30

1K 47 2
                                    

- Casa dolce casa. - Alex si butta sul divano, trascinandomi giù con sé. Mi rannicchio contro il suo petto, annusando il suo profumo.

Sono passate due settimane e finalmente è stato dimesso dall'ospedale. Le ferite si sono rimarginate e tutto è tornato nella norma. Quanto a me, ho iniziato le analisi di routine, che sono una marea e penso che mi abbiano prelevato più sangue questa mattina, che durante il corso della mia vita.

Sono ufficialmente alla nona settimana di gravidanza e inizio ad avere qualche difficoltà a infilare i jeans stretti. La pancia è ancora piatta, ma non riesco più a tirarla in dentro per abbottonarli. Il mio corpo non ha ancora subìto cambiamenti importanti, a parte il fatto che tutti, Alex compreso, mi dicono che i miei occhi sono più luminosi del solito.

Ma il vero problema è che ho sempre fame, da qualche giorno. Mi sveglio di notte, come se non mangiassi da mesi. Tipo adesso. Il mio stomaco si mette a brontolare, rompendo il piacevole silenzio della casa.

Alex scoppia a ridere e mi appoggia una mano sul ventre. - Il nostro fagiolino ha di nuovo fame, per caso? -

Dice di nuovo perché ho già mangiato un pasticcino al cioccolato e una mini confezione di crackers al prosciutto. Una combinazione che farebbe vomitare chiunque, ma non una donna incinta, a quanto pare.

- C'è qualcosa in frigo? - gli chiedo.

- Non ne ho idea. Vado a controllare. - mi dà un bacio sulla fronte e si alza. Non può ancora sollevare pesi, ma riesce a muoversi molto più liberamente. Lo seguo in cucina e lo trovo a scavare nel frigo.

Incrocio le braccia e mi appoggio al telaio della porta scorrevole. Devo ammettere che la vista del suo lato B non è per niente male, da qui. E il fatto che sia tutto mio è maledettamente fantastico.

- Mi sento osservato. - ridacchia Alex, raddrizzandosi. Tiene in mano dei pomodorini freschi. - Ti piace la vista, dolcezza? -

- Devi indossare i pantaloni della tuta più spesso. -

- Ogni tuo desiderio è un ordine. -

Mi avvicino a lui. - Che stai facendo? -

- Un piatto che mi ha insegnato Harry. Lo sapevi che ha origini italiane? -

- Davvero? -

- Sì. È nato a Roma, ma la sua famiglia si è trasferita a San Diego subito dopo. - lava con cura i pomodori e li sistema in una ciotola. Poi apre un cassetto e tira fuori coltello e tagliere. - Di solito, cucina quasi sempre lui quando siamo insieme. Liam è negato e Sasha è meglio se non accende i fornelli, o la casa salterebbe in aria. -

Rido. - Addirittura. -

- Una volta ha provato a fare un uovo strapazzato. Ho dovuto buttare la padella. - taglia i pomodorini a metà e li rimette nella ciotola. Non ho ancora capito cosa stia preparando. Si asciuga le mani e apre la porta scorrevole della dispensa. - E non solo, gli avevo chiesto di fare almeno il caffè. Prova a immaginare com'è finita... -

- Hai buttato anche la macchina del caffè? -

Torna da me con uno spicchio d'aglio e delle foglie di basilico fresco. - Ci credi che è letteralmente esplosa? - schiaccia l'aglio in camicia con il coltello e lo tuffa in una padella con un filo d'olio d'oliva, prima di accendere il fornello. - Abbiamo dovuto pitturare di nuovo le pareti, perché c'erano macchie di caffè ovunque. -

Scoppio di nuovo a ridere, immaginando la scena dell'esplosione e, soprattutto, la faccia dei ragazzi. Mi incollo alla schiena di Alex e lo bacio sul collo. - Cosa stai cucinando? -

I belong to youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora