2 Lui

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Ero arrivato a Boston. L'idea che avrei iniziato l'università si faceva sempre più concreta e dire che ero in ansia era dire poco. L'areoporto era pieno di gente che arrivava o che partiva e per un momento mi fermai ad osservarle: adoravo guardare la gente sconosciuta negli occhi e immaginarmi la loro ipotetica vita o un'ipotetica situazione che stavano vivendo in base alle loro espressioni facciali: c'era gente felice, gente seria, gente triste, gente che andava di fretta. Una ragazza stava correndo tra le braccia di un ragazzo, si baciarono e si capì che erano una coppia che manteneva una relazione a distanza, felici perché finalmente potevano passare un po' di tempo insieme lontani dagli impegni. Dietro di loro c'era una famiglia: una mamma e tre figli seduti al tavolino del bar, ridevano mentre mangiavano un gelato e veramente sembrava che non avessero nessun tipo di problema, poi un uomo li raggiunse: doveva essere il padre e una fitta al petto mi invase, il ricordo di papà faceva ancora male eppure era successo molti anni fa, ma era mio padre e di certo non mi sarebbe passata facilmente... <<Ehi fratellino! Ancora ti piace osservare la gente?>> Una voce femminile fin troppo familiare mi riscosse e mi fece sorridere: mia sorella Layla, mi girai verso la voce e la vidi lì che mi guardava: i suoi capelli biondi ondulati erano sciolti e le arrivavano ai fianchi, i suoi occhi azzurri mi guardavano dall'alto in basso, indossava una tuta nera sportiva e delle scarpe da ginnastica alte bianche. Corsi verso di lei lasciando la valigia ad un lato e la presi in braccio stringendola a me con tutta la poca forza che avevo: non ero per niente muscoloso, anzi ero alto e magrissimo, esteticamente ero l'esatta fotocopia di mia sorella maggiore: capelli biondi ed occhi azzurri ma sicuramente lei era più bella di me... La fiducia in sé stessi rende più attraenti... La misi a terra e ci guardammo <<non ti immagini nemmeno quanto tu mi sia mancata>> le dissi, amavo i miei fratelli con ogni cellula del mio corpo <<di sicuro non tanto quanto tu mi sia mancato a me>> rispose sorridendo. Layla Coleman, 21 anni era sicuramente il tipo di ragazza che piaceva alla maggior parte dei ragazzi: bella, sicura di sé, sapeva perfettamente quello che voleva e faceva di tutto per ottenerlo... Esattamente il contrario di me che ragionavo mille volte prima di fare una cosa, chiedevo scusa in continuazione per paura di annoiare le poche persone con cui parlavo, insomma racchiuso in una parola: insicuro. Ecco cosa ero, pienamente insicuro di me stesso e di tutto quello che rappresentavo e questo mi portava ad avere una visione pessimista del mondo e delle persone. Mi ritenevo diverso dai miei coetanei soprattutto tra i ragazzi, per questo non avevo mai avuto dei veri amici o persone che potessi definire tale le persone non mi capivano....oppure ero io a non capire loro.... Comunque c'era incomprensione che speravo di risolvere adesso che ero al college anche se ovviamente non avevo molte aspettative, non ero per niente bravo a socializzare <<come stanno mamma e nonno Albert?>> mi domandò mia sorella mentre ci recavamo fuori dall'aeroporto per andare nell'appartamento in cui avrei vissuto sia con lei che con il nostro altro fratello Charles, il secondogenito, ero il più piccolo dei tre. <<bene. Mamma ovviamente ha pianto perché ha visto il suo piccoletto andare via e nonno sembrava orgoglioso di me visto che sono voluto uscire dalla mia comfort zone>> dissi, Layla rise e io pure <<chissà come mai la cosa non mi sorprende, eppure avevo una piccola speranza che mamma avesse imparato la lezione, è già successo due volte>> disse, ma mia sorella ancora non aveva capito che mamma aveva solo paura che non c'è l'avrei fatta? Che sarei crollato? Che pensava che farmi venire qui non fosse poi un'idea così brillante? No, a quanto pare non lo aveva capito o invece sì, probabilmente ne aveva anche parlato in una lunga telefonata con la mamma e credeva che fossi io a non saperlo ma si sbagliava. <<Lo sai perfettamente che mamma ha solo paura che non possa farcela e non la biasimo. Anche io penso di non farcela>> le dissi per mettere le cose in chiaro, sentii lo sguardo di Layla addosso ma non mi voltai <<Brayden certo che c'è la farai. Non sei più solo, non lo sei mai stato>> mi disse, era vero: l'appoggio incondizionato della mia famiglia mi aveva sempre fatto sentire meglio <<hai mai provato la sensazione di essere ad una festa di compleanno piena di gente con cui dovresti parlarci perché andate in classe insieme ma l'unica cosa che ottieni sono sguardi imbarazzanti e tanto disagio? No. Tu non l'hai mai provata e sono felice per te davvero, la solitudine è una brutta bestia che può anche consumarti, a mio parere è peggio della rabbia>> dissi, lei non rispose, sapeva che niente di quello che avrebbe detto mi avrebbe fatto sentire meglio perché ero rotto dentro, mi si era spezzato qualcosa 4 anni fa ma cercavo di andare avanti nel miglior modo possibile anche se non ci riuscivo la maggior parte delle volte...

the good boy and the bad girlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora