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L'ufficio della Vicedirettrice è grande quanto il mio appartamento. Le pareti sono piene di riconoscimenti e fotografie con i principali membri del Governo. La scrivania di legno nero e marrone è enorme e lustra. Non c'è un granello di polvere...

- Agente Brooks. - la Stewart entra nella stanza e va dritta al suo trono nero di pelle. - E' in anticipo, o sbaglio? -

Solo di cinque minuti...

- Se è un problema, posso... -

- No. - mi interrompe. - Allora, come sono andate le lezioni? Ha imparato a guidare la Harley? -

Imparato. Che parolona...

- Ho capito le basi; il resto mi hanno detto che verrà da sé. -

Almeno spero. Kaleb non ne è proprio convinto.

- Be', meglio di niente. - la Vicedirettrice appoggia i gomiti sulla scrivania. - Passiamo al motivo per cui è qui. Da oggi, lei sarà Isabel Wood. Età, origini e titolo di studio non cambiano. - fa scivolare una busta da lettere verso di me. - Questi sono i suoi nuovi documenti. C'è anche un passaporto, nel caso fosse costretta a spostamenti in aereo. -

Non aggiunge altro e la cosa mi lascia perplessa. - Tutto qui? - azzardo a chiedere.

- Essere un agente sotto copertura significa improvvisare. Osservi e agisca di conseguenza. -

Fantastico... - Quanto tempo ho a disposizione? -

- Il Direttore vorrebbe Alex entro la fine dell'anno. -

Quindi, ho a malapena sei mesi. - Potrebbe dirmi qualcosa su Alex? -

- Cosa vorrebbe sapere, esattamente? -

- Tutto quello che c'è da sapere. -

- Ottima risposta. - sorride, mentre prende la foto del marito defunto e toglie il retro della cornice. Viene fuori una seconda fotografia. Un bambino. - Vincent aveva sempre questa foto nel taschino interno della giacca. Non se ne separava mai. - accarezza il viso del bimbo, come se fosse reale. - Io non potevo avere figli e lui non è mai riuscito ad accettarlo. Durante un'operazione sotto copertura, conobbe una donna e si innamorò di lei. Si chiamava Alice ed era la moglie di un pregiudicato. - le sfugge una risatina. - Voleva portarla via da San Diego, sposarla e crescere insieme il figlio che aspettava da lui. - scuote la testa, sempre ridendo. - Non pensò neanche per un momento che ci fossi anch'io, da qualche parte. -

Ho un brutto presentimento. Non so se voglio sentire il resto della storia.

- Ero accecata dall'odio e dalla rabbia. Così, decisi di allearmi con il marito di Alice. Gli raccontai tutto e, come potrà immaginare, agente Brooks, non la prese per niente bene. - sospira. - Ma, ovviamente, Vincent accorciò i tempi e lo fece arrestare. Aveva più poteri di me, all'epoca, e non ho potuto farci niente. - il suo sguardo si oscura improvvisamente. - Portò Alice in casa mia. Ho dovuto convivere con l'amante di mio marito. -

Sono senza parole.

- La odiavo, perché portava in grembo l'erede che io avrei dovuto concepire. - prende la foto del marito, ma la guarda con disprezzo. - Vincent era mio marito, eppure non mi amava come io amavo lui. Era lei il centro del suo universo. Lei e quello stupido bambino. -

Non mi piace la piega che sta prendendo il discorso...

- Sei mesi e mezzo dopo, mentre Vincent era a Langley, alla sede centrale della CIA, Alice iniziò ad avere le doglie. C'ero solo io in casa ed ero l'unica che poteva aiutarla. -

Euna voce nella mia testa aggiunge: "Oppure distruggerla.".

- L'ambulanza tardò ad arrivare e fui costretta a farla partorire, seguendo le indicazioni di un paramedico via telefono. - riprende la foto del piccolo. - Quel bambino era il ritratto della perfezione. Sano, bello, innocente, candido. Proprio come lei. -

I belong to youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora