cerchio un po' di persone che fanno stretching.

Questo è il tuo momento Oliv, fatti notare!

«Perché, quante corse ci sono?», chiedo visibilmente preoccupata.

Sì, nella mia mente non doveva andare proprio così il modo in cui farmi notare, ma è già un passo avanti.

«Corriamo per tre volte. È una prova di resistenza. La prima è di dieci minuti, la secondo di mezz'ora e poi quella di un'ora. Ovviamente abbiamo un bel po' di pausa tra una corsa e l'altra», mi spiega, con un sorrisetto, in cui vorrei tanto perdermici, ma non ci riesco proprio perché sono troppo incredula per quanto dovrò cercare di resistere.

Sarà lui la volta buona?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora