"Ora possiamo togliere l'armatura, sai, e amarci come mai prima d'ora. Perché io senza di te non sarei più io, e tu senza di me nemmeno. E allora lasciamoci semplicemente travolgere da tutto questo, e se soffriremo lo faremo per un ottimo motivo: noi."
Ci sono trenta gradi e sto grondando di sudore.
Sto assistendo ad una partita di baseball, seduta nel privé in mezzo a Patrick e a Tommaso che sembrano apparentemente non sentire così caldo in confronto a me. Ma forse è perché il mio grembo sembra una super palla da pilates.
Manca poco più di un mese e la mia dolce cucciola uscirà dal mio corpo.
Ormai accompagno mio marito ovunque, mentre lavora come giornalista sportivo.
Ha fatto così tanta strada da quando eravamo due adolescenti innamorati, e anche un po' arrapati, che sono super orgogliosa di lui, in una maniera tale da non riuscire nemmeno a spiegarlo.
Dopo l'università ho lavorato per anni in una galleria d'arte, mentre ora sono a casa in maternità.
Ma quando Beatrice avrà almeno sette mesi, tornerò a lavorare. Stare a casa tutto il tempo mi stressa enormemente.
Il mio cellulare squilla e frugo nella borsa per cercarlo.
Appena leggo il suo nome sorrido.
«Dove sei?»
«Quasi lì, sto salendo gli spalti. Curva nord o sud?»
«Sud»
Attacchiamo entrambe e mentre rimetto a posto il cellulare, noto Tommaso guardarmi con espressione indecifrabile.
Decido di lasciare perdere e far finta che me ne freghi qualcosa della partita.
Ma riporto l'attenzione su Tommi non appena lo sento sbuffare infastidito. Aggrotto la fronte e seguo la direzione del suo sguardo: mia sorella si guarda intorno ed io alzo un braccio per farle vedere dove siamo.
Sta per sorridere, ma qualcosa, o qualcuno, le fa cambiare totalmente espressione.
Seguo anche il suo, di sguardo, e noto che lei e Tommaso si stanno fissando come se volessero mettersi le mani addosso.
Che cavolo sta succedendo?
Sofia si avvicina a noi e punta gli occhi addosso al fratello di Patrick.
«E quindi sei tornato dall'Australia, eh? Hai ritrovato te stesso?»
Al suono acido delle sue parole, Patrick si blocca con la penna in mano e lancia un'occhiata a suo fratello e mia sorella, la stessa che gli sto rivolgendo io, probabilmente.
Siamo entrambi sconcertati, questo è certo.
Tommaso rivolge a Sofia un sorriso sardonico e io conosco troppo bene quell'espressione.
«Puoi dirlo forte».
La sua voce sembra veleno mischiato a rabbia.
Quei due non ci hanno raccontato qualcosa, questo è certo.
«Chissà quante belle australiane ti sarai accaparrato», continua Sofia.
«Non puoi neanche immaginare. Tutte innamorate di me, ma perché... sei gelosa?»
A quel punto io e Patrick drizziamo ancora di più le orecchie e, mentre io cerco di rassicurare mio marito, anche se dovrei prima rassicurare me stessa per la situazione a cui sto assistendo, lui fucila suo fratello con lo sguardo.
So che ha mille domande per la testa, ma a dire il vero le ho anche io.
«Che cazzo avete combinato?», chiede mio marito, non prestando più nessuna attenzione alla partita.
Tommaso e Sofia si zittiscono subito e mia sorella ha la prontezza a cambiare discorso.
«Non vedo l'ora di diventare zia».
«Ah. Ah, certo...», continua Patrick. So che non lascerà perdere il discorso, soprattutto con Tommaso.
«Ne riparleremo», gli dico, lanciando un'occhiata piena di domande a mia sorella che si limita ad abbassare la testa imbarazzata.
«Per ora aspettiamo che questa fanciulla nasca, non vorrei farle prendere subito un colpo. Inoltre voglio partorire in assoluta tranquillità, quindi qualsiasi cosa sia successa potete tenervela per voi».
«Per ora», ribatte mio marito, schiarendosi la gola.
Dopodiché mi mette una mano sulla pancia e fa un sorrisetto.
«Non vedo l'ora che nasca la nostra piccola bambina».
Gli rivolgo a mia volta un caloroso sorriso e gli pizzico la guancia con fare affettuoso.
L'età l'ha reso ancora più bello, con quei capelli schiariti dal sole e gli occhi blu più luminosi che mai.
«Anche io amore, sarai un padre straordinario».
«Credi?», chiede con la voce un po' incrinata.
È preoccupato di non riuscire ad essere il padre che vorrebbe essere, ma solo perché se ne preoccupa so già che sarà un padre straordinario.
«Andrai alla grande, amore mio».
«Già», annuisce, «anche perché fino a vent'anni non vedrà cosa c'è fuori casa, a parte la scuola», puntualizza facendomi ridere.
«Non potrai starle addosso per sempre».
«Infatti ho detto fino a vent'anni».
«E poi?»
«Poi vediamo. Magari con la guardia del corpo può uscire di casa. Anche perché se prende da te...».
«Cosa?»
«Me ne combina di tutti i colori».
Continuo a sogghignare, per poi sporgermi verso di lui e baciarlo.
«Ti. Amo. Patrick Costa».
Lui ricambia il bacio e ne lascia uno anche sulla pancia.
«Vi. Amo. Mie piccole principesse».
The end
Ciao cucciole, siamo arrivate alla fine di questa storia che mi sono divertita un mondo a scrivere.
Come vedete ho lasciato uno spiraglio aperto per Sofia e Tommaso. Ora non ho in mente una grande storia per loro, devo ammetterlo, ma magari un giorno arriverà e allora ve la farò sicuramente conoscere.
Non voglio dire molto, in realtà. Voglio dire di più nei ringraziamenti che seguono dopo questo capitolo. Quindi... voltate pagina, non appena avete terminato la lettura.
Giulia Paradiso
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Sarà lui la volta buona?
RomancePer Olivia è iniziato l'ultimo anno di università e ancora non riesce a mandare giù il fatto di non aver rivelato i suoi sentimenti a uno dei ragazzi più belli della facoltà: Axel Greco. Ad una lezione di cinema, però, la professoressa espone la nuo...