Non ho passato una notte per nulla tranquilla. Nella mia testa continuava a farsi spazio l'immagine di Mike che tentava di baciarmi e nonostante i miei tentativi di cacciarla, non aveva intenzione di andar via. Ancora non riesco a credere come si sia permesso di provarci, quando gli ho ripetuto più e più volte di essere fidanzata e di amare il mio ragazzo alla follia. Quando ormai mi ero arresa all'idea di dormire, ho chiamato Leo in piena notte. Mi sento ancora un po' in colpa per averlo svegliato e avergli messo ansia ma, mi è piaciuto passare del tempo in chiamata, dato che il pomeriggio non ci siamo nemmeno incontrati. Dopo almeno due ore al telefono, sono riuscita finalmente a prendere sonno, ritrovandomi poi con la sua voce calda al mattino che mi augurava una buona giornata.
Ora, con un occhio chiuso e l'altro aperto, sto per entrare a scuola. Stranamente sono anche in anticipo. Devo segnarlo al calendario perché occasioni come queste non capitano tutti i giorni.
La classe è ancora vuota, ovviamente, così poggio lo zaino vicino al mio banco e vado in bagno. Nel corridoio ci sono solo alcuni alunni, in anticipo come me, e bidelli assonnati che non hanno voglia di svolgere il loro lavoro.
Quando entro nel bagno, mi posiziono dinanzi allo specchio per darmi un'occhiata. Assonnata come sono potrei aver messo una cosa per un'altra. La mia attenzione, però, viene catturata da una persona che entra nel bagno in quel momento. La riconosco subito, come potrei non farlo?
-Ti prego, ascoltami.
Faccio finta di non aver sentito ciò che ha detto e mi incammino verso l'uscita ma lei mi strattona all'indietro e fa passare la chiave sotto la porta dopo averla usata per chiuderla.
-Daphne ma che diavolo fai?
Istintivamente, seppur consapevole dell'inutilità, prendo la maniglia e provo ad aprire la porta, fallendo miseramente.
-Se non faccio così, non mi ascolterai mai. Ti conosco fin troppo bene per poterlo dire.
Credo che questo sia un vero e proprio sequestro. Mi ha rinchiuso in un bagno e mi vuole obbligare ad ascoltarla. Posso denunciarla?
-Anch'io ti conosco fin troppo bene, o almeno credevo. Ora non ne sono più certa dato che, a quanto pare, sei diventata pazza.
Si appoggia al muro e scivola fino a toccare il pavimento, che inoltre non è nemmeno così pulito, mentre io rimango in piedi a guardarla sbalordita.
-Sono una cretina.
Sussurra guardandomi dritto negli occhi.
-Sono una cretina!
Ripete con voce più alta, nonostante l'avessi già sentita perfettamente.
-Mi dispiace Elisa! Mi dispiace davvero. Io non volevo abbandonarti. Era l'ultima delle mie intenzioni, anzi non c'era proprio. Il problema è che sono una cretina, ho dato più peso all'apparenza che all'amicizia vera. Mi interessava far parte di quel gruppo di snob odiose solo per sentirmi importante, popolare. Se solo potessi tornare indietro, cambierei ogni cosa. Non sai quanto mi senta una persona orribile per averti abbandonato, per non averti inviato nemmeno un messaggio. Tu non l'avresti mai fatto. Non sai quanto avrei voluto starti accanto ma quelle snob mi hanno fatto il lavaggio del cervello. Mi hanno trasformato in un persona che non volevo essere. Sono stata una marionetta nelle loro mani e, mio dio, quanto mi sento stupida. Mi mancano troppo le intere giornate passate insieme, quei pomeriggi di risate e schifezze. Mi manca avere un'amica vera, o meglio, mi manca avere te come amica. Ti prego perdonami, non commetterò mai più lo stesso sbaglio. Ti voglio bene, Elisa.
Si lascia andare ad un pianto liberatorio. Poggio anch'io la mia schiena al muro per poi scivolare fino al pavimento, per quanto mi disgusti, vicino a lei.
-Perché?
È l'unica cosa che riesco a dire, ma la sua faccia confusa mi costringe a dover aggiungere altro.
-Perché hai agito così? Potevi benissimo scegliere di non farlo.
-Hai ragione, ma sto cercando di rimediare. Sai, mi sono ufficialmente esclusa dal gruppo. Non voglio più essere una marionetta. Voglio solo tornare ai tempi di prima. Ricordi? Amiche per sempre.
Nei suoi occhi leggo la sincerità delle sue parole. Sono felice si sia allontanata da quel gruppetto. Ai miei occhi ora appare come una vittima ma una parte di me non vuole ancora perdonarla. Poteva non farlo, poteva pensare con la sua testa e non dar peso all'apparenza. Anche se non era sua intenzione, mi ha comunque abbandonato e sono ferita per questo.
Sta per dire qualcos'altro ma il suono della campanella la blocca.-Dobbiamo andare.
Annuncio, però, appena mi ritrovo davanti alla porta, ricordo che Daphne ci ha chiuse dentro.
-Mi spieghi ora come facciamo?
Cerco il telefono nelle mie tasche, così da poter chiamare qualcuno della classe che ci venga ad aprire, non trovandolo da nessuna parte. Perfetto, devo averlo lasciato dentro lo zaino.
-Quando hai pensato a questo folle piano, ti è venuto in mente un modo per uscire poi?
Dalla sua espressione capisco che è un no. Inizio a picchiare sulla porta e urlare "Aiuto" sperando che qualcuno mi senta, mentre lei resta seduta a ridere.
-Potresti darmi una mano.
A quel punto, si alza e inizia anche lei a battere le mani sulla porta. Dopo almeno cinque minuti un bidello arriva e finalmente ci libera. Inutile ripetere tutte le domande che ci ha posto. Una volta esserci liberate di lui, corriamo in classe, dove ormai la lezione è già iniziata. Una mano mi ferma quando sto per aprire la porta.
-Un'ultima cosa.
Fruga nella tasca e mi porge una lettera.
-L'ho scritta quando ho saputo dei tuoi genitori. Volevo inviartela, poi ho cambiato idea, o meglio, mi hanno fatto cambiare idea. Ci tengo lo stesso che tu la legga.
Anche se un po' titubante, la prendo e poi, senza neanche aspettare l'avanti della professoressa, entro seguita da Daphne.
-Alla buon'ora, dove eravate finite?
La professoressa di storia ci fulmina con lo sguardo. Odia sprecare minuti preziosi che può utilizzare per spiegare.
-Eravamo rimaste chiuse in bagno.
Dico in modo sbrigativo e mi affretto a sedermi. Non chiede altro ed inizia la sua lunga e noiosa spiegazione. È soltanto il secondo giorno ma lei già inizia a spiegare, come ogni anno d'altronde.
Le ore passano lente, fin troppo lente.
All'uscita, noto con piacere che Daphne è sola. Non che mi piaccia la sua solitudine ma questo prova che mi ha detto la verità.Anche il resto sarà tutto vero?
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ᴘᴇʀ sᴇᴍᴘʀᴇ?
RomanceÈ così straziante quando ti viene levato ciò a cui tieni di più, un minuto prima ce l'hai e l'altro no, nemmeno il tempo di rendertene conto, dal nulla non hai più ciò che avevi. È proprio ciò che è successo a Elisa, un'adolescente dall'animo dolce...