Capitolo 1

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"Per ogni primo inizio di qualcosa, 

c'è sempre un brufolo pronto a emergere 

per ricordarti quanto sei sfigata."

Un ultimo anno. Un ultimo anno e potrò finalmente laurearmi e prendere in mano la mia vita.

Salgo lentamente i gradini dell'università, ridendo di me stessa quando al primo anno sono caduta davanti ad un gruppetto di ragazzi che invece di aiutarmi ha riso di me.

Sempre stata incline alle figure di merda, d'altronde.

Ebbene sì, la fortuna non è mai stata troppo dalla mia parte, posso cominciare da una piccola cosa: il mio nome, Olivia. Ma fosse solo il nome...  Infatti, mia madre ha voluto fare le cose in grande, dandomi un fisico slanciato e una magrezza che fino a qualche anno fa era un po' troppo visibile, portandomi ad assomigliare alla ragazza di Braccio di Ferro

Per fortuna, a una certa, ho smesso di crescere e ora supero di poco il metro e settanta e sono riuscita a mettere su qualche chilo.

L'estate mi ha fatto bene, mi dico, mentre cammino intorno al giardino della sede per andare a prendermi un caffè alla macchinetta.

Prima di aprire la porta a vetri, mi fermo per un secondo ad osservare il mio riflesso.

Le mie lunghe gambe abbronzate sono coperte da jeans stretti a sigaretta che mi fanno a malapena respirare, ma la maglietta a maniche corte bianca lascia scoperta una porzione di pancia che mi permette di non sentire troppo caldo.

È settembre, ma c'è ancora una temperatura elevata persino alle nove del mattino.

I capelli ramati mi sono cresciuti parecchio, arrivandomi oltre a metà schiena e il piercing all'ombelico e il tatuaggio sull'interno dell'avambraccio mi danno un'aria un po' ribelle.

Non sembro nemmeno più io e questo mi piace da morire.

«Perché stai sulla porta?»

La voce di Emma mi riporta alla realtà, facendomi quasi saltare in aria dallo spavento.

Di fronte alla mia espressione le scappa una risatina.

«Ma sei matta?», starnazzo sembrando una papera. Lei mi guarda senza capire ed io le tiro un piccolo schiaffo sulla spalla, coperta dalle sue solite treccine castane.

Ci siamo conosciute al primo anno d'università.

Entrambe non riuscivamo a trovare l'aula Kennedy ed eravamo in ritardo alla nostra prima lezione con il professore di teatro, che poi ci ha preso di mira.

Due rincoglionite così potevano non diventare amiche?

Afro, il suo soprannome, mi prende sottobraccio e apre per me la porta.

Mentre inserisce la chiavetta nella macchina del caffè non posso fare a meno di notare quanto sia diventata bella, con quei capelli morbidi, la sua carnagione mulatta un po' più scura per via del sole, e gli occhi più verdi che abbia mai visto.

È bellissima, tonica e la tutina leggera che indossa le mette ancora più in mostra il fisico allenato.

«Allora, come ti è sembrata la Puglia?», le chiedo, sapendo che è tornata proprio qualche giorno fa dal suo ultimo viaggio.

«C'è un mare pazzesco, ma Gallipoli è troppo caotica ad Agosto».

«Sì, be', ad Agosto è caotica anche Talamone», la prendo in giro.

«Non fa per me quella vita. E tu più di tutti lo sai meglio di me», dice, facendo un piccolo ghigno.

Ci conosciamo bene e andiamo d'accordo proprio perché a entrambe piacciono praticamente le stesse cose, che prevedono sempre il "trattarci bene".

Sarà lui la volta buona?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora