Dodici

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Al posto del cuore sento un grosso peso insostenibile. Non mi sento più le gambe, si muovono da sole senza il mio controllo. La mente inizia a far spazio ai ricordi. Io, mamma, papà, l'albero, la felicità, le risate e soprattutto un cuore ancora allegro, privo di tristezza e malinconia. 

Leo è davanti a me e mi trascina verso una meta in cui non voglio andare, ma devo. I lunghi rami pieni di foglie ci fanno da copertura, come per proteggerci. 

-Sediamoci. 

Non so come, ho le gambe come paralizzate, la testa che rimbomba, il cuore che si fa sempre più pesante. 

È tutto come un tempo, tutto tranne loro. Vorrei fossero qui, vorrei mi abbracciassero, vorrei che non se ne fossero mai andati. Ma la vita non ti dà mai ciò che vuoi, o meglio te lo dà ma poi, quando meno te l'aspetti, lo strappa per sempre, e non puoi fare niente per rimediare, niente per far andare le cose diversamente, niente di niente per poi arrenderti all'idea che la vita è questa e noi non siamo altro che burattini nelle sue mani. 

-Come erano i tuoi? 

Ho le labbra secche, un nodo alla gola, una spina nel petto. 

-Erano solari, sorridenti, riuscivano ad essere allegri anche nelle situazioni più difficili, non si facevano mai prendere dal panico e cosa più importante di tutte, si amavano e amavano me, amavano la vita. 

I ricordi iniziano a riaffiorare uno dopo l'altro, tanto da annebbiarmi la vista. 

-Da vicino quest'albero è ancora più bello e possente. 

-È cresciuto con l'amore intorno, è ovvio che sia bello. 

-Quest'altalena poi gli dà un tocco speciale. 

-Già. L'ha costruita mio padre quando ero piccola. Quando andavamo al parco non volevo mai tornare a casa, così ha portato il divertimento qui. 

-Come sono morti? 

Dice con lo sguardo ancora rivolto verso l'albero. Morti. Quella parola rimbomba nella mia testa. 

-Scusa sono stato troppo diretto. Mi dispiace. 

-Non devi scusarti, hai detto solo la verità. Loro sono… morti

Seguono minuti di silenzio, fino a quando non prendo coraggio. 

-Sai… Loro erano amanti della natura, amavano stare in contatto con essa e andavano spesso in montagna, li faceva sentire bene. Pian piano hanno fatto appassionare anche me. 

-È una cosa bella. 

Prendo un lungo respiro. 

-Poi un giorno, quel giorno… 

Mi fermo, non riesco ad andare avanti, la mia bocca si blocca, la mia voce sembra scomparire, la mia mente cerca di rifiutarsi di ripensare a quel giorno. 

Mi mette una mano dietro la schiena come per darmi coraggio. 

-E? 

Guardo dritto davanti a me. 

-Stavo un po' male, ma non fisicamente, mi sentivo male internamente e volevo stare sola e basta. Mi avevano chiesto di andare con loro in montagna ma io avevo detto di no, volevo solo stare a casa senza fare niente. Non capivo perché mi sentivo così, avevo come la sensazione che sarebbe successo qualcosa di brutto, di terribile ed ero angosciata. 

-È come se ti sentissi che loro sarebbero… Beh insomma che se ne sarebbero andati?

-Mh. Passai il pomeriggio a fare il nulla… Poi, iniziò a piovere, a piovere tantissimo e non smetteva più. 

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