35 Lui

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Dovevo dire ai miei fratelli del lavoro. Non sapevo se l'avrebbero presa bene o meno, probabilmente gli avrebbe fatto anche piacere, un po' meno sapere che era nello stesso posto in cui lavorava Ashlynn. Il problema era soprattutto Layla, ormai avevo capito che Ashlynn non le piaceva per niente, ma si stava zitta perché mamma aveva detto che potevano fidarsi di me, ma fino a che punto? Ormai avevo capito che iniziavo a provare qualcosa di forte per la ragazza dai capelli biondi entrata nella mia vita come un uragano, sarei riuscito ad allontanarmi se le cose sarebbero andate di nuovo male? Non avrei lasciato che lei continuasse a farmi del male, giusto? Iniziavo a non fidarmi di me stesso quando si trattava di lei. Aprì la porta dell'appartamento, erano le undici passate di un giorno in settimana, sarei riuscito a reggere questo ritmo? Entrato in casa vidi tutte le luci spente, per fortuna né Charles e né Layla avevano deciso di aspettarmi svegli. Andai in camera mia cercando di non fare troppo rumore, guardai la stanza di Charles e le luci erano spente, invece quelle della camera di Layla erano ancora accese, non era per me che era ancora sveglia, giusto? Decisi di bussare, aspettai una sua risposta e quando arrivò entrai. Mia sorella era seduta sul letto con il computer davanti e una tazza di caffè appoggiata sul comodino, non mi guardò quando entrai nella sua stanza <<che fai ancora sveglia?>> Chiesi, lei mi guardò <<ti sei fatto assumere al The Black Roses?>> Domandò subito lei, come faceva a saperlo? <<E come lo sai tu?>> Chiesi io incrociando le braccia al petto <<dei miei amici sono venuti stasera e ti hanno visto>> mi disse spegnendo il computer <<e allora? Visto che qui dentro anche io devo dare il mio contributo mi è sembrato il caso di trovarmi un lavoro>> dissi <<e guarda caso tra tutti i posti dove potevi andare a lavorare hai scelto lo stesso locale dove lavora Ashlynn Smith>> disse indignata, sospirai <<si può sapere perché non la sopporti? Ti ha fatto qualcosa che io non so?>> Se doveva odiarla così tanto volevo almeno sapere se c'erano motivi validi <<no. Ma so che tipo di ragazza è, ho paura di quello che possa fare a te, ti farà del male, Brayden. Ne vale la pena?>> Ne valeva la pena? Per lei si, mille volte si. <<Voglio iniziare a vivere sul serio, Layla. Mi farà del male? Probabile, me ne ha già fatto, ma voglio allontanarmi da lei per paura piuttosto di rischiare? Assolutamente no. Pensavo che mamma ti avesse fatto ragionare>> dissi, o mamma si era illusa o mia sorella le aveva fatto credere di aver capito e di rispettare la mia decisione quando in realtà non era così, Layla sospirò <<sei più testardo di me, fratellino. Non posso impedirti di incontrarla o di starci insieme, spero solo che tu sappia davvero con chi hai a che fare>> annuì, sapevo che Layla non si sarebbe mai messa l'anima in pace su questo, probabilmente desiderava vedermi con una ragazza come Gwen, ma non era lei che volevo. Volevo la ragazza forte e sicura di sé che metteva in dubbio ogni mia certezza quando mi guardava, volevo la ragazza che mi faceva sentire vivo come mai prima d'ora, volevo la ragazza che scatenava un tornado di emozioni dentro di me, quella che mi faceva battere il cuore all'impazzata, volevo Ashlynn perché era il mio opposto e tirava fuori lati di me che non credevo di avere. <<Lo so benissimo, sorellona, ma lei è molto di più di quello che tu sai>> le dissi e con questo uscì dalla stanza sperando che fosse l'ultima volta che avrei dovuto giustificare le mie decisioni con lei.

