Diciassette

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Prima pensavo che due giorni fossero un tempo cortissimo, ora invece sento il peso delle ore che grava su di me. Sono due giorni che Leo è sparito da questo mondo. Perché non mi risponde? Credo di avergli mandato una ventina di messaggi e provato a chiamarlo all'infinito e poi all'ultima seduta fatta con Robert, lui non c'era, cosa molto strana dato che viene sempre. Perché ogni tanto sparisce così? Già l'altra volta l'ha fatto, credo che dovrò abituarmi. E se invece fosse successo qualcosa? Robert me l'avrebbe detto no? Però non riesco a darmi una spiegazione. Forse ho sbagliato qualcosa io? Ma cosa? Mi sembra che stessimo così bene. 
E quindi eccomi di nuovo qui, sempre e solo qui, senza alcuna voglia di fare qualcosa, solo con una tristezza indescrivibile e le continue domande che mi circolano in testa. 
Provo a richiamarlo un'ultima volta, magari avrò fortuna. Uno, due, tre squilli, niente da fare. La segreteria la so ormai a memoria per quante volte l'ho ascoltata. Ma dove sei finito? 

È pomeriggio, il cielo è chiaro e pieno di nuvole, il mondo all'esterno è allegro e io invece sono triste dentro. Inizio a fare un riassunto totale di ciò che è successo in questi giorni per cercare delle risposte alle mie domande fin quando non bussano alla porta. 
Mi precipito subito e apro convinta che finalmente Leo si sia deciso a resuscitare:

-Allora non sei mort-

Le parole mi si fermano in bocca. 

-Ah Giacomo. 

Sul mio volto si dipinge un'espressione delusa. 

-Aspettavi qualcuno?

Mi chiede. Beh se proprio lo vuoi sapere si e tu sei l'ultima persona che mi aspettavo di trovare sul ciglio di questa porta. 

-No, nessuno. Che ci fai qui? 

Rispondo un po' acida, non è che ce l'ho con lui ma non riesco a capire perché Leo si sia volatilizzato. 

-Ti avevo detto che non ti saresti liberata di me, posso entrare? 

-Mh si accomodati. 

Dico ancora pensierosa e con lo sguardo altrove. 

-Lo so di non essere molto simpatico, ma mi fai almeno un piccolo sorriso? 

Gli punto i miei occhi addosso e forzo un sorriso che assomiglia più a una faccia schifata. 

-Bel sorriso. 

Scoppia a ridere e io mi aggiungo. 

-Comunque ho una cosa per te. 

Una cosa per me? E perché dovrebbe avere qualcosa per me? 

-Cosa? 

Chiedo incuriosita e stranita. Mi porge una busta che prima non avevo notato. La prendo titubante e inizio ad aprirla. Prendo l'oggetto al suo interno: è un piccolo carillon in legno, semplice ma meraviglioso. 

-È stupendo! 

Esclamo e lo faccio subito partire. La melodia che emana mi incanta e mi fa rilassare, sento tutti i pensieri uscire, è come se mi cullasse. 
Ma perché farmi questo regalo? Ci conosciamo da pochissimo e come se mi leggesse nel pensiero, dice:

-Sai, so che non ti piace parlare di questo argomento ma… 

Mi guarda come per chiedermi se può continuare e io gli faccio un cenno. 

-Il carillon mi fa pensare a te, è spento, non emana niente ma quando gli dai la carica ti incanta, come te, da fuori sei una persona come tante, tutti magari pensano che avendo perso i genitori tu sia spenta invece riesci a darti la carica da sola e ad incantare ogni persona che ti sta accanto. 

ᴘᴇʀ sᴇᴍᴘʀᴇ?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora