Leonardo

Mio padre entra in camera già pronto per uscire:

-Leo alzati e preparati altrimenti faremo tardi.

Rispondo con un semplice "Mhh". Non mi va proprio di alzarmi, sono le 8:15 del mattino e dobbiamo andare ad una stupida seduta, almeno ho avuto il bellissimo buongiorno della mia piccola principessa.

-Leo forza!

Sento urlare da mio padre che è in cucina. Controvoglia mi alzo lentamente e mi stiracchio. Prendo un paio di jeans neri e una maglia grigia dal mio armadio e me li metto.
Piccolo psicologo. Mi ha chiamato piccolo psicologo. Non ci posso credere. Quella ragazza mi fa impazzire. E poi quando mi chiama stupido... adoro quando mi chiama stupido, o meglio quando me lo scrive, però io immagino la sua voce mentre leggo i messaggi e... niente sono pazzo. Vado in bagno e mi lavo i denti, poi mi do una sistemata ai ricci e vado in cucina. Mi verso del caffè nella tazzina, è così nero, nero come i suoi lunghi capelli setosi, e poi i suoi occhi celesti come il cielo, il suo profumo di rosa, la sua simpatia...

-Leonardo mi hai sentito?

-Ehm... si cosa, cioè... Ecco...dimmi

Cerco di ricompormi, mi ero immerso troppo nei miei pensieri.

-A che pensi?

Mi guarda con uno sguardo incuriosito e sembra come se riuscisse a leggere i miei pensieri.

-I-io niente pensavo a...a...ehm

-Forse a una ragazza?

Imbarazzato mi porto la tazzina alla bocca e.... accidenti! Mi sono rovesciato il caffè addosso. Porca...

-Credo la risposta sia si.

Dice mio padre prendendosi gioco di me.

-Vado a cambiarmi la maglia.

Annuncio in modo impacciato. Prendo una maglia bianca che ha un disegno dietro la schiena e mentre mi cambio scoppio a ridere. Sto uscendo fuori di testa.

-Sono pronto.

Mio padre mi guarda divertito. Usciamo e mentre chiude la porta mi dice:

-Non vuoi dirmi il nome della ragazza?

-Papà non c'è nessuna ragazza! Ora andiamo o faremo tardi, no?

Fa una piccola risata e ci incamminiamo verso la macchina. Durante tutto il viaggio non fa altro che mandarmi occhiatine incuriosite. Io guardo fisso fuori dal finestrino mentre canticchio la canzone che stanno mandando in radio. Chissà cosa starà facendo ora. Chissà se sta dormendo o invece legge un libro o altro. Chissà se magari mi pensa.
Arriviamo a destinazione. Bussiamo alla porta e ci apre una donna alta e bionda, con un vestito nero e dei tacchi a spillo. Esiste davvero gente così malata da portare dei tacchi in casa? Da spillo poi, manco dovesse arrivare la regina Elisabetta in persona.

-Prego venite.

Dice con una voce così stridula da rompermi i timpani. Ci fa accomodare in salone e inizia a parlare.

-Piacere Katrine, beh ecco mia figlia Isabelle durante una gara importante è caduta e-e tutti sono scoppiati a ridere e-e lei è uscita e ha pianto subito e non vuole più esibirsi.

Inizia a piagnucolare e io mi sto già annoiando, potrò sembrare insensibile, ma il fatto è che ho assistito già a tante scene così che sono diventato impassibile. Mentre continuano a parlare, decido di inviare un altro messaggio a Elisa, sperando sia ancora sveglia:

-Proprio sicura di non volermi rallegrare questa seduta?

Ti prego fa che sia ancora sveglia. Ti prego. Fisso il telefono, in attesa che almeno lo visualizzi. Dai. Non voglio annoiarmi a morte, daii.

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