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<<Vuoi che conosca i tuoi genitori?>> Chiesi al mio migliore amico mentre andavamo verso la sua macchina <<non preoccuparti, i miei genitori sono fuori per lavoro. Siamo io, te e le ragazze>> mi spiegò con un sorriso, entrammo in macchina <<dobbiamo aspettare loro?>> Chiesi <<vengono più tardi, possiamo andare>> avviò il motore e uscì dal campus <<Dove vivi? In una villa?>> Chiesi divertito, non sapevo che tipo di lavoro facevano i genitori di Davis, però lui mi aveva accennato che economicamente non avevano problemi <<nulla di così eccessivo, la casa è grande ma non è una villa>> disse guardando la strada. Aveva messo un CD dei 5 Seconds Of Summer e aveva iniziato a cantare tutte le canzoni tenendo il ritmo con le dita sul volante <<fare il cantante non è un mestiere che fa per te>> dissi, lui rise <<non mi importa, le canzoni dei 5SOS meritano di essere cantate>> risi anche io, lo feci per davvero, da quando Davis era entrato nella mia vita mi sentivo più felice, lui era quel tipo di amico che avevo sempre voluto avere ma che mai pensavo di poter incontrare, era diventato la persona sulla quale potevo contare, alla quale potevo dire tutto senza aver paura di essere giudicato o preso per uno stupido, la persona con la quale potevo ridere, la persona con la quale avrei anche potuto piangere, la mia fiducia nei suoi confronti era immensa. <<Ehi>> lo chiamai, lui si voltò per un momento verso di me confuso, aspettava che parlassi <<grazie>> dissi semplicemente, lui mi guardò di nuovo confuso <<per cosa?>> Domandò <<per tutto. Sei un amico fantastico, Davis>> non mi sentivo neanche in imbarazzo a dirgli queste cose <<Brayden, non devi ringraziarmi. Anzi, sono io che devo ringraziare te. Ti sei aperto con me in un modo pazzesco, stai cambiando, è come se tu stessi diventando più sicuro da quando sei arrivato qui. Stai facendo una crescita e dei progressi da gigante, sono orgoglioso di te, amico>> sorrise, stavo cambiando? Stavo diventando più sicuro di me? Era questa l'impressione che stavo dando alle persone che mi circondavano? <<So che probabilmente tu non te ne rendi conto, ma credimi, stai cambiando e tutti noi lo abbiamo notato>> sorrise di nuovo prima di girare in un vialetto, il mio era un cambiamento positivo, giusto? Scesi dall'auto e guardai la casa che avevo di fronte: era una casa stile americano a due piani, potevo vedere che aveva il giardino sul retro <<entriamo?>> Chiese il mio amico, annuì e lo seguì dentro. La casa aveva i soffitti alti, certo, non era una villa ma rispetto all'appartamento dove vivevo con i miei fratelli era decisamente più grande. Seguì Davis al piano superiore <<ci sono alcune cose in questa stanza di quando ero ancora un ragazzino, non metterti a ridere>> avvertì, alzai le mani <<non lo farò, non preoccuparti>> mi aprì la porta di una stanza e mi fece entrare per primo: la sua stanza aveva le pareti blu scuro, il letto dello stesso colore, l'armadio e la scrivania bianchi, di fronte al letto c'era la televisione appesa al muro e intorno alcune foto con la sua famiglia. Mi fermai davanti ad una foto insolita: era stata scattata in ospedale, c'era Davis steso sul letto con diversi tubi attaccati addosso e il viso con qualche livido, ai suoi fianchi c'erano i suoi fratelli, guardai confuso la foto, perché teneva appesa una cosa del genere? E perché in quella foto sorridevano? Era un evento bello da ricordare? Ne dubitavo. <<Immagino che tu ti stia chiedendo perché tengo quella foto appesa>> mi disse Davis mettendosi al mio fianco e guardandola <<in effetti... Non è proprio una bella cosa da ricordare, non trovi? Cosa ti era successo?>> chiesi, lo sentì sospirare <<mi avevano picchiato al liceo>> disse, lo guardai <<erano due anni che soffrivo di bullismo, eravamo alla fine del secondo anno e ovviamente i miei bulli prima di partire per le vacanze estive dovevano lasciarmi un segno profondo. Così l'ultimo giorno di scuola, quando eravamo tutti felici che l'anno fosse finito, mi picchiarono lì, davanti a tutti. Devo dire che erano stati abbastanza stupidi nel farlo, i professori li videro e li portarono in presidenza mentre io dovetti andare in ospedale. Il preside mi venne a trovare e mi fece dire tutto quello che era successo, se non avessi avuto paura di loro probabilmente tutto sarebbe finito prima, ma loro mi minacciavano, a quei tempi davvero credevo che potessero fare quello che dicevano>> disse tenendo lo sguardo sul pavimento <<e nessuno dei tuoi compagni ha mai fatto nulla?>> Chiesi,  come si poteva vedere commettere ingiustizie contro i più deboli e non avere la voglia di agire? <<Tutti avevano paura di parlarne, non volevano essere presi di mira>> spiegò, guardai di nuovo la foto <<lì eri felice perché era tutto finito?>> Lo senti sospirare di nuovo <<si, e anche perché avevo smesso di nascondere le cose. Se oggi Dustin e Drake sono così protettivi nei miei confronti è per colpa di questo>> rispose <<loro avrebbero potuto aiutarti>> gli dissi <<lo so, ma già sapevo in che modo. Iniziavano a non andare d'accordo con mamma e papà ed erano adolescenti pieni di rabbia. Non avrebbero risolto nulla... Due di questi bulli erano persone che fino alle medie consideravo miei amici>> si mise le mani nelle tasche del pantalone, guardai Davis, aveva deciso di raccontarmi della parte peggiore e più vulnerabile della sua vita eppure guardava quella foto con un grande sorriso <<e poi c'era Esther... Non conosceva i motivi del mio malessere ma mi stava sempre accanto e cercava di farmi sorridere>> sorrise pensando alla ragazza <<come vanno le cose con lei?>> Gli chiesi, lui mi guardò <<ha così tanta pazienza con me, non le dò nessuna certezza eppure non molla>> si mise una mano tra i capelli castani <<secondo me tu provi qualcosa per lei, Davis>> gli dissi, stava per dirmi qualcosa quando sentimmo delle urla.

<<Park e Coleman! Avete bisogno di un apparecchio acustico per caso?!>> Davis andò alla finestra e io lo seguì, fuori c'erano Addison e Liis, sicuramente era stata la prima ad urlare come una pazza <<ma suonare al campanello come una persona normale ti risulta troppo difficile, Madsen?!>> Esclamò il mio amico, scoppiai a ridere insieme a Liis, alcuni vicini di Davis si voltarono verso la casa per capire cosa stava succedendo, sicuramente pensavano che fossimo pazzi. Ma alla fine non era di questo che trattava la nostra amicizia? Figure di merda, divertimento, ma soprattutto tanto appoggio reciproco <<io non sono una personale normale, Park! E adesso vieni ad aprire la porta piuttosto di lamentarti!>> Rispose Addison, continuai a ridere mentre Davis scosse la testa. Scendemmo al piano di sotto e il mio amico aprì la porta alle ragazze, Addison diede un bacio sulla guancia ad entrambi mentre Liis sembrava nervosa mentre guardava Davis <<tutto bene, Liis?>> Le chiese proprio lui appoggiando una mano sulla sua spalla <<devo dirti una cosa importante, Davis>> disse lei guardando Addison che le fece un cenno di assenso, che cosa era successo? Davis mi guardò confuso ma io gli feci capire che neanche io sapevo che cosa Liis avesse da dire <<è successo qualcosa di grave?>> Chiesi io, Liis guardò me e vidi addirittura paura nel suo sguardo, paura per cosa? <<Che ne dite se ci mettiamo comodi?>> Propose Addison cercando di sostenere la sua migliore amica. Andammo nell'ampio salotto e ci sedemmo <<che cosa mi devi dire?>> Chiese Davis a Liis, lei guardò ancora una volta Addison che le fece un cenno, qualsiasi cosa era probabilmente Davis non l'avrebbe presa bene, Liis fece un respiro profondo <<quella volta che volevo parlare con te al campus e non sono riuscita a parlarti volevo dirti che...>> ci fu un'altra pausa, fece un lungo respiro e poi guardò di nuovo il mio migliore amico <<io e Dustin ci frequentiamo>> dichiarò, in quel momento una porta si aprì e delle voci si sentirono, mentre l'espressione di Davis si ricopriva di stupore, Dustin, Drake, Esther e lei entrarono nel salone.

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Salve lettori! Volevo solamente ringraziare ogni singola persona che sta leggendo questa storia, grazie per il supporto e per l'opportunità che mi avete dato❤️. Spero che fino a questo punto la storia vi stia piacendo e che vi siate appassionati ad essa e ai personaggi ❤️. Grazie ancora e ci vediamo nel prossimo capitolo!                 

the good boy and the bad girlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora