Capitolo Venti

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Destiny's pov.

Posai le valige lentamente, senza far rumore, sul pianerottolo del condominio e aprii, con la sottile chiave di metallo rovinato dal tempo, l'imponente porta della mia vecchia casa a Miami.

Feci alcuni piccoli passi e mi fermai ad osservare la casa. Era curata e pulita, proprio come l'avevo lasciata. Mia madre non era mai stata una persona disordinata, ma speravo di trovare qualcosa che fosse cambiato, magari qualcosa che le ricordasse di me. Iniziai a pensare che dopotutto non fui mancata ai miei genitori.

"Dove sei stata tutto questo tempo? Hai idea dello spavento che mi hai fatto prendere? Non hai lasciato nemmeno un biglietto!" Urlò mia madre dal fondo del corridoio lungo e stretto.

"Sono stata da Calum, mamma. Sta tranquilla" sussurrai leggermente.

Ovviamente non le avrei mai raccontato di Luke, della nostra storia, che avevo fatto l'amore con lui nè della nostra fine.

"Da Calum? In Australia? Sei per caso impazzita?" Gridò l'ennesima volta e io mi tappai le orecchie.

"Avevi detto anche tu che era un bravo ragazzo, fin da piccolo" le ricordai "Si è vero, ma questo non vuol dire che per andarlo a trovare tu debba prendere l'aereo!"

"Non potevo andarci a piedi!" Alzai gli occhi al cielo, già non ne potevo più.

Per un momento pensai che forse era meglio perdonare Luke e tornare a Sydney. Ma poi mi ricredetti, lui mi aveva ferita, stavo soffrendo per lui.

"Non fare la simpatica con me, signorina! Ricordati che sei in punizione per il resto della vita!"

Sbattei la porta della mia camera e mi chiusi dentro a chiave. Sospirai sollevata, poggiando le spalle al muro che io e Calum avevamo dipinto di verde da piccoli.

Osservai la mia stanza. Non era molto grande, ma disposta bene. Avevo un grande letto nel mezzo e delle lampadine di diverso colore che lo contornavano.

Sopra ad esso, vi erano degli scaffali con tutti i miei DVD, libri sparsi quà e là e alcune macchine fotografiche.

Attaccate al muro c'erano numerosi poster di cantanti che personalmente amavo, come i Green Day, ma anche delle foto.

Proprio vicino alla testiera del letto, era appiccicata una foto di me e Calum quando eravamo appena adolescenti. Avremmo avuto circa tredici anni in quell'immagine. Ci stavamo abbracciando e dipinte sui nostri volti delle espressioni felici.

Mi avvicinai ad un altra fotografia, eravamo un po' più grandi che in quella precendete, pensai quasi quindicenni. Stavamo ridendo di gusto seduti proprio sul mio letto.

E poi ritrovai l'immagine della culla d'ospedale che ospitava entrambi da appena nati, ed allora ebbi un flashback.

Ero distratta a guardare il bianco del soffitto,quando sentii due nocche battere sulla sottile lastra di vetro della mia finestra. Girai lo sguardo verso il rumore. Vidi il viso pallido di Luke, sorrideva. Mimai un "cosa ci fai qua?". Alzò gli occhi al cielo, risi. Mi alzai lentamente e andai ad aprire la finestra che sprigionò un vento freddo che mi fece tremare.

"Ce l'hai fatta ad aprire!"disse con aria ironica, risi di nuovo.

"Non è colpa mia se ti presenti davanti alla mia finestra, alle undici di sera, tipo Harry Potter. Ti hanno mai spiegato l'esistenza delle porte, Hemmings?"

"Calum ha le mie chiavi, me ne sono ricordato appena sono uscito" fece una pausa, ammirando una foto che ritraeva me e Calum, in quella piccola culla.

"Vi siete conosciuti così?" sfiorò la carta lucida e voltò il capo cercando il mio sguardo. Annuii.

"Siete come fratelli" affermò in un sussurro. Abbassò lo sguardo.

"Pensavi che stessimo insieme segretamente?"

"No, solo che.."sospirò "Che fossi una delle tante"

"Calum non è così, tu lo sei"

I suoi occhi mi ghiacciarono. Mi fulminò come un lampo, ma io non mi spostai. Aspettavo quell'elettricità da troppo.

"Forse" scrollò le spalle.

Scossi la testa energicamente e strofinai la manica della felpa che avevo rubato a Calum su una delle piccole lacrime salate che rigavano le mie guance.

Non dovevo pensare a lui, mi avrebbe solo lacerata più di quanto non lo fossi già.

Ma lo feci lo stesso, pensai alla sua faccia da angelo ma allo stesso tempo da stronzo, ai suoi capelli biondi cenere e ai suoi occhi così azzurri che il cielo, al solo osservarli, si sentiva umiliato. E quel maledetto cerchietto sul labbro, dio quanto gli stava bene.

Riflettei un momento sulle sue emozioni, ma lui come stava?

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WELLEY!

Volevo informarvi che ho la febbre a 39 nonostante questo vi ho pensato e ho aggiornato, AMATEMI.

Secondo me è ebola, ma okay.

Che aspettative avete su questa storia?

Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto, vi voglio bene, alla prossima❤️

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