16 Lui

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Una volta ritornati a casa dal supermercato avevo avvisato Charles che sarei uscito a farmi un giro per North End, il quartiere dove vivevamo, lui si era proposto per accompagnarmi ma gli avevo detto che avevo bisogno di stare da solo, per fortuna che lui capiva e non disse nulla, ormai lo conoscevo abbastanza bene il quartiere, il giusto per riuscire ad orientarmi e sapere la strada di casa. Più che altro ero uscito con la speranza che tra queste parti ci fosse Layla perché avevo un forte bisogno di parlarle e di chiederle scusa, ma figuriamoci se mia sorella quando era nervosa era facilmente rintracciabile... Uno voleva anche provarci a chiarire con lei ma rendeva le cose difficili, l'avevo chiamata due volte e non mi aveva risposto, così decisi di lasciar perdere e darle spazio e iniziai ad esplorare per bene il posto in cui vivevo. Anche se era domenica il posto era molto movimentato, ma la cosa non mi dispiaceva, amavo i posti che trasmettevano vitalità. Entrai in una caffetteria deciso a comprarmi un frappè, mi ritrovai a fare quello che facevo di solito: osservare la gente e immaginarmi una loro ipotetica vita o situazione che in quel momento stavano vivendo capendo dalle loro espressioni facciali qualcosa. Mi guardai intorno e vidi una ragazza intenta a disegnare qualcosa sul suo quaderno, indossava delle cuffie grandi viola e dalla sua concentrazione si capiva che per lei era importante che quel lavoro venisse bene, guardai un'altra famiglia che rideva e scherzava, una bambina piccola con i codini biondi si aggrappò al collo di suo padre e questo mi fece pensare ad un video che mia madre mi aveva fatto vedere di me e i miei fratelli da piccoli in cui eravamo intorno a papà, Layla era seduta sulla sua gamba destra e io sulla gamba sinistra mentre Charles era ai suoi piedi, seduto sul pavimento con una macchinina in mano.... Tolsi lo sguardo dalla famiglia e mi iniziò a mancare l'aria, quella caffetteria iniziava a diventare piccola, sembrava che le pareti stessero per schiacciare la mia figura a momenti, avevo il respiro pesante e il mio battito cardiaco era aumentato, iniziai a tremare dovevo uscire da lì. Me ne andai velocemente e mi appoggiai al muro fuori dalla caffetteria mettendomi una mano sul petto gli attacchi di panico erano tornati... Non ne avevo da un po' ormai, l'ultimo era dell'anno scorso e adesso sembrava che andasse tutto bene a quanto pare mi ero sbagliato... I ricordi di quella sera arrivarono come un pugno allo stomaco, tremavo come una foglia, deglutì il groppo che mi si era formato in gola e con le lacrime agli occhi mi guardai intorno, poi abbassai lo sguardo non piangere, Brayden... <<Ehi! Ti senti bene?!>> Mi chiese qualcuno preoccupato, alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti una ragazza: capelli biondo platino lisci, occhi azzurri, era più o meno bassa, aveva le labbra sottili con un rossetto rosa, indossava un abito bianco con delle rose e portava in spalla uno zaino di pelle e stringeva a sé un libro il suo viso mi era familiare... <<Si, sto bene>> finalmente deglutì quel groppo, sperai che stanotte non avrei avuto di nuovo gli incubi, avrei fatto di nuovo preoccupare i miei fratelli <<a me non sembra. Stai avendo un attacco di panico, sarà meglio che tu ti sieda>> mi disse la ragazza, non avendo la voglia di ribattere le diedi ascolto e mi sedetti su una delle sedie dei tavoli della caffetteria, lei si sedette di fronte a me, continuavo ad avere una mano sul petto e respiravo pesantemente <<va tutto bene, ok? Respira>> mi disse, avevo ancora le lacrime agli occhi e sapevo chi avrei dovuto chiamare. Mi alzai <<io... Io devo andare>> dissi senza guardarla in faccia e allontanandomi di corsa, cavolo, era stato molto scortese da parte mia considerando che si era presa il disturbo di aiutarmi... Presi il cellulare e chiamai lei, mia madre, non ci impiegò molto a rispondere: <<ciao tesoro! Come va?>> Era così felice, peccato che di lì a poco sarebbe cambiato il suo umore <<mamma...>> Dissi a fatica continuando a camminare <<Brayden...