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Ho sempre odiato i cimiteri. Le foto sulle lapidi sembrano seguirti con lo sguardo, finché non giri l'angolo e ricomincia tutto da capo. È una strana sensazione. Mi mette angoscia. Ci sono così tanti bambini, in questo cimitero. Alcuni, sono morti lo stesso giorno della nascita. Mi soffermo su una neonata. Si chiamava...Isabel.

Eri così bella, piccolina...

Mi porto istintivamente una mano alla pancia. Non riuscirei a sopportare la perdita di fagiolino. Non dopo avermi salvato la vita. È grazie a lui se sono ancora qui. Se non avessi scoperto di essere incinta, probabilmente avrei finito per raggiungere Kaleb.

Kaleb.

Devo trovare la sua tomba. Ho bisogno di dirgli addio, perché non ho potuto farlo. Mi sono rifiutata di partecipare al funerale perché mi sentivo in colpa. Ora so la verità e, prima o poi, gli renderò giustizia. La sua morte non rimarrà nel buio. Anche se è quasi certo che sia stato mio padre, con la complicità di quella psicopatica, a farlo uccidere, non importa. Pagherà per questo. Non lascerò che la scampi, nonostante sia consapevole che mi costerà tanto.

Tiro fuori un tulipano dal mazzo che ho in mano e lo lascio sulla tomba della piccola Isabel, prima di proseguire il mio cammino. La distesa di lapidi sembra immensa. Eppure, nonostante possa sembrare un luogo tetro, regna una calma quasi surreale. Non si sente nessun suono e ho l'impressione di respirare un'aria completamente diversa. Due mondi. Il bene e il male. E, nonostante tutto, forse sono felice che Kaleb non sia più qui, da questa parte dell'arcobaleno, con una nuvola carica di tempesta perennemente sulla testa. Se è davvero in un posto migliore come dicono, il peso che ho sulle spalle e sul cuore potrebbe diventare più leggero.

Eccolo, l'ho trovato. C'è la foto del matrimonio di sua sorella, sulla lapide. Era davvero bello e lo smoking gli stava davvero bene, anche se lui lo odiava. Non stavamo già più insieme, all'epoca. O meglio, io avevo capito che c'era qualcosa che non andava e, di proposito, ero tornata per un po' in Colorado con una scusa. Quella sera stessa, Kaleb mi chiamò per confessarmi tutto. Me lo disse piangendo, perché non voleva ferirmi. Mi chiese addirittura scusa, per avermi infilata nel giro delle dipendenze. Cosa assurda, perché tutto quello che ho fatto è stato "ragionato". Ero in una fase particolare della mia vita, avevo avuto un'infanzia e un'adolescenza forzate. Mi serviva quella scarica di follia. E la colpa non è stata di certo sua.

- Perdonami, Kaleb... - bisbiglio, con gli occhi gonfi e la vista già offuscata. - Avrei dovuto capire tutto fin dall'inizio, ma sono stata troppo egoista per farlo. Mi sento terribilmente in colpa. Non meritavi quello che ti è successo. Vorrei poter tornare indietro nel tempo e cambiare le cose, ma non posso. - mi asciugo le guance con il dorso della mano. - Non ti ho detto nemmeno addio e me ne pento da morire. Avevi bisogno di me, quando mi hai chiamata e io ero troppo lontana. Ancora una volta, perché stavo pensando solo a me stessa. -

Mi torna in mente la sua telefonata. La sua voce così debole. E io che ho perso tempo a chiamare Duke, mentre lui moriva.

- Mi manchi, Kaleb. - scoppio in singhiozzi. - Mi manchi tanto... - sfioro la sua foto con la punta delle dita. - Vorrei che fossi ancora qui, anche se so che lì stai molto meglio. Spero che tu sia in pace, nonostante tutto. Lo sai, non ho mai creduto tanto in Dio. Ma ora penso di aver cambiato idea. Gli ho chiesto aiuto, quando Alex stava per morire e...e credo mi abbia ascoltata, in qualche modo. Mi dispiace soltanto di non aver potuto fare niente per salvare te. È un peso che ho sulle spalle. Una nuvola nera che mi perseguiterà per un bel po'. - infilo i tulipani nel piccolo vasetto. - Ho scelto i tulipani rossi perché rappresentano l'amore. Io e te, a modo nostro, ci siamo amati e, anche se non era quell'amore di cui avevamo bisogno, siamo stati bene insieme. Ecco, con questi fiori, voglio dirti che... - mi si è formato di nuovo un groppo in gola e le lacrime hanno ripreso a bagnarmi le guance. - Ti amerò per sempre. Non so se, in qualche modo, tu sia riuscito a sentirmi. Spero di sì. - sorrido appena, nonostante il pianto. - E sai una cosa? Io, che non sono stata capace di badare a me stessa, sono incinta e presto dovrò occuparmi di un piccolo esserino. - mi tocco la pancia. - Per ora, si chiama ancora fagiolino. E Alex è entusiasta. Non vede l'ora che nasca e continua a parlargli, da quando sa che può sentirlo. Avrei voluto che conoscessi entrambi, ma so che ci sarai sempre. Magari, rivivrai addirittura nel mio bambino. - sfioro la sua foto per l'ultima volta. - Non tornerò qui, Kaleb. Fa troppo male. Ma sappi che non smetterò mai di pensarti. Ti prego, ovunque tu sia, proteggi mio figlio. Sii il suo angelo custode. Solo così saprò che è sempre al sicuro. - indietreggio lentamente. - La tua marshmallow non ti dimenticherà mai. -

I belong to youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora