Confuso, confuso e ancora confuso. Era così che mi sentivo, ma non potevo nascondere il fatto che fossi felice all'idea che tra qualche minuto avrei rivisto Ashlynn e che finalmente mi avrebbe dato qualche spiegazione. <<Ti vedo di buon umore. È successo qualcosa?>> Mi chiese Davis con un sorriso mentre uscivamo fuori dall'aula, oggi Addison non c'era. Avrei dovuto dirglielo? Mi dissi di sì, non volevo mantenere dei segreti con il mio migliore amico <<Ashlynn mi ha invitato a pranzo. Ha detto che vuole darmi delle spiegazioni, vuole farsi perdonare>> gli spiegai, lui mi guardò incredulo <<davvero?>> Chiese, questa volta io lo guardai incredulo <<qualche problema?>> uscimmo fuori dall'edificio e andammo verso il parcheggio, dove Ashlynn mi stava aspettando. <<No, non fraintendermi, sono felice per te ma allo stesso tempo sorpreso>> disse guardando a terra, non nascondeva affatto il suo stupore <<perché lei non è quel tipo di ragazza da uscita o che ti viene a cercare per chiederti scusa?>> Dissi, credevo di aver capito che tipo di ragazza fosse Ashlynn Smith: era la ragazza che non chiedeva il permesso a nessuno, quella che se voleva una cosa la prendeva e basta, quella che una volta che diceva o faceva qualcosa non aveva nessun tipo di ripensamento, lei era una tipa tosta, sicura di sé e soprattutto bellissima. <<Vorrà dire che tu gli piaccia davvero tanto, Brayden>> mi disse con un piccolo sorriso, lo ricambiai <<Davis! Possiamo parlare?>> Liis si mise in mezzo a me e il mio migliore amico <<ciao, Liis>> la salutai, lei ricambiò con un lieve sorriso <<hai qualche problema?>> Le chiese Davis <<vorrei parlare di tuo fratello...>> Cosa? Quale dei due? Drake o Dustin? Sia io che il mio amico la guardammo confusi <<di Dustin, intendo>> precisò, oh mamma... Non mi resi conto che eravamo arrivati nel parcheggio fino a quando i miei occhi non incrociarono quelli di Ashlynn che era appoggiata alla sua macchina, mi salutò con la mano mentre mi sorrideva, non potei evitare di sorridere anche io <<ragazzi io devo andare, ci sentiamo dopo>> dissi <<si, ti chiamo stasera>> mi avvisò Davis e io annuì. Iniziai ad avvicinarmi ad Ashlynn, mi bloccai a pochi centimetri di distanza <<ciao>> mi salutò <<ciao>> ricambiai <<vogliamo andare?>> Mi disse, annuì ed entrammo, lei partì e uscimmo dal campus sotto alcuni sguardi curiosi di altri studenti. <<Sei sempre abituata ad avere tutti questi occhi addosso?>> Le chiesi, a me avevano messo leggermente a disagio, come se stessi facendo qualcosa di male, lei rise <<a quanto pare ritengono la mia vita più interessante della loro. Anche se io ho fatto la mia parte, mi sono fatta conoscere molto bene sin dai tempi del liceo>> mi disse non togliendo mai lo sguardo dalla strada, batteva le dita sul volante come se stesse suonando una canzone nella sua testa <<che cosa facevi?>> Le domandai, lei mi guardò per un momento <<un po' di tutto: feste, alcol, ragazzi occasionali, piccole risse con qualche ragazza ogni tanto. Una volta ho rotto il vetro della macchina del mio professore di storia, sono stata espulsa per due settimane>> mi raccontò tranquillamente, guardai fuori dal finestrino <<e tu? Cosa hai fatto negli anni del liceo?>> Mi chiese, oh no, non le avrei raccontato di quanto ero sfigato al liceo. Sospirai, lei però era stata sincera con me <<che c'è? Hai fatto qualcosa di così tanto orribile che hai paura che me ne possa scappare se lo dici? Perché ti avverto, non lo farò>> rise, lo feci anche io, con lei mi sentivo così bene <<il problema è che io non ho mai fatto nulla che meriti di essere raccontato al liceo, ero tenuto a distanza da tutti perché credevano che fossi strano ed asociale. Per questo ultimo aspetto ammetto che è colpa mia, non ho mai provato a parlare con qualcuno>> dissi, sperai di non leggere la compassione nel suo sguardo, non lo avrei sopportato, se avesse provato compassione per me adesso, come avrei fatto a raccontarle di mio padre? <<Come mai non hai mai provato a parlare con qualcuno?>> Domandò, ci eravamo fermati perché c'era traffico, così lei poteva guardarmi e potei capire cosa stava provando adesso, curiosità, nel suo sguardo leggevo solo e soltanto pura curiosità. <<Sono un tipo introverso e timido, per me risulta difficile provare a fare conversazione con qualcuno, non saprei nemmeno da dove iniziare, ho sempre paura di dare fastidio o di essere invadente, quindi per non sbagliarmi non mi avvicino proprio>> le dissi, la guardai mentre riprese a guidare, il traffico si era mosso <<lo sai che questi pensieri sono solo nella tua testa? Non vedo perché dovresti dare fastidio o essere invadente>> mi disse quasi irritata <<resta il fatto che se qualcuno ci teneva davvero a conoscermi si sarebbe avvicinato nonostante quello che dicevano tutti e nonostante io me ne stessi per i fatti miei>> dissi, intanto lei girò sulla destra ed entrò in un parcheggio di un ristorante, lessi l'insegna "Charleys Philly Steaks", sembrava un fast food dall'esterno <<un fast food?>> Le chiesi, lei parcheggiò la macchina e mi guardò divertita <<Sei abituato a cose di alto livello?>> La guardai mentre chiudeva la macchina <<no, anzi. I fast food mi piacciono di più>> le dissi. Entrammo nel locale e ci sedemmo ad un tavolo <<ti piace il posto?>> Mi chiese, annuì guardandomi intorno, era un posto molto semplice, perfetto per me <<si, molto. Come lo hai conosciuto?>> Le chiesi, non era molto vicino all'università e neanche vicino a dove abitava <<una volta con Drake, Dustin ed Esther siamo scappati da scuola, il liceo è da queste parti, e abbiamo trovato questo fast food. Fanno del cibo buonissimo>> mi spiegò con un sorriso, ci fu un momento in cui nessuno dei due disse nulla, ci guardammo negli occhi e basta, poi mi ricordai del motivo per la quale avevo accettato questo invito. <<Lo sai che mi devi delle spiegazioni, no?>> Le domandai anche se lo sapeva <<si, lo so. Solo che non so da dove iniziare, non so neanche se farlo>> incrociò le braccia al petto e mi guardò <<potresti iniziare dal motivo per il quale mi hai sempre detto di starti lontana>> le suggerì, lei sospirò <<non ho un buon rapporto con i miei genitori>> iniziò, non dissi nulla aspettando che continuasse <<loro in teoria sono avvocati, ma nascondono un segreto, non sono quello che vogliono far credere a tutti>> strinse le mani a pugno mentre fissava il tavolo, se non avesse avuto le braccia incrociate avrei intrecciato le nostre mani <<che cosa fanno?>> Le chiesi, lei fece un lungo sospirò e poi stese le braccia sul tavolo, non ci misi molto a prendere la sua mano nella mia, lei per fortuna non si mosse e strinse la mia mano <<spacciano droga, quasi ogni persona che lavora per loro, persino i domestici, li assecondano e hanno la loro copertura>> disse, mi bloccai, cavolo... Non era affatto quello che mi aspettavo di sentire, la guardai sorpreso ma lei continuava a fissare il tavolo, come se parlarne le portasse vergogna, continuai a non dire nulla perché avevo l'impressione che avesse altro da dire <<a 13 anni hanno iniziato a mettere in mezzo me e mia sorella, che aveva un anno in più di me. Ci siamo sempre rifiutate di spacciare droga, di portarla a scuola, di coinvolgere i nostri compagni e a loro non stava affatto bene>> spiegò, come era possibile che due genitori facessero una cosa del genere? E che mettessero in mezzo le loro figlie? <<Che cosa hanno fatto allora?>> Le domandai, lei sospirò, non sapevo se la risposta mi sarebbe piaciuta, ma avevo seri dubbi <<ci urlavano contro, Carla picchiava me e Caroline quando era completamente fatta oppure quando litigava con Abraham. Eravamo come sacchi da boxe, odiavo non riuscire a reagire, odiavo sentirmi debole, odiavo il fatto che avessi paura della mia stessa madre, odiavo il fatto che tutti stavano a guardare ma nessuno faceva nulla. Odiavo il fatto che vivessi una situazione spaventosa come se me la fossi meritata>> la sua voce si inclinò leggermente e vidi i suoi occhi farsi lucidi, non doveva essere stato per niente facile vivere una cosa del genere, stavo soffrendo per lei in questo momento. Fece un singhiozzo, io mi alzai e mi sedetti al suo fianco, la abbracciai <<ehi, va tutto bene>> le passai le dita tra i capelli biondi, lei appoggiò la testa sul mio petto <<odio piangere, mi ero ripromessa che non lo avrei più fatto per colpa loro>> disse quasi delusa da sé stessa <<piangere è normale>> le dissi <<piangere rende deboli, e io non voglio sentirmi debole>> affermò, mi guardò e io le asciugai le lacrime che le avevano bagnato le guance <<avvolte piangere è un modo per far uscire il dolore che abbiamo accumulato dentro di noi>> le dissi <<tu lo hai mai fatto? Intendo per la situazione a scuola>> mi chiese, sospirai <<si, l'ho fatto, ma non per la scuola>> non la guardai negli occhi, stavolta fui io a guardare il tavolo <<e per cosa allora?>> Chiese, avrei dovuto dirglielo? Lei era stata sincera con me, almeno per una buona parte della sua storia, mi aveva raccontato un pezzo di lei, non era giusto che anche io adesso le raccontassi un pezzo di me? <<Per mio padre>> ero davvero pronto a fare riemergere quel dolore che volevo sotterrare dentro di me? Guardai Ashlynn e i suoi occhi rossi, stava aspettando che le raccontassi qualcosa come avevo fatto io prima <<è morto quando avevo 15 anni>> continuai, feci un lungo respiro e mi passai una mano sul viso <<se non vuoi raccontarlo, non devi per forza>> mi disse lei <<no, voglio farlo. Non l'ho mai raccontato a nessuno, la mia famiglia lo sapeva grazie ad altre persone, ma io non l'ho mai detto ad alta voce>> le spiegai, lei strinse la presa sulla mia mano <<mi sento onorata nell'essere la prima persona a saperlo allora>> disse accennando un sorriso <<davvero?>> Le domandai, insicurezze del cavolo... <<Si, significa che per te valgo qualcosa, è bello saperlo quando tu vali molto per me>> disse, valevo molto per lei? <<So che i miei comportamenti hanno dimostrato il contrario, ma credimi, mi fai sentire come nessun altro aveva mai fatto prima, Brayden. Quello che ho fatto fino ad ora l'ho fatto per proteggerti>> sentire dalle sue labbra certe affermazioni mi faceva bene, mi rendeva felice, Ashlynn Smith stava diventando molto più importante di quello che ero disposto ad ammettere... Ma cosa intendeva con proteggermi? <<Proteggermi? Da cosa?>> Le domandai <<dai miei genitori. Non mi hanno lasciata in pace dopo che me ne sono andata di casa l'anno scorso. Hanno informazioni su di me e su quello che faccio, sulle persone che frequento e quella sera, quando mi hai accompagnata a casa perché ero ubriaca, uno degli uomini di mia madre ci aveva fatto una foto, la mattina dopo ti ho detto quelle cose perché così ti avrei protetto da lei, non facendoti più vedere con me in giro Carla avrebbe pensato che tu non fossi importante per me, quindi nessuna vittima da poter prendere in considerazione per minacciarmi o roba del genere>> mi spiegò, mi bloccai completamente sconvolto da queste rivelazioni, che razza di persone erano i suoi genitori? <<A 14 anni avevo avuto la mia prima cotta, inutile dire che questa cosa andò a finire male. Quando arrivai a casa completamente in lacrime sperai di potermi rifugiare nelle braccia di mia madre, anche se sapevo che sarebbe stato impossibile considerando la persona orribile che era, ma io non avevo mai perso la speranza, ero ancora ingenua. In effetti era a casa, appena vide lo stato in cui ero ne approfittò per farmi provare una droga spacciandola per un semplice bicchiere d'acqua, ma dopo un po' mi sentì stordita ma allo stesso tempo con la voglia di ridere e di ballare>> si bloccò con lo sguardo perso nel vuoto, potevo immaginare che fossero successe altre cose, ma non credevo che fosse disposta a raccontarle tutte in una volta sola <<Ashlynn, non devi per forza raccontarmi tutto>> le dissi, non volevo che credesse che "darmi delle spiegazioni" significasse "raccontami ogni dettaglio della tua vita", vedevo che stava soffrendo al ricordo di quel periodo della sua vita <<no, voglio farlo. Voglio dirti tutto così magari trovi la forza di raccontarmi di tuo padre>> lo stava facendo per me? Era come una specie di prova di fiducia? <<Ashlynn...>> Lei mi bloccò <<ormai ero diventata una tossicodipendente, la droga, come mi aveva detto Carla, faceva sparire il dolore che io non lo volevo provare, quando mi drogavo mi dimenticavo tutte le sfuriate che avevano tra di loro o tutte le volte in cui lei, arrabbiata, se la prendeva con me o Caroline. Avevo 14 anni e se la droga faceva male ad un corpo adulto, figuriamoci ad uno di una quattordicenne. Mi sentivo bene per un po' ma poi vomitavo tutto, nonostante questo non volevo smettere. Il giorno del mio quindicesimo compleanno, cioè l'anno dopo, mi sentì male, molto male, in casa c'era solo mia sorella che era fatta tanto quanto me, ma io stavo male, avevo avuto la terribile idea di mischiare due sostanze insieme. Uscì perché credevo che avessi bisogno solo di un po' d'aria, ma a malapena mi reggevo in piedi, mia sorella era fuori ma non capiva cosa mi stesse succedendo e sinceramente non lo capivo neanche io. Fino a quando non caddi a terra e l'unica cosa che mi ricordo furono le urla di un signore>> si bloccò, aveva avuto un overdose? Ovviamente non mi sarei azzardato a chiederlo, la strinsi di più a me e lei fece lo stesso, in questo momento nessuno dei due si voleva allontanare dall'altro <<mi svegliai in un ospedale, nella stanza c'erano quel signore che mi aveva salvato e una ragazza. Avevo rischiato di morire di overdose, se avessi mischiato più sostanze insieme probabilmente non sarei qui oggi. L'uomo che mi aveva salvato era Brent, il mio datore di lavoro, nonché il padre di Esther, quella ragazza che era con lui era lei, è da lì che è iniziata la nostra amicizia. Brent aveva portato sia me che mia sorella all'ospedale e i dottori avevano detto che avevamo bisogno urgentemente di andare ad un centro per la disintossicazione. Sapevo che non avremmo avuto possibilità di andarci ma Brent disse che ci saremmo andate subito, e così fu>> fece un'altra pausa e mi guardò <<spero che non mi guarderai in modo diverso o che la tua opinione su di me possa cambiare>> giocò con le dita della mia mano prima di metterla sulla sua gamba <<continuerò a pensare che sei una delle ragazze più forti che io abbia mai incontrato>> le dissi, era davvero una forza della natura, io non sapevo se sarei uscito ad andare avanti se avessi dovuto affrontare una cosa del genere <<come avete fatto con i vostri genitori?>> Le chiesi <<loro non c'erano quasi mai a casa quindi ne approfittava per venirci a prendere e portare lì, all'inizio i medici venivano a casa ma quando iniziammo a sentirci meglio andavamo noi da loro. Brent iniziò un processo per prendere in affido me e mia sorella, ma i miei genitori erano avvocati e soprattutto ricchi, non avevano problemi a vincere contro un ex poliziotto proprietario di un pub>> spiegò, che situazione che aveva vissuto... <<Me ne sono potuta andare di casa solo l'anno scorso, ma Brent veniva tutti i giorni a casa anche se rischiava di incontrare Abraham e Carla, certe volte Esther veniva con lui, finalmente mi sentivo importante per qualcuno>> continuò <<e non avevate delle guardie o telecamere? Come facevano loro o i medici ad entrare in casa?>> La mia curiosità prese il sopravvento non pensando al fatto che potessi essere invadente, con lei tutte le mie insicurezze passavano in secondo luogo <<Alcuni dipendenti erano molto bravi a fingere che fossero dalla loro parte, ma stavano facendo di tutto per portarci fuori da lì, per esempio le guardie del corpo e due domestiche>> mi disse, che casino... Mi guardò divertita <<è un casino la mia vita vero?>> Mi chiese <<credevo che queste situazioni esistessero solo nei film>> disse <<e invece no, esistono queste situazioni. La cosa peggiore è che ancora oggi mi perseguitano, vogliono che ritorni la ragazzina di 15 anni e per farlo minacciano le persone a cui tengo. Per questo ti ho tenuto lontano da me, ho paura che tu non ti sappia difendere>> e non aveva tutti i torti, non avevo mai dato un pugno a nessuno, la guardai e in quell'istante i nostri piatti arrivarono.
~~~
Salve lettori! Prima di tutto volevo ringraziare ogni singola persona che sta leggendo questa storia, grazie per il supporto e per avermi dato un'opportunità ❤️. Seconda cosa: questo è stato un capitolo difficile, è venuta fuori la verità sulla vita di Ashlynn e non è stata per nulla semplice. Spero che vi sia piaciuto e che adesso abbiate potuto capire qualcos'altro su questo personaggio, vi adoro! ❤️
STAI LEGGENDO
the good boy and the bad girl
Romance"Cosa succede quando un bravo ragazzo colpisce il cuore di una cattiva ragazza?" Brayden Coleman non è il "bad boy" che tanto piace alle ragazze, nei suoi 19 anni si è sempre messo dietro le quinte non considerato negli anni del liceo. Per cambiare...