>> Disse lei capendo già cosa stava succedendo, mi conosceva meglio di chiunque altro, cercai di respirare ancora ma mi faceva male il petto <<mamma, sono tornati...>> Dissi con un filo di voce riferendomi agli attacchi di panico, sentì due lacrime bagnarmi il viso, che importava? Avevo pianto così tante volte in passato... <<Tesoro, cosa ti diceva la dottoressa? Siediti, chiudi gli occhi e inizia a fare respiri profondi>> mi guardai intorno in cerca di una panchina, per fortuna la trovai e iniziai a fare quello che mi aveva detto mamma <<è nella tua testa, Brayden. Quella vicenda non ha più il potere di ferirti>> disse, sapevo che stava trattenendo le lacrime anche lei, mi faceva male sapere che soffrisse per colpa mia, dovevo essere forte e non continuare ad arrecare dolore a questa donna stupenda che aveva cresciuto tre figli da sola senza mai lamentarsi o chiedere qualcosa a qualcuno. Aprì gli occhi quando sentì che andava meglio, avevo smesso di tremare <<va meglio, tesoro?>> Chiese la voce delicata di mia madre, andava meglio? Per ora si, come sarebbero andate le altre volte? <<Si, mamma. Scusami...>> Dissi guardando a terra <<non devi mai scusarti per questo, nulla di tutto ciò è colpa tua>> mi rassicurò. Mi alzai e decisi che era meglio tornare a casa, come avrei guardato Charles e Layla negli occhi dopo questo? Come avrei trovato il coraggio di dirgli che ero diventato di nuovo vittima degli attacchi di panico? Cosa sarebbe successo se me ne sarebbe venuto uno mentre ero con uno dei miei amici? Non volevo pensare al disastro che sarebbe successo se mi sarei sentito male davanti a Davis, Addison o persino Liis. <<Dove sei?>> Mi chiese poi mia madre <<ero andato a fare un giro nel quartiere ma adesso sto tornando a casa>> dissi con voce spenta, volevo essere un normale diciannovenne, era troppo da chiedere? <<Tesoro, non lasciarti buttare giù, stai andando così bene>> mi disse, aveva ragione, stavo andando più o meno bene da quando ero qui, avevo addirittura trovato delle persone fantastiche pronte a sopportarmi e supportarmi... La mia mente anche in questo caso viaggiò su di lei, Ashlynn... Da quando l'avevo incontrata il primo giorno all'università mi sentivo sempre confuso quando mi stava attorno, mi considerava un tipo strano, cosa avrebbe pensato, quindi, se mi avrebbe visto così senza sapere cosa e perché mi stesse succedendo? <<Lo so, mamma. Ma quella famiglia mi ha ricordato di noi e...>> Lasciai la frase a metà ripensando a quella famiglia nella caffetteria <<va tutto bene adesso, ok? Va' a casa e stai con i tuoi fratelli, non pensarci>> non le dissi che avevo litigato con Layla <<si, certo. Grazie davvero>> con questo chiusi la telefonata e continuai a camminare verso casa.
Quando arrivai vidi i miei fratelli che parlavano seduti sugli sgabelli intorno al bancone della cucina, quando sentirono i miei passi si voltarono verso di me, Layla stringeva in mano il cellulare mentre Charles stringeva i pugni <<nonno c'è lo ha appena detto...>> Disse mio fratello guardandomi negli occhi, cosa? Nonno aveva sentito la telefonata con mamma, e ovviamente aveva subito avvisato i miei fratelli, sapeva che non glielo avrei detto e lo aveva fatto al posto mio, abbassai lo sguardo <<mi dispiace...>> Dissi, non sapevo nemmeno perché chiedessi scusa, forse perché sapevo di portare sofferenza, forse perché avrei davvero voluto che le cose stessero in modo diverso, forse perché avrei voluto che questa storia si fosse chiusa ma invece mi bastava una minima cosa che mi ricordasse papà e subito mi sentivo male... Sentì i passi di Layla che si avvicinò a me e senza dirmi nulla mi abbracciò forte.
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Salve lettori! Ecco qui il capitolo 16! È stato molto difficile scrivere questo capitolo per me, Brayden porta dentro di sé una grande sofferenza ma lo ammiro perché nonostante ciò cerca di sorridere alla vita. Spero davvero che vi piaccia e grazie ancora per il sostegno ❤️. Ci vediamo nel prossimo capitolo!     

the good boy and the bad girlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora