9

1K 53 1
                                    

Alla fine, seguendo le indicazioni e dopo una lunga passeggiata, ho finalmente raggiunto il castello che avevo visto dalla finestra. Castello di Chapultepec, così hanno detto che si chiama. Oggi è un museo, ma una volta è stato un pezzo di storia del Messico.

Non vedo l'ora di entrare e perdermi per i corridoi e le stanze.

Attraverso l'immenso prato verde, diretta alla porta d'ingresso. Ne approfitto per ammirare la grande fontana davanti l'entrata e godermi le goccioline d'acqua fresca che mi schizzano sul viso.

Mi sembra quasi di essere finita in un'altra epoca.

L'entrata è pazzesca. C'è un'imponente scalinata di marmo, con tanto di tappeto rosso e corrimano in ottone. Il soffitto bianco ha degli eleganti decori dorati in gesso. Le pareti sono in pietra lavorata e conferiscono a questa stanza un'aria quasi medievale. È tutto un mix tra lo sfarzo gotico e il tenue classico. I lampadari sembrano dei mazzi di fiori e il pavimento una scacchiera. 

Mi piace un sacco.

Non sapendo dove andare, inizio a girovagare alla cieca e mi ritrovo in una grande sala da pranzo. Qui, lo stile barocco fa da padrone. Oro, velluto verde petrolio, candelabri sfarzosi, lampadario con le lucine che assomigliano a candele, il soffitto a cassettoni. 

Pazzesco. 

Proseguo e raggiungo una sala con un antico pianoforte. Alle pareti sono appesi quadri raffiguranti delle persone, che credo siano stati i proprietari del castello. Senza esagerare, c'è una ragazza che mi assomiglia.

Vorrei raggiungere il piano di sopra, ma devo prima capire come orientarmi. 

Mi guardo intorno. - Lì ci sono già stata. - sussurro, indicando alle mie spalle. - Quindi, devo andare di là e uscire dall'altra parte. -

Non sono sicurissima di ciò che dico, ma preferisco perdermi, piuttosto che finire il tour in fretta e tornare in albergo.

Dopo una successione infinita di corridoi, torno finalmente alla scalinata d'ingresso. Mi godo la sensazione della mia mano calda a contatto con l'ottone freddo e liscio. 

Salgo lentamente, immergendomi nella metà dell'Ottocento, tra duchi e duchesse. Chissà com'era vivere qui, a quei tempi. Sì che c'erano spesso conflitti e guerre, ma non si doveva stare poi così male.

Passeggio lungo l'ennesimo corridoio barocco e finisco in un posto che, se potessi, non lascerei mai più. Credo sia la "zona notte", dove dovrebbero esserci tutte le camere da letto, ma non è questo che mi interessa.

Al posto delle finestre, un'intera parete è ricoperta di vetrate colorate. Non so con precisione cosa rappresentino, sembrano quasi divinità greche o romane, circondate da archi e colonne.

Il sole che filtra attraverso i colori crea un gioco di luci incantevole. 

Sono senza fiato. 

D'istinto, lascio scorrere le dita sul vetro, mentre proseguo verso una delle stanze.

Qui, il tempo sembra essersi fermato. 

Apro una porta ed entro lentamente, come se avessi paura che ci fosse qualcuno che potrei disturbare. C'è un letto dorato, con le lenzuola e le tende del baldacchino color petrolio. L'armadio e i comodini seguono ovviamente lo stesso stile.

Penso di aver trovato la camera da letto matrimoniale.

- Carlotta del Belgio e Ferdinando Massimiliano d'Austria fecero ristrutturare il castello in stile neoclassico. - dice qualcuno alle mie spalle, spaventandomi. - Hai mai sentito parlare di Sissi? - la donna, sulla sessantina, si siede sul letto e accarezza la coperta di velluto.

I belong to youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora