Capitolo 25

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"Grazie amico mio, ma penso che chiederò consigli a mia madre."


«Non posso credere che abbia potuto fare una cosa del genere», dice Em, scuotendo la testa e guardandomi con dispiacere.

«Non dovevo credere alle sue stronzate fin dall'inizio», mi piagnucolo addosso mentre Richi ci guarda come se fossimo due imbesuite.

Entrambe gli rivolgiamo un'occhiata assassina. Dovrebbe avere paura di due donne incazzate.

«Smettila di singhiozzare, non li hai visti nudi o fare del sesso!»

Rimango a bocca aperta per le sue parole. Richi è sempre stato schietto ma ora non dovrebbe esserlo così tanto, cavolo!

Emma gli tira uno schiaffo, mentre io non so che dire. Ho perso anche la punta velenosa.

«Che ho detto? È vero. Lui voleva spiegarti e tu non gliel'hai lasciato fare. Sappiamo entrambi che Caterina è un'arpia».

Emma si blocca e si gratta la testa con fare pensieroso.

«La pensi come lui?», chiedo immediatamente.

Lei si mordicchia il labbro e lascia andare un sospiro. «Be'...»

«Em!», la rimprovero. È mia amica e dovrebbe stare dalla mia parte.

«Aspetta! Prova a ragionare. Patrick odia Caterina, lo sai, dai».

«Mmh...», replico dubbiosa, anche se effettivamente avrebbe potuto stare alle sue avance fin da subito e l'ha sempre rifiutata.

«Ma che senso ha invitarla a casa sua?»

«Magari si è autoinvitata lei», dice prontamente Richi.

«Non so, sono confusa», scuoto la testa.

Dopo tutto quello che abbiamo condiviso, dopo le sue parole e frasi dolci, il vederlo con un'altra ha spezzato il mio cuore.

«Io credo che dovresti lasciarlo parlare. Almeno quello puoi concederglielo», mi consiglia la mia migliore amica. «O potresti pentirtene per sempre».

Chiudo per un secondo gli occhi e mi abbandono ad un sospiro.

Quando torno a casa le parole dei miei amici continuano a tormentarmi.

"Potresti pentirtene per sempre."

«Perché hai apparecchiato solo per due?», chiedo a mia madre, vedendo gli unici due piatti in tavola.

«Tuo padre è andato a vedere una partita di calcio e tua sorella è da una sua amica, quindi ci siamo solo io e te».

«Oh, cena tra donne!», esclamo, felice di passare un po' di tempo con mia madre.

«Allora...», comincia lei, versandomi gli spaghetti nel piatto.

So che sta cercando le parole giuste per affrontare l'argomento. E so anche qual è l'argomento che vuole affrontare.

Incredibile come nell'ultimo periodo non si faccia altro che parlare di Patrick Costa.

«Patrick?», l'anticipo io, addentando un pezzo di pane.

«Non lo vedi più?»

«Ci vediamo in università», faccio spallucce, cercando di dire il minimo indispensabile.

Ma è mia madre ed è peggio delle mie amiche a non mollare la presa.

«Parlate almeno?»

«No. Non dopo che l'ho visto con un'altra», ammetto con la voce che mi trema appena. «Ho preso la decisione migliore: non vederlo mai più».

«Mmh»

«Cosa?»

«Sei sicura sia la decisione migliore?», mi chiede, posando la forchetta e guardandomi alla ricerca di una risposta.

«Mamma...»

«Che problemi ci sono con questo ragazzo, Oliv? Perché devi trattarlo come uno dei tanti? Lui non è uno dei tanti».

«È uno dei tanti! Mi ha fatto credere di essere speciale e poi mi ha tradita».

«Li hai visti mentre avevano un contatto fisico?»

«No, ma erano in stanza insieme. Cosa si fa in una stanza insieme?»

«Si può anche parlare», cerca di farmi ragionare, anche se invano.

«Se vabbè, magari ai tuoi tempi. Ma ora è fuori discussione, okay?»

E mi torna in mente il giorno in cui sono andata a vedere il film da lui e sono riuscita a vedere solo il primo tempo.

«Me lo ricordo Patrick», sorride mia madre amorevolmente.

«Certo che te lo ricordi! Andavamo in classe insieme e ci vediamo quasi tutte le settimane per una cena».

«Mi ricordo che il terzo giorno di elementari mi ero dimenticata di metterti l'astuccio nella cartella, così lui ti ha dato il suo. Quello di Spiderman», ridacchia al pensiero, «E io gli ho chiesto: "come colorerai tu, ora?" e lui sai cosa mi ha risposto?»

Scuoto la testa, non ricordandomi bene quella scena.

«"L'importante per me è che colori lei. La Sirenetta è la sua principessa preferita e voglio che finisca di colorarla" ».

«Dammi una mano per capire», le chiedo in un sussurro.

«Cosa c'è da capire quando un bambino di cinque anni ti dà tutti i pastelli del mondo per farti finire di colorare un disegno?»

«Siamo cresciuti ora, ma'. Questo è il punto».

«Certi animi non cambiano. Patrick è rimasto uguale sotto questo punto di vista», cerca di rassicurarmi.

«Come fai a saperlo?»

«Tanto per cominciare, mi ha detto di darti questo».

Vedo mia mamma allontanarsi un attimo per poi tornare con il pupazzo di Ariel, la sirenetta.

«Me lo ha fatto tornare in mente lui l'aneddoto dell'astuccio».

«Quando te l'ha portato?», chiedo, spalancando gli occhi meravigliata.

«Qualche giorno fa'», sorride, passandomi il pupazzo.

«Te l'ho detto che certi animi non cambiano», beve un sorso d'acqua prima di parlare di nuovo, «e, poi, trovane un altro che si ricorda ancora una cosa del genere».

Mi mordo il labbro per non sorridere.

Patrick Costa mi conosce davvero da una vita, anche io conosco lui, ma non sono stata così brava ad osservare.

Quella notte dormo attaccata al pupazzo e mi addormento col sorriso, mentre la mente mi riporta indietro nel tempo, facendomi rivivere più nitidamente alcuni pezzi del passato che, non so come, ho perso per strada durante il mio cammino.


Ciao bellezze. Super sorpresa: ho finito di scrivere i capitoli del libro, perciò oggi li pubblicherò tutti e potrete finire di leggere questa storia che spero vi stia lasciando qualcosa.

Stranamente questa è una domenica produttiva, forse perché stasera ordinerò un mega hamburger con le patatine e questa cosa mi rallegra da giorni. :D

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Giulia Paradiso

Sarà lui la volta buona?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora